ROMA – Capita spesso che le donne quarantenni di oggi, abbiano poca familiarità con i bambini, perché figlie uniche o perché per svariati motivi, lavorativi e non, non hanno avuto l’opportunità di frequentare bambini. Non di rado, il loro primo figlio è il primo neonato che vedono e di cui si devono occupare. A riguardi, anche la gravidanza può essere una novità assoluta se non hanno potuto condividere l’esperienza di qualche amica. Ma cosa è cambiato rispetto al passato. A illustrarci la situazione odierna e l’esperienza di ‘mamma quarantenne’ alle prese con con gli sviluppi dei processi di crescita del proprio bambino è la Dott.ssa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista di Roma.
Dott.ssa Lucattini, può spiegarci che cosa è cambiato rispetto al passato?
Sono cambiate molte cose, innanzitutto la struttura della famiglia che da anni si è consolidata come famiglia “nucleare”, composta solo dal nucleo familiare, da genitori e figli, anche perché i nonni ancora lavorano o hanno una loro vita indipendente. In passato, nelle famiglie “allargate” la figlia maggiore, specie nelle famiglie più numerose, spesso faceva le veci della madre a fratelli e sorelle minori e, nel momento in cui divenivano madri, era un’esperienza che per quanto diversa, già nota e avevano fatto l’esperienza di accudire dei bambini. Per le quarantenni di oggi la gravidanza e la nascita del primo figlio sono spesso delle novità assolute, accompagnate da un grande investimento emotivo anche perché desiderata, pensata, scelta e consapevolmente cercata; arrivano ad essere madri psicologicamente non preparate dal punto di vista “esperienzale” ed emotivo. Rispetto alla gravidanza, si chiedono cosa si vive e si prova, i normali cambiamenti corporei sono vissuti con timore, i fastidi spesso sono scambiati per disturbi mentre sono poco noti i benefici della gravidanza. D’altro canto però, le madri di oggi hanno un buon bagaglio “teorico” derivante dalla lettura di manuali, uno scambio di idee sui Social, la partecipazione a forum e gruppi di donne in dolce attesa e di neomamme. L’aspetto problematico può essere semmai non aver avuto l’opportunità di parlare con qualcuno delle proprie paure e del cambiamento di vita che stano cercando e che le aspetta.
Il fenomeno è più diffuso che in passato?
Sì certamente, oggi le donne si spostano per motivi di lavoro e studio, fin da adolescenti vivono dalle loro madri e dalle donne della loro famiglia. Spesso le loro amiche, i fratelli e sorelle, sono ancora single, altre sono figlie uniche. Le più attive e determinate sono meno timorose di chiedere, meno preoccupate di sembrate inesperte, sorprese o preoccupate, riescono quindi a fare le giuste domande e ad avere risposte corrette ed esaustive chiedendo a specialisti ginecologi, pediatri, psicoanalisti.
Vivono con maggiore ansia la gravidanza o il parto?
La gravidanza anche se molto desiderata, all’inizio spaventa sempre un po’ che però viene superata con il passare dei mesi per proiettarsi completamente verso la preparazione al parto che, quando le condizioni di salute lo consentono, viene scelto “senza dolore” avvalendosi dell’anestesia epidurale. Le donne che hanno superato i 35 o 37 anni – l’età varia da Regione a Regione – godono di una serie di diritti, in termini di visite specialistiche, accertamenti, controlli in quanto “primipare attempate”, termine tecnico sorprende e diverte le interessate, che si sentono motivatamente nel pieno della loro giovane maturità e nel pieno dell’attività lavorativa.
Quali reazioni suscita la nascita del primo figlio?
Per molte neomamme quarantenni il proprio bambino è il primo neonato con cui hanno a che fare, che “vedono e toccano” e di cui devono occuparsi. Dopo la nascita uno dei primi problemi e dubbi riguarda l’allattamento al seno o artificiale, se a orario o a richiesta. Le mamme hanno delle ansie sulla salute del piccolo, si domandano se stia bene, come intercettare eventuali problematiche, che cosa sia bene fare e che cosa non fare. Le donne intellettuali sono spesso se poco avvezze a districarsi nelle cose pratiche, e per loro forma mentis di pongono molte domande e hanno maggiori dubbi, però hanno anche maggiori risorse ne chiedere e cercare risposte ed aiuto. La maternità è sempre un’esperienza soggettiva, sapere e informarsi aiuta ma non è risolutivo rispetto ad ansie che hanno un’origine inconscia. Risulta efficace il contatto con persone amorevoli, comprensive, pazienti ed esperte che supportino, tranquillizzino e facciano “da sponda” quando necessario.
Che ruolo ha il partner?
Il partner è sempre molto importante, i padri di oggi desiderano partecipare all’accudimento e all’educazione dei propri bambini, non sono solo di sostegno alla madre ma parte attiva nella vita familiare anche quando arriva un bambino. Esiste qualche tipo di famiglia allargata dei nostri tempi? Oggi esistono forme di socialità e solidarietà tra donne, mamme e coppie. Gli amici più grandi hanno sostituito gli zii, i vicini di casa possono essere di supporto, ed anche le colleghe di lavoro. A volte gli amici dispensano vere e proprie “perle di saggezza” e sostengono concretamente nei momenti di difficoltà come nelle necessità quotidiane.
Quanto è utile o necessario consultare uno specialista?
Il rapporto con un pediatra di fiducia è importantissimo sia per rassicurare la mamma sulla salute del suo bambino che per dare indicazioni sull’allattamento prima e sullo svezzamento poi. Inoltre è una figura in grado di consigliare, rassicurare, indicare e se necessario correggere. Alcune neomamme chiedono supporto anche allo/a psicoanalista, soprattutto per far fronte alle ansie o alle preoccupazioni, non solo se sono presenti disturbi che hanno necessità di gestire, trattare o curare ma anche per tranquillizzarsi su loro essere mamme. La gravidanza e la maternità spesso attiva un pensiero su aspetti della propria vita tralasciati, desideri inespressi o aspirazioni a cui si era rinunciato, altre volte traumi non risolti. L’arrivo di un bambino è sempre un grande cambiamento, un evento trasformativo che arricchisce entrambi i genitori. La donna ha necessità di familiarizzare, accettare e “metabolizzare” i cambiamenti fisici della gravidanza e alcuni aspetti traumatici del parto. In questo senso ha bisogno di sentirsi accolta, capita, sostenuta, incoraggiata e gratificata per la sua capacità di affrontare la maternità, in modo che possa gioirne appieno condividendola con il partner, i genitori e gli amici. Un detto nordico dice che è necessario circondarsi di bambini perché portano gioia e ricchezza poiché hanno “l’angelo giovane”! Il consiglio a tutte le neomamme è di lasciarsi coinvolgere e trasportare da questa ventata di novità, freschezza e amore, senza alcun timore a chiedere sostegno e aiuto.