ROMA – “Un’occasione persa”. Lo afferma Benoit Hanssen, Direttore Technology di WindTre dopo il nulla di fatto sull’innalzamento dei limiti del 5G, presentato al decreto Recovery che e’ stato prima accantonato e poi bocciato dalle commissioni alla Camera. Per l’esperto olandese di tecnologia e di realizzazione delle reti “limitare la potenza delle antenne vuol dire obbligare gli operatori a installare nuovi impianti di trasmissione, con la conseguenza di un maggiore impatto sul paesaggio e sulle citta’, maggiori consumi energetici, piu’ oneri per la burocrazia. Senza nessun motivo, perche’ ovunque nel mondo si rispettano le linee guida internazionali, che dopo vent’anni di applicazione su scala globale si sono dimostrate affidabili nella protezione della salute”.
“Con un tetto cosi’ basso alla potenza delle antenne” servirebbero piu’ impianti con conseguente “invasione di antenne”. Soluzione che pero’ “non e’ praticabile perche’ sappiamo che la disponibilita’ a concedere lo spazio per nuovi impianti e’ molto limitata”: quindi “se non si alzano i limiti e non si rilasciano permessi per installare nuove antenne il risultato puo’ essere soltanto una rete congestionata, non in grado di reggere un traffico dati che cresce al ritmo del 40-50% l’anno”.
“Durante il lockdown la Rete ha sorpreso tutti per la sua tenuta ma questa resilienza non e’ frutto di un caso: in Italia sono stati investiti dalle Telco 100 miliardi di euro tra 2007 e 2020. Uno sforzo enorme – prosegue Hanssen – che ha permesso alla comunita’ nazionale di reagire e continuare a produrre. In futuro potrebbe non essere cosi’ a causa dei limiti che l’Italia si e’ scelta”.
“Per l’Italia – conclude l’esperto di WindTre – il rischio e’ di trovarsi in una trappola competitiva: dispone di uno dei piu’ importanti tessuti industriali del mondo, che deve continuare a digitalizzarsi per competere con gli altri paesi, ma potrebbe perdere terreno a vantaggio di Francia e Spagna, cosi’ come dei Paesi emergenti in Asia”.