I disturbi bipolari, le oscillazioni dell’umore tra familiarità e ambiente: intervista ad Adelia Lucattini

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ROMA – Disturbi bipolari: cosa sono e come si manifestano? Abbiamo chiesto alla dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista di Roma come sia possibile intervenire e quale possa essere a riguardo, l’iter terapeutico da seguire.

Dottoressa Lucattini, ci può illustrare i vari tipi di disturbi?

Esistono vari tipi di classificazione a seconda delle Nazioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) inserisce i Disturbi Bipolari nel grande gruppo dei “Disturbi affettivi dell’umore” (ICD 10: F 30- F39) che sono malattie mentali che coinvolgono delle alterazioni psicologiche costituite da prolungati periodi di eccessiva tristezza (depressione), eccessiva allegria ed esaltazione (mania) o entrambe. Depressione e mania rappresentano i due estremi, chiamati anche “poli”, dei disturbi dell’umore. I disturbi dell’umore sono disturbi emotivi, degli impulsi e talvolta del pensiero (le forme più severe) e consistono in periodi prolungati di eccessiva tristezza, gioia eccessiva o entrambe. I disturbi dell’umore possono manifestarsi anche nei bambini e negli adolescenti.

Gli studi epidemiologici (i numeri) cosa indicano in merito?

Gli studi condotti nell’ambito della WHO- World Mental Health (WMH) Survey Iniziative, al quale partecipano più di 30 paesi diversi e il cui progetto è stato promosso congiuntamente dall’OMS e dall’Università di Harvard, indicano che la prevalenza nel corso della vita dei Disturbi dell’Umore varia dal 2% al 25%; quella del Disturbo Bipolare è dell’ 1-6,5%; quella del Disturbo Depressivo Maggiore negli uomini è del 2,6%-5,5% e, nelle donne, del 6%-11,8%. È da considerare comunque che il 10%-15 % dei pazienti diagnosticati inizialmente come affetti da Disturbo Depressivo Maggiore riceve in seguito una diagnosi definitiva di Disturbo Bipolare e che i Disturbi dell’Umore, infine, sono sempre più frequenti e colpiscono soggetti sempre più giovani specie per quanto riguarda il Disturbo Bipolare. Nel 10-15% dei casi si verifica la complicanza più grave di tali Disturbi che consiste nel suicidio, i tentativi suicidari sono inoltre 41 volte più frequenti nei pazienti con depressione rispetto a quelli con altre diagnosi.

Come sono classificati?

Esistono vari tipi di classificazione, quella più comunemente usata insieme a quella dell’OMS è di tipo 1 (con una componente genetica e familiare), di tipo 2 (una predisposizione che necessita di fattori ambientali quali esperienze di vita, malattie, traumi psichici o fisici importanti perché possano manifestarsi) e di tipo 3 (legati esclusivamente a fattori ambientali). A seconda delle manifestazioni cliniche, sono classificati come ‘bipolari’ (alternanza di fasi di mania/euforia e depressione), ‘depressivi’ (depressione maggiore) e ‘monopolari’ (maniacali). Esiste anche una condizione clinica particolarmente severa chiamata “stato misto”, in cui il paziente è allo stesso tempo profondamente depresso e francamente maniacale. Tristezza e gioia sono sentimenti umani e fanno parte della vita di ognuno. La tristezza è una risposta universale delle persone a separazioni, perdite, lutti, sconfitte, delusioni e avversità. La gioia è ugualmente una risposta agli eventi positivi, all’amore, ai successi e a situazioni positive. Il lutto, una forma specifica di tristezza, è considerato una normale risposta emotiva a una perdita non solo alla morte di una persona cara. I disturbi dell’umore hanno invece caratteristiche diverse rispetto alle normali situazioni esistenziali.

Quali sono e come si arriva alla diagnosi?

Un disturbo dell’umore è diagnosticato quando la depressione o l’euforia sono intense e persistenti, e sono accompagnate da altre alterazioni specifiche. Il primo sintomo della mania non è l’agitazione ma l’accelerazione del pensiero, i pensieri vanno più veloci fino ad “accavallarsi” e impedire di avere un pensiero fluido e delle libere associazioni coerenti. La depressione è caratterizzata da uno stato di assenza di pensieri di vuoto, di arresto mentale e fisico, idee di suicidio. Entrambe si accompagnano a insonnia grave e persistente. La diagnosi è sempre fatta da un medico specialista in psichiatria dopo una visita accurata in cui col suo paziente ricostruisce la crisi presente, la storia personale fin dall’infanzia e la storia familiare. Dopo la diagnosi e viene deciso il trattamento farmacologico se sia necessario il ricovero in ambiente ospedaliero o il trattamento possa essere fatto anche a domicilio, restando a casa, con l’assistenza dei familiari. In ogni caso, è sempre necessario avere un rapporto stretto con lo psichiatra con controlli frequenti e iniziare il prima possibile un trattamento psicoanalitico.

A che età si manifestano?

I disturbi dell’umore si manifestano talvolta nell’infanzia, periodo in cui i sintomi sono specifici, più sfumati, i bambini sono iperattivi e hanno problemi di attenzione e concentrazione, per questo viene spesso fatta diagnosi di ADHD che invece, è una sindrome ben definita, a prevalenza neurologica e non psicologica come i disturbi dell’umore. L’età d’insorgenza dei disturbi di tipo 1, sono secondo tappe ben note che orientativamente sono individuate intorno a fasce di età: 13, 16, 18, 22, 26, 32, 36 anni, benché esistano anche forme che si manifestano più in là negli anni, statisticamente più rare. Il tipo 2 è scatenato da eventi specifici, tappe esistenziali e di passaggio (la maturità, una volta il servizio militare) una grave malattia, un lutto, il matrimonio, la nascita di un figlio, il trasferimento in un paese straniero, un viaggio lontano. Nei giovani, viene anche chiamata “Sindrome di Stendhal”, poiché lo scrittore  fu il primo a descriverla dopo aver visitato la basilica di Santa Croce a Firenze durante un suo viaggio in Italia. Il tipo 3, in adolescenza e in età adulta quando ci sono le condizioni scatenanti.

Dottoressa Lucattini, come si manifestano i primi sintomi?

I modi possono essere diversi: dai comportamenti bizzarri a idee stravaganti ma logiche, parlare ininterrottamente, lavorare o studiare senza sosta e senza pause per giorni e giorni anche senza dormire, talvolta anche il tipo 1 e 2 si associano ad abuso di alcool e sostanze stupefacenti. La depressione invece, si manifesta con ‘dal ritiro in casa’, al rifiuto di andare a scuola o all’università, incidenti stradali, comportamenti pericolosi, abuso di alcool e sostanze, tentativo di suicidio. Da adulti la maniacalità si può manifestare con eccessive spese, prodigalità, tradimenti sentimentali. Non di rado, i primissimi episodi di maniacalità somigliano molto ad attacchi di panico. La differenza è che nel Disturbi Bipolari si accompagnano a confusione, mentre negli attacchi di panico c’è un sintomo fisico inconfondibile, la mancanza di respiro e la sensazione di soffocare (fame d’aria) che insorge in uno stato di pieno benessere, mentre ci si trova totale in tranquillità. Le crisi di ipomaniacalità (meno forti) e maniacalità invece, di solito, si hanno all’aria aperta e soprattutto in mezzo alla folla. Per questo, sono scambiati per attacchi di agorafobia o claustrofobia.

Quanto è frequente l’uso di sostanze in chi soffre di disturbi dell’umore?

Contrariamente a quanto si crede, l’uso di sostanze in questi pazienti è raro poiché nonne sentono la necessità o già si sentono sia agitati che depressi e hanno paura di assumere qualunque tipo di farmaco o sostanza che temono possa aumentare la loro condizione di malessere. L’unica eccezione purtroppo, è l’abuso di alcol che spesso si associa soprattutto prima che i pazienti si rendano conto di avere questo tipo di disturbo e che inizino le cure sia farmacologiche che psicoanalitiche classiche e anche ad orientamento psicoeducativo. Inoltre, sono spesso persone molto razionali, precise, meticolose, che hanno sviluppato un pensiero astratto particolarmente vivace. Sono persone brillanti intellettualmente capaci e hanno un fortissimo senso del dovere. Questo perché, è un funzionamento naturale della mente e della psiche, sviluppare la razionalità cioè utilizzare il pensiero come forma di contenimento spontaneo delle oscillazioni del tono dell’umore.

Ci sono eccezioni?

Le eccezioni le possiamo osservare prevalentemente nel tipo 3, cioè persone che hanno disturbi dell’umore a seguito dell’uso di sostanze stupefacenti eccitanti (cocaina, metanfetamine etc.), ma sono episodi sporadici e che non si ripetono mai dopo la sospensione della sostanza . Questi disturbi si possono manifestare in persone che per ragioni di lavoro fanno una vita disorganizzata, sono turnisti, perdono regolarmente il sonno perché lavorano anche di notte o lavorano in condizione di particolare stress lavorativo o situazioni ambientali molto difficili. Se però cambiano le condizioni esterne anche il disturbo scompare. I disturbi bipolari in adolescenza possono essere scatenati dalle prime delusioni amorose, da un lutto complicato (“lutto maniacale”), e da abitudini di vita non salutari condotte per molto tempo. I pazienti bipolari di tipo 1 (familiare) e 2 (con predisposizione) sono persone stakanoviste, severe con se stesse, hanno una tendenza alla rigidità e un senso del dovere molto spiccato. Mediamente sono brillanti molto dediti allo studio e al lavoro, genitori e compagni e premurosi e amorevoli. Certamente per i familiari, (nel caso dei figli o del partner, nel caso di rapporti coniugali), è necessario avere pazienza se si dovessero verificare dei periodi di acuzie e che possono richiedere delle cure più intensive.

Come si manifesta nei bambini?

Nei bambini è necessario tenere presente che malattie e disturbi fisici, le esperienze di vita e la predisposizione familiare possono contribuire alla depressione e alla conseguente iperattività. I bambini e gli adolescenti depressi possono essere tristi, disinteressati e indolenti o iperattivi, aggressivi e irritabili. I bambini con disturbo cosiddetto da “disregolazione dell’umore dirompente” hanno frequenti scatti d’ira e nell’intervallo fra le crisi, sono irritabili e arrabbiati che non vanno scambiati per capricci o comportamenti da bambini “viziati”. Nei maschi sono più evidenti perché sono più fisici, nelle femmine sono meno plateali ma hanno più o meno la stessa frequenza.

Cosa può dirci, invece, del suicidio nei disturbi dell’umore?

Purtroppo il rischio di suicidio per soggetti affetti da bipolare, soprattutto nella fase depressiva, è un’evenienza compresa tra il 2 e il 15% a seconda della gravità del disturbo. In generale, nel 10-15% dei casi si verifica la complicanza più grave di tali Disturbi che consiste nel suicidio, i tentativi di suicidio sono inoltre 41 volte più frequenti nei pazienti con depressione rispetto a quelli con altre diagnosi. Il rischio è ulteriormente aumentato all’inizio del trattamento, quando i pazienti si riattivano, l’umore inizia a salire, fisicamente sono più forti ma l’umore è ancora deflesso, durante gli Stati Misti Bipolari. In ricorrenze e anniversari che hanno un particolare significato personale, in caso di angoscia dirompente, quando si dovesse associare a uso di alcol e sostanze stupefacenti e se sono associate altre complicanze mediche e psichiatriche. In termini di tempo a settimane o a mesi dopo un tentativo di suicidio, in particolare quelli con metodo violento. Già alle primissime avvisaglie, è importante che i pazienti anche i loro familiari ricorrano immediatamente allo psichiatra e chiedano aiuto senza tergiversare. In caso di stato acuto attraverso il 118 che può accompagnare il paziente al Pronto Soccorso dove sarà visitato da uno psichiatra, sia durante il giorno che di notte.

Come si curano?

A causa della particolare complessità di queste patologie che possono manifestarsi in tanti differenti modi e che possono avere tante differenti evoluzioni nel tempo, i Disturbo Bipolari hanno bisogno di cure “personalizzate” studiate in modo da tenere conto di tutti questi fattori. Per questo motivo, è importante individuare uno psichiatra e uno psicoanalista con una specifica esperienza in questo campo. È importante individuare la terapia farmacologica, la cura più adatta sia per la fase in corso e per le ricadute. Esistono dei protocolli internazionali per la cura di questi disturbi, esistono numerosi farmaci stabilizzatori dell’umore, antidepressivi, ansiolitici ed alcune categorie di neurolettici molto efficaci e con pochi effetti collaterali. Infatti, oggi si parla di terapie “mirate”, terapie “sartoriali” ovvero la terapia pur seguendo le indicazioni internazionali viene “cucita addosso” al paziente esattamente proprio come un abito su misura, e di “cosmesi del sintomo” ovvero farmaci che agiscono sul sintomo ma che non danno effetti collaterali oh che se questi appaiono e all’inizio della cura poi scompaiono. A qualunque età, il disturbo si presenti è indispensabile iniziare tempestivamente una terapia psicoanalitica di intensità diversa che può andare da 1 a 3 volte a settimana a seconda della gravità del disturbo e delle necessità del paziente.

Qual è l’importanza del trattamento psicoanalitico nei disturbi dell’umore?

È importante pensare che i pazienti che manifestano il primo episodio, abbiano sempre avuto una vita in cui hanno convissuto con il loro particolare assetto del tono dell’umore per cui non hanno una percezione che si tratti di un disturbo, anzi molto spesso il loro temperamento li rende efficienti soprattutto nelle fasi di accelerazione e ipomaniacalità, mentre quando sono depressi spesso si abituano a questo stato soprattutto se vi scivolano lentamente e a meno che la depressione non sia molto grave, non ne hanno chiaramente la percezione. Gli psichiatri, infatti, nel momento in cui parlano con il loro paziente fanno lui solito un accordo, dicendo ai loro pazienti: “Lei mi dica quant’è depresso che io le dico quando si sta maniacalizzando”, proprio per questa particolare difficoltà ad intercettare i sintomi da parte del paziente. Le maggiori difficoltà si hanno nell’adolescenza, purtroppo spesso i giovani pazienti passano anche attraverso uno o due crisi acute prima di poter prendere piena consapevolezza che siano un disturbo e accettare questa loro particolarità. Una volta che iniziano il trattamento, si rendono conto che non interferisce con la loro vita se non ci sono dei disturbi della personalità gravi associati.

Intraprendere un’analisi personale è indispensabile, innanzitutto, perché è difficile accettare di dover assumere una terapia farmacologica per molti mesi e talvolta per anni, dall’altro è difficile abituarsi a vivere con un tono dell’umore e con dei ritmi che sono normali per il resto della popolazione ma che fanno sentire questi pazienti “rallentati”, come se vivessero una condizione “innaturale”. Per quanto riguarda le fasi depressive spesso non c’è coscienza piena di quello che sta loro accadendo, sia quando la depressione infiltra il pensiero cioè sono capaci di ragionamenti assolutamente logici e coerenti ma che non hanno nessun contatto con la realtà, sia quando lo scivolamento nella depressione è lento e non improvviso. Il trattamento psicoanalitico permette di curare sintomi, di prendere coscienza del funzionamento della propria mente, di intercettare il primo comparire di un innalzamento dell’umore verso la ipo maniacalità che l’arrivo della depressione. Aiuta a riorganizzare la propria vita personale, lo studio, gli affetti, le relazioni sentimentale e le amicizie in modo diverso. La psicoanalisi ha la caratteristica di stimolare la capacità di riflettere su se stessi e in generale, non solo all’interno della relazione di cura con un analista e non solo alla malattia ma alla propria condizione esistenziale. Dunque aiuta a vivere meglio e ad affrontare la vita avendo anche questo particolare tipo di difficoltà è chiaramente indispensabile e può richiedere anche del tempo naturalmente.

La psicoanalisi è utile anche nei bambini?

Si, assolutamente. Affrontare un trattamento psicoanalitico da piccoli, appena si manifestano i primi sintomi, è di per sé non soltanto l’unico modo per poter curare questi disturbi nell’infanzia in cui non si utilizzano farmaci abitualmente ma è anche una vera e propria forma di prevenzione. Ormai studi scientifici decennali hanno dimostrato che anche i bambini che hanno una familiarità per il Disturbo Bipolare di tipo 1 (ereditario) e 2 (predisposizione) se dovessero avere manifestazioni in adolescenza, queste sono meno severe o poiché in cura, potranno identificarle con minore difficoltà anche con l’aiuto dei loro familiari che sono sempre coinvolti nell’analisi dei loro bambini.

Qual è il compito della famiglia?

Come in ogni aspetto della vita, la famiglia svolge un ruolo fondamentale nella vita di ognuno. I genitori amano e accudiscono i loro figli, si sforzano per dare sempre il meglio ai loro bambini anche quando loro stessi sono in difficoltà e soffrono in modo terribile quando i loro figli stanno male. Possiamo soltanto immaginare il dolore di un genitore che ha un figlio affetto da un Disturbo dell’Umore e talvolta il senso di colpa se loro stessi ne hanno sofferto in gioventù o ancora periodicamente ne sono affetti. Per questo è importante prendersi carico anche dei genitori, aiutarli nel percorso di terapia dei loro figli, sostenerli, stemperare più le preoccupazioni, aiutarli a riconoscere e intercettare i primi sintomi e naturalmente fare in modo che il clima familiare sia positivo e possano tutti condurre una vita normale, la vita che desiderano secondo i propri mezzi, convivendo con dei disturbi che si possono ripresentare. D’altro canto, questo non è tipico dei genitori di bambini o adolescenti con Disturbi Bipolari, basta pensare a chi ha figli affetti da diabete, da malattie respiratorie croniche gravi, da malattie, autoimmuni, neurologiche, neuromuscolari, etc. Ovunque ci sia un disturbo che insorge nell’infanzia o nell’adolescenza, che tende a ripresentarsi e che necessita di un trattamento continuativo o a periodi, è chiaramente una situazione che impegna molto emotivamente e psicologicamente tutta la famiglia.

Da ogni situazione negativa o di crisi, però, come da ogni periodo di difficoltà, può scaturire anche qualcosa di positivo, talvolta anche di inaspettatamente buono. Si possono imparare nuove strategie, acquisire una visione diversa della vita e dell’esistenza. Le difficoltà, una volta superate, possono mettere in condizione di affrontare non soltanto i propri problemi e intoppi personali ma anche quelli che la vita porterà incontro. Affrontare e superare ogni volta il disagio interiore, la depressione, l’accelerazione, l’ansia, le paure pur essendo innegabilmente faticoso e chiunque vorrebbe “passare questo calice”, però, con l’aiuto di buoni specialisti, di una rete di cura come nel Servizio Pubblico come privatamente, della famiglia e di una buona rete di amicale, indubbiamente mette in condizione di sviluppare maggiori capacità di comprensione, maggiore determinazione e senso critico, e anche una maggiore fiducia nel futuro, che le cose potranno andare sempre meglio nonostante le difficoltà affrontate e che si potranno presentare. L’antica saggezza di Albio Tibullo ci insegna che Spes fovet, et fore eras semper ait melius, “la speranza spinge sempre in avanti e ci dice che domani sarà migliore”.