Le dissonanze, il disequilibrio, la mancanza di certezze, sono elementi che contraddistinguono la società attuale, divisa, poco solidale, isolata all’interno di un’illusione di socialità che non corrisponde alla realtà dei fatti; in questo quadro esistenziale gli artisti contemporanei non possono fare a meno di evidenziare i disagi, le mancanze, i timori, oppure tendono a uscire dal punto di vista occidentale per trovare ispirazione in culture lontane, cercando così una via d’uscita e un modo per andare verso quella serenità, quell’equilibrio che nel frenetico e instabile mondo contemporaneo non riescono a trovare. Il distacco totale dalla realtà osservata e la trasfigurazione appartenente a quei mondi distanti inducono così tanto l’artista quanto l’osservatore a lasciarsi trascinare da un mondo emotivo differente, fatto di calma, di bilanciamento e di ricerca dell’appagamento spirituale del proprio sé. Il protagonista di oggi, attraverso una tecnica decisamente poco tradizionale, sebbene ormai entrata di diritto nel mondo dell’arte, si spinge verso uno studio approfondito dei segni e delle geometrie del Medio Oriente, invertendo il loro senso originario per dare vita a composizioni che inducono l’osservatore a trovare l’armonia all’interno di sé malgrado l’esterno apparentemente destabilizzante.
L’Arte islamica ha sempre cercato di indurre il fruitore verso un approfondimento, un andare oltre l’immagine, oltre la figurazione, per evitare che lo sguardo fosse distolto dalla spiritualità che invece deve restare forte e profonda all’interno di ciascun individuo; a tale scopo le decorazioni delle moschee e anche dei palazzi di prestigio, delle finestre e di qualsiasi manufatto pregiato erano e sono eseguite utilizzando figure geometriche ripetute a formare disegni astratti utilizzando colori tenui e rilassanti proprio per stimolare la meditazione e il contatto con il divino, con la religione che è centrale nella quotidianità. Quadrati e cerchi, intrecciati e ripetuti formano motivi che sembrano dei veri e propri merletti, funzionali a infondere armonia delle forme ma anche dei colori attraverso i quali vengono definiti, così come incisiva è la presenza della forma del cerchio che nell’Islam rappresenta l’unità ma anche la diversità della natura; la particolare abilità degli artisti mediorientali nel combinare e incastrare cerchi e poligoni per ottenere immagini esteticamente perfette e in sobrio equilibrio decorativo modificandone l’aspetto originario per generare figure più complesse suscitò grande interesse nell’ambiente culturale della prima metà del Novecento, periodo in cui la sperimentazione e la contaminazione dell’arte erano motivo di studio, approfondimento e creazione di nuovi linguaggi espressivi. Tra i più interessati all’arte islamica vi fu il grande incisore e grafico olandese Marius Cornelis Escher che studiò a lungo la matematica delle tassellature di questo tipo di arte modificando e trasformando il suo stile artistico per raggiungere quello che lo ha consacrato al successo. La precisione geometrica necessaria per l’esecuzione, per la quale sono fondamentali righello e compasso, ne evidenziano la difficoltà tecnica e la maestria richieste per realizzare quelle opere decorative al punto di essere considerati come effetti di algoritmi e perciò precursori dell’Arte moderna algoritmica da cui si è sviluppata la Digital Art.
Geometrie, cerchi, arabeschi che sono di fatto forme vegetali e floreali, e segni calligrafici costituiscono la base esecutiva delle opere dell’artista bosniaco Rasim Maslic, il quale si avvale proprio dell’Arte Digitale per coniugare la sua apertura verso il mondo e la diversità, e la consapevolezza della necessità di ogni essere umano, a prescindere dalla razza, dalla religione o dal colore della pelle, di trovare il proprio equilibrio interiore costituito a volte da certezze che vanno oltre il conosciuto, appartengono a una spiritualità quasi primordiale che però l’uomo contemporaneo dimentica di ascoltare, troppo distratto dal rumore del progresso, del vivere di fretta dimenticandosi della propria essenza. Le opere digitali di Maslic si ispirano all’arte islamica pur divenendo un mezzo attraverso il quale l’artista, anche terapista di medicina alternativa che comprende competenze di Shiatsu, Reiki, erboristica e terapia cranio sacrale, conduce l’osservatore a compiere un percorso di consapevolezza, di autoascolto proprio attraverso la conoscenza dell’apparente similitudine costituita dalla regolarità degli elementi che compongono le opere osservate, elementi che dopo un più approfondito sguardo appaiono in tutta la loro sfaccettatura.
Dunque come nelle decorazioni islamiche l’invito era di porsi in posizione di ascolto della spiritualità esterna, quella di un’entità superiore, una divinità che regolamenta la morale e l’etica dell’individuo, altrettanto nelle opere di Rasim Maslic la medesima esortazione avviene nei confronti della scoperta dell’individualità nell’ambito di una globalizzazione e generalizzazione che solo apparentemente possono soffocare e silenziare il singolo.
La coscienza della molteplicità e dell’originalità di ciascun individuo è stata appresa dall’artista bosniaco durante il suo girovagare per il mondo, cominciato dalla fuga dal suo paese per sfuggire al regime che attanagliava l’ex Jugoslavia e proseguito in virtù della sua professione come giornalista di guerra in paesi caldi come l’Afghanistan, l’Iraq, l’Iran, il Libano, la Palestina, il Ciad, la Libia, paesi dove la diversità era motivo di scontro, di violenze e di sopraffazione.
La presa d’atto di quella realtà ha indotto Maslic a elaborare un suo pensiero che manifesta con l’Arte Digitale nella quale si avvale di quell’infinita combinazione geometrica, di quegli intrecci di arabeschi, di pentagoni, narrati con una gamma cromatica tenue, vivace, solare e positiva, tanto quanto è necessario che l’essere umano lo sia nell’approccio con la vita e nella connessione con la propria anima, quella parte più profonda che non può essere ignorata o messa da parte per prediligere l’appartenenza a una società troppo spesso intenta a dimenticare l’originalità del singolo. Ma l’intenzione creativa di Rasim Maslic è anche quella di superare le differenze, di creare un ponte tra Oriente e Occidente dove le distanze culturali possano essere colmate attraverso uno sguardo emotivo, impulsivo, perché la piacevolezza del colore accomunata a segni che appartengono in maniera primordiale all’individuo non può essere offuscata dalle incomprensioni reciproche, non può divenire un simbolo di separazione piuttosto che di unione, bensì trasformarsi in un andare verso l’altro per accogliersi e oltrepassare tutte le barriere.
In Nascita, appartenente alla serie di opere calligrafiche, l’artista racconta di un evento, una circostanza naturale che genera un’emozione intensa, luminosa, proprio come lucente è il centro, il nucleo di quella forma circolare in grado di costituire una forza propulsiva di grande impatto; in qualche modo, oltre al momento essenziale nella vita di ciascun essere umano, l’opera diviene metafora di rinascita, di quella seconda esistenza che si comincia a scoprire e a percorrere quando si raggiunge una consapevolezza differente, quella della propria anima, della propria energia con cui proteggersi dall’esterno per essere davvero se stessi.
In Motivo geometrico Rasim Maslic riprende invece gli incastri e le sovrapposizioni dell’arte islamica e che, in lui, rappresentano la costante e necessaria tendenza all’interazione tra persone, oppure, se osservata da un altro punto di vista, sembra sottolineare la tendenza dell’essere umano a rinchiudersi in una griglia di convinzioni limitanti, di certezze che di fatto non lo proteggono bensì lo intrappolano all’interno di un susseguirsi di eventi e circostanze sempre uguali perché manca il mordente verso il cambiamento.
Dunque la possibilità in più è costituita dall’elemento di differenziazione, il colore, che dona un ventaglio di opportunità, la chance di uscire dai condizionamenti e dalle chiusure poste dallo stesso individuo in virtù di uno sguardo più positivo, coraggioso e aperto a tutto ciò che le energie portano nell’esistenza. Rasim Maslic nella sua lunga carriera artistica ha esposto in Bosnia-Herzegovina, in Germania, il paese in cui risiede ormai da molti anni, negli Stati Uniti, in Colombia, in Austria, in Francia, in Slovenia, e in Corea del Sud, donando in beneficenza l’intero ricavato di ogni opera venduta. Le sue opere vengono stampate su tessuti, tappeti, rivestimenti per pavimenti, materiali decorativi e utilizzate per realizzare gioielli.
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In search of life’s perfect harmony with Middle Eastern-style Digital Art of Rasim Maslic
Dissonance, imbalance and lack of certainty are elements that characterise today’s divided, unsupportive society, isolated within an illusion of sociality that does not correspond to the reality of the situation; in this existential framework, contemporary artists cannot help but highlight the discomforts, the shortcomings, the fears, or they tend to leave the Western point of view to find inspiration in distant cultures, thus seeking a way out and a way to go towards that serenity, that balance that they cannot find in the frenetic and unstable contemporary world. The total detachment from the observed reality and the transfiguration belonging to those distant worlds induce both the artist and the observer to let themselves be carried away by a different emotional world, made of calm, balance and search for the spiritual fulfilment of their own self. Today’s protagonist, using a technique that is decidedly untraditional, even though it has now entered the world of art by right, pushes towards an in-depth study of the signs and geometries of the Middle East, inverting their original meaning to give life to compositions that induce the observer to find harmony within himself despite the apparently destabilising exterior.
Islamic art has always sought to induce the viewer to go deeper, to go beyond the image, beyond figuration, to prevent the gaze from being diverted from the spirituality that must remain strong and deep within each individual; for this porpose, the decorations of mosques and even prestigious palaces, windows and any other valuable artefact were and are made using geometric figures repeated to form abstract designs using soft, relaxing colours precisely to stimulate meditation and contact with the divine, with the religion that is central to everyday life. Squares and circles, intertwined and repeated, form motifs that look like lace, serving to instil harmony in the shapes but also in the colours through which they are defined, just as incisive is the presence of the shape of the circle, which in Islam represents the unity but also the diversity of nature; the particular skill of Middle Eastern artists in combining and interlocking circles and polygons to obtain aesthetically perfect images with a sober decorative balance, modifying their original appearance to generate more complex figures, aroused great interest in the cultural milieu of the first half of the 20th century, a period in which experimentation and contamination of art were a motive for study, deepening and the creation of new expressive languages. Among those most interested in Islamic art was the great Dutch engraver and graphic artist Marius Cornelis Escher, who studied the mathematics of tessellations at length, modifying and transforming his artistic style to achieve the one that made him successful.
The geometric precision required for the execution, for which a ruler and compasses are essential, highlight the technical difficulty and mastery required to create these decorative works to the point of being considered algorithmic effects and therefore precursors of Modern Algorithmic Art from which Digital Art developed. Geometries, circles, arabesques that are in fact plant and floral forms, and calligraphic signs form the basis for the works of Bosnian artist Rasim Maslic, who uses Digital Art to combine his openness to the world and diversity, and his awareness of the need for every human being, regardless of race, his awareness of the need for every human being, irrespective of race, religion or skin colour, to find his own inner balance, which sometimes consists of certainties that go beyond the known, belonging to an almost primordial spirituality that contemporary man forgets to listen to, however, because he is too distracted by the noise of progress, of living in a hurry, forgetting his own essence. Maslic’s digital artworks are inspired by Islamic art but become a means by which the artist, who is also a therapist in alternative medicine, including Shiatsu, Reiki, herbal medicine and cranio-sacral therapy, leads the observer along a path of awareness, of self-listening precisely through knowledge of the apparent similarity constituted by the regularity of the elements that make up the artworks observed, elements that appear in all their facets after a closer look. Therefore, just as in Islamic decorations the invitation was to place oneself in a position of listening to the external spirituality, that of a superior entity, a divinity that regulates the morals and ethics of the individual, in Rasim Maslic’s artworks, the same exhortation is made towards the discovery of individuality in the context of a globalisation and generalisation that can only apparently suffocate and silence the individual. The awareness of the multiplicity and originality of each individual was acquired by the Bosnian artist during his wanderings around the world, which began when he fled his country to escape the regime that gripped the former Yugoslavia and continued by virtue of his profession as a war journalist in hot countries such as Afghanistan, Iraq, Iran, Lebanon, Palestine, Chad and Libya, countries where diversity was a cause of conflict, violence and oppression.
The awareness of this reality led Maslic to elaborate his thoughts that he expresses in Digital Art, in which he makes use of the infinite geometric combination, of those intertwining arabesques and pentagons, narrated with a soft, lively, sunny and positive chromatic range, as necessary as human beings need to be in their approach to life and in their connection with their own souls, that deepest part that cannot be ignored or set aside in favour of belonging to a society too often intent on forgetting the originality of the individual. But Rasim Maslic’s creative intention is also to overcome differences, to create a bridge between East and West, where cultural distances can be bridged through an emotional, impulsive gaze, because the pleasantness of colour united with signs that belong primordial to the individual cannot be obscured by mutual incomprehension, cannot become a symbol of separation rather than union, but rather become a way of going towards the other to welcome each other and overcome all barriers. In Nascita (Birth), which belongs to the series of calligraphic works, the artist recounts an event, a natural circumstance that generates an intense, luminous emotion, just as shiny as the centre, the nucleus of that circular form capable of constituting a propulsive force of great impact; in some way, in addition to the essential moment in the life of every human being, the artwork becomes a metaphor for rebirth, for that second existence that one begins to discover and travel through when one reaches a different awareness, that of one’s own soul, of one’s own energy with which to protect oneself from the outside world in order to be truly oneself. In Geometric Motif, Rasim Maslic takes up the joints and overlaps of Islamic art which, in him, represent the constant and necessary tendency towards interaction between people, or, if observed from another point of view, it seems to underline the tendency of human beings to enclose themselves in a grid of limiting convictions, of certainties that do not actually protect them but trap them within a succession of events and circumstances that are always the same because they lack the drive towards change. So the additional possibility is constituted by the element of differentiation, the colour, which gives a range of opportunities, the chance to get out of the conditioning and closures imposed by the individual himself by virtue of a more positive, courageous and open look at everything that the energies bring into existence. During his long artistic career, Rasim Maslic has exhibited in Bosnia-Herzegovina, Germany, where he has been living for many years, the United States, Colombia, Austria, France, Slovenia and South Korea, donating the entire proceeds of each artwork sold to charity. His works are printed on fabrics, carpets, floor coverings, decorative materials and used to make jewellery.