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Dior Cruis Collection 2017: due anime, due mondi estetici

Dior Cruise Collection: il classico stile parigino torna a sfilale in una location d’eccellenza

Lucie Meier e Serge Ruffieux, alla guida dello studio creativo di Dior, portano nelle sale del Blenheim Palace la Collezione Cruise 2017 della Maison, in un dialogo estetico tra Francia e Inghilterra. Con un gioco di tweed rustico, tailoring e volumi couture.

Un dialogo tra Francia ed Inghilterra partendo da avenue Montaigne, nel cuore di Parigi, per arrivare a Blenheim Palace, residenza settecentesca nella campagna inglese a pochi kilometri da Oxford. Ricordando il primo défilé che monsieur Christian Dior fece in queste sale nel 1954 a favore della Croce Rossa Britannica, sotto gli occhi della Principessa Margaret d’Inghilterra.

Tutto questo racconto estetico è custodito nei 55 outfit – capi sofisticati che raccontano tutta la maestria del marchio di lusso francese – che si muovono leggeri sulla passerella, tra le sale del palazzo dei duchi di Marlborough. Tra i codici visivi di due modi lontani accomunati da un unico vocabolario di sofisticata eleganza aristocratica. E mentre il ceo Sidney Toledano assicura: “La nomina di uno stilista avverrà a breve, anche se non è un’emergenza”, i riflettori si accendono sul lavoro dello studio creativo della griffe che ha raccolto il timone di Dior dopo l’addio a sorpresa di Raf Simons.

Davanti a un pubblico di 600 ospiti, sfilano giovani anglomaniacs innalzate su tacchi scolpiti nell’oro anticato, a richiamare i fregi della dimora che ospita lo show.

“Ci siamo lasciati ispirare da questa location incredibile”, ha spiegato il duo svizzero a fine sfilata. “C’è il Dior più couture e il suo universo countryside, ci sono gli anni ‘40 del dopoguerra, le fantasie d’archivio ridisegnate o il tailleur Bar che diventa abito… Abbiamo fatto dialogare due anime e due mondi estetici, quello inglese e quello francese”.

Tra gioielli scultura fissati da nastri foulard e capelli scolpiti nel gel, le nuove muse della maison mostrano le forme semplici di un cappottino decorato da cartucciere tono su tono e indossano imprimé astratti ispirati alla caccia alla volpe, esplorano stampe botaniche e giochi di rombi, esibiscono broderie tridimensionali, sbuffi di taffetà e tricot rustici.

La severità di un certo tailoring rincorre la sensualità di silhouette avvolgenti. I popeline leggeri di matrice rurale e i tweed agresti dialogano con le sete fluide degli abiti scivolati. E la semplicità di certe silhouette geometriche ad “A” lotta con lo spirito di rimandi folk, mutuati dalla cultura africana e da quella asiatica.

Distillati qua e là, richiami alla storia della griffe di avenue Montaigne che si prepara a festeggiare i 70 anni del New look nel 2017. In un dialogo che conquista sin da subito e che ha il pregio di non essere malinconico, continuando la strada della provocazione futuribile iniziata da Simons.

Credits: © Courtesy of @ Dior.Pr

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Pubblicato da
Rosalba Radica

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