L’adeguamento dell’arte alla personalità e alle nuove culture che si sono delineate nella contemporaneità ha costituito e costituisce un importante e originale spunto per riflettere su temi che forse non appartengono alla cultura più popolare, ciò nonostante esercitano un fascino magnetico anche in chi non ha compiuto un percorso di approfondimento nell’ignoto, nel misterioso, e in un modo differente di interpretare le energie e le evoluzioni che da essi sono sollecitate. L’artista di cui vi racconterò oggi mostra un approccio del tutto personale e riconoscibile attraverso il quale indica all’osservatore una delle possibili strade da percorrere, quella che per lui ha costituito una connessione profonda con una spiritualità spesso ignorata ma in realtà incredibilmente necessaria per la trasformazione e l’evoluzione.
Il tema della spiritualità, della connessione dell’individuo con tutto ciò che costituisce il mistero intorno a lui e che interagisce inconsapevolmente con la vita, con la quotidianità, è stato affrontato da diversi artisti dei secoli passati, il primo dei quali fu un vero e proprio precursore della rappresentazione di deformazioni e incubi appartenenti all’inconscio descritti attraverso immagini distorte, personaggi improbabili, un fitto mondo attraverso il quale lui, il grande Hyeronimus Bosch, descriveva in maniera ironica e tagliente le resistenze innate dell’uomo rispetto alla morale religiosa, alle regole imposte e dunque l’inevitabile caduta verso il peccato. Bosh rimase tuttavia un caso isolato, una voce fuori dal coro rispetto alle regole e al gusto pittorico del Quattrocento, fino al Diciannovesimo secolo quando Gustave Moreau, Odilon Redon e Arnold Böcklin, solo per citare i più noti esponenti, diedero vita al Simbolismo, un movimento ufficiale per cui fondamentale era mettere in evidenza la spiritualità, i simboli appunto che si legano a essa, le energie che esistono nella realtà ma che non sono viste, percepite dall’individuo; dunque le entità protettrici, il mondo dell’al di là, le distorsioni di ciò che abitualmente viene colto dall’occhio senza intuirne la reale essenza erano elementi imprescindibili per opere misteriose e ascetiche come La peste e L’Isola dei morti di Arnold Böcklin o come Giove e Semele ed Edipo il viandante di Gustave Moreau, il quale quest’ultimo si legava fortemente all’iconografia della mitologia greca. L’attenzione a tutto ciò che viene percepito senza essere visto e la necessità di lasciar fuoriuscire alterazioni, deformazioni, immagini forti anche nel caso in cui sfidavano le regole del buon costume della società in cui operarono, furono i temi principali del successivo Surrealismo che si ispirò fortemente alle inquietudini di Bosh ma anche ai misteri nascosti dietro la realtà del Simbolismo, pur riadattandolo a quell’attitudine più individualista, allo studio sulla psiche umana e alla necessità di interpretarne le paure, le ansie e le angosce che contraddistinsero le inquietanti tele di Salvador Dalì e di Max Ernst. L’artista di origini baresi Danilo Pignataro, in arte DanHly, mescola le linee guida dei due movimenti, il Surrealismo e il Simbolismo, per dare vita a un suo stile pittorico in cui svela il suo personale punto di vista sulla vita, sull’attenzione all’individuo inteso come padrone del proprio destino e delle proprie scelte ma anche sull’ascolto di tutte quelle energie che si propagano intorno all’uomo e che guidano sottilmente il suo percorso, la sua evoluzione.
Appassionato fin da bambino di arti marziali e di filosofie orientali DanHly scopre che l’insegnamento che trae da quell’approccio differente alla realtà occidentale può, e deve, essere parte della sua produzione pittorica e dunque decide di studiare anche tutte quelle civiltà antiche e pagane che si focalizzavano sulla comprensione dell’io e sulla conoscenza delle proprie paure, delle proprie debolezze per poi essere in grado di superarle e di modificarsi sulla base delle nuove consapevolezze. La caduta e la rinascita sono temi essenziali anche di tutte quelle filosofie new age, di crescita interiore e personale, per cui non esiste una progressione, una propulsione verso l’approfondimento, senza la capacità di osservare gli accadimenti e ciò che suscitano nell’individuo come una fase imprescindibile per giungere a un livello superiore, per riconoscere l’importanza di quella spiritualità nascosta che si svela solo e unicamente nel momento in cui i canali energetici, i chakra induisti, sono aperti alla connessione tra interno ed esterno, tra il divino che è dentro l’individuo e che dunque spinge verso la presa di coscienza di quanto le circostanze che determinano questo percorso di approfondimento siano funzionali a esso.
Dal punto di vista esecutivo lo stile utilizzato da Danilo Pignataro è iperrealista perché l’aderenza alla realtà gli permette di condurre l’osservatore verso quell’oltre, quel mondo spirituale spesso inascoltato perché troppo profondo rispetto alla superficie su cui la maggior parte delle persone si ferma, un po’ per fretta, un po’ per distrazione e un po’ per mancanza di conoscenza su come compiere un cammino diverso.
Le opere sono piene di simboli, si riferiscono a episodi religiosi, mitologici, osservati da varie sfaccettature ma soprattutto con lo sguardo di DanHly che ha scelto di restare dentro quel tutto senza appartenere a nessuna delle religioni e filosofie rappresentate se non di volta in volta quella più affine alla sua evoluzione. L’inclusività spirituale è una caratteristica evidente delle tele dell’artista che sembrano testimoniare il percorso di approfondimento compiuto e che gli hanno permesso di manifestare con la sua arte le sue conoscenze, e la costante trasformazione evolutiva che contraddistingue la sua vita, esortando in qualche modo l’osservatore ad accogliere una verità diversa, quella in cui l’essere umano è al centro del suo destino e della sua crescita.
In PachaMama (La madre di tutte le madri) Danilo Pignataro associa due simboli opposti, quello religioso del peccato originale e della caduta verso gli inferi che contraddistingue la metà inferiore della tela in cui l’uomo immateriale è soggiogato dal peso della sua colpa; nella metà superiore invece pone la PachaMama, la grande dea madre che ha in sé una parte maschile e una parte femminile, protettrice dell’agricoltura e della fertilità, divinità pagana venerata dalle popolazioni andine di origine Inca, in cui non esiste il mito della colpa, del peccato, bensì solo l’accoglienza e la protezione verso tutto il creato, verso l’abbondanza, verso il sole, verso tutti quei simboli che inducono all’apertura, alla positività che le cose andranno sempre al meglio se l’uomo sarà in grado di mostrare gratitudine e di onorare quelle energie che avvolgono la sua vita.
Nella tela La danza di Agap-Eros e Thanatos DanHly sottolinea ed evidenzia quanto l’amore e la morte siano legati, o forse dal punto di vista metaforico, quanto sia necessario morire per poi rinascere, quanto l’amore possa essere quel gancio di salvezza in grado di modificare un percorso di vita in solitaria che troppo spesso conduce l’individuo a lasciar spegnere la sua parte più vera, più profonda. L’immagine della danza con Thanatos che passa dalla morte alla vita tra le braccia di Eros ha sullo sfondo una suggestiva eclissi di sole, quasi a sottolineare la rarità e la preziosità di un sentimento, forte da oltrepassare tutto, intenso da generare un nuovo sé più evoluto e più consapevole della necessità di lasciarsi andare anche a qualcosa, l’amore, che spesso fa paura.
E ancora Sono Io l’Inferno e il Purgatorio, L’Io SONO è il Paradiso, opera ispirata alla Divina Commedia, rappresenta ancora una volta il pensiero di Danilo Pignataro, pensiero che emerge nelle immagini in cui riproduce se stesso come un angelo che si innalza al di sopra di tutto ciò che di terreno esiste al di sotto, di tutto ciò su cui il sommo vate ha strutturato il suo capolavoro dimenticando un’altra faccia della medaglia, quella della salvezza in virtù di una spiritualità diversa, lontana dalle convinzioni religiose cristiane, quella che non dipende da un giudizio esterno e superiore bensì semplicemente da un’approfondita introspezione e capacità di crescita del singolo, in perfetto equilibrio tra il sé più intimo e la necessità di andare oltre, Ar-te, portarti oltre te, come definisce lui stesso il suo approccio conoscitivo.
Danilo Pignataro DanHly ha cominciato la sua carriera artistica diplomandosi presso il liceo artistico, ha proseguito con un’incursione nel campo del fumetto e poi consolidandola con una lunga collaborazione con l’aeronautica militare che gli ha commissionato la realizzazione di molte opere, fino a giungere al suo stile attuale che lo ha visto protagonista di mostre collettive nazionali e internazionali dove ha ricevuto premi e menzioni; è attualmente inserito nei più importanti cataloghi e pubblicazioni degli ultimi anni.
DANILO PIGNATARO-CONTATTI
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The adaptation of art to the personalities and new cultures that have emerged in the contemporary world has constituted and constitutes an important and original starting point for reflecting on themes that perhaps do not belong to the most popular culture, nevertheless they exert a magnetic fascination even in those who have not delved into the unknown, the mysterious, and a different way of interpreting the energies and evolutions that are stimulated by them. The artist I am going to tell you about today shows an entirely personal and recognisable approach through which he shows the observer one of the possible paths to take, one that for him constituted a profound connection with a spirituality that is often ignored but in reality incredibly necessary for transformation and evolution.
The theme of spirituality, of the individual’s connection with everything that constitutes the mystery around him and that unconsciously interacts with life, with daily life, has been addressed by various artists of past centuries, the first of whom was a true precursor of the representation of deformations and nightmares belonging to the unconscious described through distorted images, improbable characters, a dense world through which he, the great Hyeronimus Bosch, described in an ironic and cutting manner man’s innate resistance to religious morality, to imposed rules and thus the inevitable fall into sin. However, Bosh remained an isolated case, a voice out of the chorus with respect to the rules and pictorial taste of the 15th century, until the 19th century when Gustave Moreau, Odilon Redon and Arnold Böcklin, to name but the most famous exponents, gave life to Symbolism, an official movement for which it was fundamental to highlight spirituality, the symbols that are linked to it, the energies that exist in reality but are not seen, not perceived by the individual; thus, protective entities, the world of the beyond, the distortions of what is usually grasped by the eye without perceiving its real essence were essential elements for mysterious and ascetic works such as Arnold Böcklin’s The Plague and The Isle of the Dead or Gustave Moreau’s Jupiter and Semele and Oedipus the Wayfarer, the latter of which was strongly linked to the iconography of Greek mythology.
The focus on everything that is perceived without being seen and the need to allow alterations, deformations, strong images to emerge, even when they challenged the rules of decency of the society in which they worked, were the main themes of the later Surrealism that was strongly inspired by Bosh’s anxieties but also by the mysteries hidden behind the reality of Symbolism, although readapting it to that more individualistic attitude, the study of the human psyche and the need to interpret its fears, anxieties and anguishes that characterised the disturbing canvases of Salvador Dali and Max Ernst. Bari-born artist Danilo Pignataro, aka DanHly, mixes the guidelines of the two movements, Surrealism and Symbolism, to give life to his own style of painting in which he reveals his personal point of view on life, on the focus on the individual understood as the master of his own destiny and choices, but also on listening to all those energies that propagate around man and subtly guide his path, his evolution. Passionate since childhood about martial arts and oriental philosophies, DanHly discovers that the lessons he learns from that different approach to western reality can, and must, be part of his pictorial production and therefore decides to also study all those ancient and pagan civilisations that focused on understanding the self and knowing one’s own fears and weaknesses in order to then be able to overcome them and modify oneself on the basis of new awareness.
The fall and rebirth are also essential themes of all those new age philosophies of inner and personal growth, for which there is no progression, no propulsion towards deepening, without the ability to observe the events and what they arouse in the individual as an unavoidable stage to reach a higher level, to recognise the importance of that hidden spirituality that is only and exclusively revealed when the energy channels, the Hindu chakras, are open to the connection between inside and outside, between the divine that is within the individual and that therefore drives towards the awareness of how much the circumstances that determine this path of deepening are functional to it. From an executive point of view, the style used by Danilo Pignataro is hyper-realist because his adherence to reality allows him to lead the observer towards that beyond, that spiritual world often unheard of because it is too deep compared to the surface on which most people stop, partly out of haste, partly out of distraction and partly out of a lack of knowledge on how to take a different path.
The artworks are full of symbols, they refer to religious and mythological episodes, observed from various facets but above all with the gaze of DanHly who has chosen to remain within that whole without belonging to any of the religions and philosophies represented other than the one most akin to his evolution. Spiritual inclusiveness is an evident characteristic of the artist’s canvases, which seem to testify to the path of in-depth study he has completed and which have enabled him to manifest his knowledge through his art, and the constant evolutionary transformation that characterises his life, somehow urging the observer to accept a different truth, one in which the human being is at the centre of his destiny and growth. In PachaMama (The mother of all mothers) Danilo Pignataro associates two opposing symbols, the religious one of original sin and the fall into the underworld that characterises the lower half of the canvas in which immaterial man is subjugated by the weight of his guilt; in the upper half, on the other hand, he places PachaMama, the great mother goddess who has both a male and a female part in her, the protector of agriculture and fertility, a pagan divinity worshipped by the Andean peoples of Inca origin, in whom there is no myth of guilt, of sin, but only welcome and protection towards all creation, towards abundance, towards the sun, towards all those symbols that induce openness, the positivity that things will always turn out for the best if man is able to show gratitude and honour those energies that envelop his life.
In the canvas The Dance of Agap-Eros and Thanatos DanHly emphasises and highlights how much love and death are linked, or perhaps from a metaphorical point of view, how necessary it is to die in order to then be reborn, how love can be that hook of salvation capable of modifying a lonely path of life that too often leads the individual to let his truest, deepest part be extinguished. The image of the dance with Thanatos passing from death to life in the arms of Eros has in the background an evocative eclipse of the sun, almost as if to emphasise the rarity and preciousness of a feeling, strong enough to transcend everything, intense enough to generate a new self that is more evolved and more aware of the need to let go even of something, love, that is often frightening. And again, I am the Hell and the Purgatory, The I AM is Paradise, a work inspired by the Divine Comedy, once again represents Danilo Pignataro’s thought, a thought that emerges in the images in which he reproduces himself as an angel rising above everything earthly that exists below, everything on which the supreme poet structured his masterpiece, forgetting the other side of the coin, that of salvation by virtue of a different spirituality, far removed from Christian religious convictions, one that does not depend on an external and superior judgement but simply on the individual’s in-depth introspection and capacity for growth, in perfect balance between the innermost self and the need to go beyond, Ar-te, take you beyond yourself, as he himself defines his cognitive approach. Danilo Pignataro DanHly began his artistic career by graduating from art high school, continued with a foray into the field of comics and then consolidated it with a long collaboration with the Air Force, which commissioned him to create many artworks, until he reached his current style that has seen him take part in national and international collective exhibitions where he has received prizes and mentions; he is currently included in the most important catalogues and publications of recent years.
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