MILANO – È online il video ufficiale di “Dove si balla”, il brano presentato da Dargen d’Amico, portavoce e icona del rap d’autore, sul palco dell’Ariston in occasione della prima serata del 72° Festival di Sanremo. L’atmosfera che pervade il videoclip sin dai primi secondi è onirica, sospesa e surreale, al di fuori del tempo e dello spazio; un non luogo, un limbo che ricorda vagamente una solitaria e isolata spiaggia, su cui si staglia un’enorme porta di legno che per tutta la durata del video lo spettatore sembra riuscire a varcare solo parzialmente.
Il suo occhio da voyeur viene trasportato al di qua e al di là di quello che rappresenta una sorta di portale su un mondo altro, le cui basi poggiano su un enorme disco in vinile – quello di “Dove si balla” – su cui a poco a poco si radunano delle piccole miniature, le cui pose ricordano quelle di uomini e donne intenti a scatenarsi in pista. Anche il videoclip è emblematico della straordinaria capacità di Dargen d’Amico di affrontare l’attualità e i problemi quotidiani sdrammatizzandoli e dando loro una chiave più “leggera” e irriverente. Le miniature, realizzate a mano come piccole statue, vanno a sostituire infatti le persone, attualmente impossibilitate a ballare uno accanto all’altro come vorrebbero.
Un’idea alternativa, sofferta ma doverosa, a quella iniziale alla base del video, che avrebbe dovuto prevedere la presenza di numerose comparse in carne e d’ossa e che non è stata realizzata in rispetto alle attuali norme anti-Covid; un’interpretazione agrodolce e malinconica del periodo che tutti noi siamo vivendo, smorzata dal testo della canzone che invita a “fottersene e ballare”, anche soli nel proprio salotto, in tuta, in pigiama o avvolti da una coperta di pile, accompagnati dalle parole del cantautore, che si susseguono in sovraimpressione come un karaoke per tutta la durata del video.
“Dove si balla” unisce in un unico tormentone tutti i mondi che Dargen d’Amico ha esplorato nel corso della sua carriera: la cassa dritta dell’elettronica da ballare, il pop anni ’90 che prende le mosse dall’eurodance, il rap d’autore. La definisce una canzone che parla “della necessità di movimento dell’essere umano, in tutti i sensi”, e riesce con leggerezza e ironia a toccare diversi temi a lui cari, dalle migrazioni ai rapporti umani. Soprattutto, descrive un mondo post-pandemico che ci vede passare le nostre serate sul divano, e si pone dubbi esistenziali che hanno attraversato la mente di ciascuno di noi, negli ultimi due anni: che senso ha la vita senza la gioia della musica e della danza?
Crediti
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube