ROMA – A ‘La vita in diretta’ si è parlato della morte di Dj Fabo, che ha ricorso al suicidio assistito in Svizzera lunedì mattina, accompagnato da Marco Cappato. Il radicale, collegato in video con la trasmissione, ieri è andato ad autodenunciarsi dai carabinieri per istigazione al suicidio e spiega: “Io sono stato in quella casa, ho trovato una madre che si è licenziata per stare per 3 anni, 24 ore su 24, a disposizione della paralisi e della cecità del figlio. Ho trovato una fidanzata che faceva salti mortali tutti i giorni per stargli accanto. E non col pietismo, ma in un rapporto fra pari fino alla fine”.
“Se la vita è un dono di Dio, non può essere una imposizione di Dio. C’è tanta dottrina religiosa che, nel nome del libero arbitrio, si ferma sulla porta e non va a giudicare”, ha aggiunto Cappato, per poi affermare: “Funziona all’italiana, come per l’aborto: chi poteva permetterselo andava all’estero. Chi è nelle condizioni può farlo, agli altri non resta che gettarsi dalla finestra oppure subire come una tortura una vita che non vogliono. Io spero di avere l’occasione di difendere nei tribunali le ragioni superiori dei principi di libertà. Per me sarebbe un peso insopportabile fare quel che faccio se non lo sentissi quasi come un dovere di servizio nei confronti di chi ha bisogno di aiuto”.
Cappato è impegnato da anni per la legalizzazione del suicidio assistito in Italia.