“Due case”, è uscito il secondo romanzo di Aldo Germani

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Italia dei primi anni Cinquanta. Un amore rubato nell’immediato dopoguerra è la causa del muro alto che divide le case di due fratelli, Pietro e Abele, e che il piccolo Gae, aiutato dal nonno, cercherà di superare.

aldo germani - due case«Lasciate che le pagine vi accompagnino negli anni Cinquanta, in un paese italiano dove la guerra si è portata via tante persone e alcune c’è chi spera ancora di vederle tornare; dove i bambini giocano nei campi e le bambine aiutano la mamma anche se vorrebbero fare le ginnaste, ma le donne devono occuparsi della casa e dei figli, nell’Italia di quegli anni; dove i medici fanno il giro delle famiglie una volta alla settimana e se il bimbo ha qualcosa che non va, non lo si disturba, il dottore; dove se una moglie sceglie il marito sbagliato se lo deve tenere; dove due fratelli non si parlano da anni e, di fatto, anche se hanno lo stesso cognome, non sono più così tanto parenti; dove un padre ha dovuto scegliere tra due figli e quella scelta sarà la sua maledizione». È con queste parole che la scrittrice Barbara Fiorio, firma della prefazione, introduce il lettore alla scoperta del secondo romanzo di Aldo Germani, “Due case”, in libreria dall’11 giugno per la collana di narrativa ‘Varianti’ diretta da Sara Rattaro.

In un paese della Pianura Padana, Pieve, nel 1955. Gae (Gaetano) è un bambino di otto anni affetto da una malformazione al piede che lo fa zoppicare e a causa della quale i compagni si prendono gioco di lui. Ma Gae è più forte di loro, e sogna di diventare un soldato come suo padre, che ha combattuto la campagna di Russia nella Seconda guerra mondiale. Accanto a Gae si schiera il nonno, Salvo, che in guerra invece non c’è stato, anche per via di un’amputazione a un braccio subita da piccolo. Il ricordo della guerra però vive in Salvo nella figura di Aristide, il figlio minore caduto in Albania, a Valona, «una ferita aperta che il tempo non ha ancora rimarginato del tutto». Nipote e nonno, entrambi con le proprie menomazioni e accumunati da un’ineguagliabile testardaggine e caparbietà, metteranno a rischio la propria vita per superare quel muro, fisico e metaforico, che divide in due casa e famiglia.

Gae è il secondo dei figli di Nina e Pietro, dopo Viola, la primogenita che sogna di diventare una ginnasta e partecipare alle Olimpiadi, e prima di Roberto «un bambino curioso che si mangia il mondo attorno», e del piccolo Eugenio. Con questa numerosa famiglia vive il nonno Salvo, nella casa che dieci anni prima è stata divisa a metà da un alto muro fatto di sassi, calce e odio, eretto da Abele, una volta scoperto il tradimento di suo fratello Pietro che gli ha rubato l’amata Nina al rientro dal fronte.

Dietro quel muro Gae non sa cosa si nasconda, sa solo che il giardino di Abele è più grande e assolato, mentre la loro casa si affaccia su un cortile di ghiaia dove il sole batte di primo mattino. Non ha mai visto nemmeno Abele, nome proibito da pronunciare in casa, soprattutto davanti al padre Pietro che congela con il solo sguardo le richieste del piccolo. «Gae non lo ha capito se zio Abele è cattivo davvero, forse un po’ ma non tanto, forse è solo un po’ matto. Sta di fatto che hanno lo stesso cognome, ma non sono più così tanto parenti. Suo zio vive di là e lui non sa com’è fatto, in casa non hanno nemmeno una foto, e questa cosa un po’ gli mette paura…».

Con l’aiuto del nonno e della sua ostinazione, Gae cercherà con ogni modo di andare oltre quel muro di silenzi e rancori, finché riuscirà inconsapevolmente a trovare la strada per riconnettere passato e presente, anche a discapito della propria incolumità.

Come personaggi di una tragedia greca, i protagonisti di questo dramma familiare che ci paiono tanto freddi e disumani nell’arroccarsi dietro le proprie ragioni, si sgretolano in tenera argilla, sopraffatti dalla loro sensibilità, umanità e dalle loro contraddizioni.

L’autore

Aldo Germani è padre di tre figli e vive a Monza. Ingegnere di professione, nel 2014 pubblica Le quattro del mattino, il suo primo romanzo, edito da ExCogita, finalista nel 2015 del “Premio Letterario Brianza” dell’Associazione Mazziniana di Monza e Brianza e vincitore del Premio Letterario “Il Ponte” dell’Associazione “La Sicilia e i suoi amici in Lombardia”.