E la natura si trasforma in arte nelle immagini fotografiche subacquee di Amos Gazit (IE)

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invasive species

Il mondo della fotografia è decisamente sterminato soprattutto in virtù dei nuovi mezzi tecnologici attraverso i quali riprodurre o abbellire la realtà sembra essere alla portata di chiunque. Tuttavia esiste una profonda differenza tra immortalare un’immagine, per quanto migliorata e arricchita di effetti, e raccontare il visibile con un approccio artistico in grado di emozionare e meravigliare l’osservatore. Il protagonista di oggi ha la rara capacità di narrare il mondo della natura marina approcciandolo come se fosse un’opera d’arte.

Quando fu reso pubblico il primo prototipo della macchina fotografica, a opera di Daguerre intorno alla metà del Diciannovesimo secolo, l’intento principale era quello di fornire una riproduzione fedele della realtà osservata che nulla aveva a che fare con la visione, l’interpretazione e l’approccio pittorico. Successivamente, durante tutto il corso della prima metà del Novecento, la maggior parte dei movimenti artistici si posero l’obiettivo di allontanare quanto più possibile l’arte dalla rappresentazione fedele delle immagini caratteristico della fotografia che stava evolvendosi in maniera veloce e che si rivelò ben presto il mezzo preferito per ottenere ritratti e ricordi di famiglia a un costo decisamente inferiore rispetto a quello richiesto dai pittori. Dunque tutte le correnti dell’Astrattismo, declinate nei vari linguaggi che lo hanno contraddistinto, volevano affermare la supremazia dell’arte distaccandosi della realtà per mostrarne la pura emozione, o la forma estetica fine a se stessa o ancora attraverso l’introduzione nelle opere di parti di materiali che permettessero loro di uscire dalla tela e introdurre la terza dimensione. Con l’avvento della Computer Art, poi evoluta in Digital Art, si aprì la strada a un rivoluzionamento dell’approccio alla fotografia che poté così trasformarsi a sua volta in arte, grazie alla possibilità di modificare e plasmare letteralmente le immagini reali o, addirittura, crearne dal nulla senza aver bisogno di alcuna base da cui partire. Attraverso questa nuova tecnica è possibile dar vita a opere legate all’Astrattismo Geometrico, all’Espressionismo Astratto, alla Metafisica e così via, con un ventaglio infinito di possibilità.

Green Maze #1 (Labirinto verde #1)
1 Green Maze #1 (Labirinto verde #1)

L’israeliano Amos Gazit invece, nonostante la scelta voluta ma anche in fondo inevitabile di catturare ciò che il suo occhio osservava durante le numerose immersioni subacquee e da cui è di volta in volta più conquistato, sceglie un approccio ancora tradizionale alla creazione di immagini, quello in cui è la sua sensibilità artistica a decidere cosa immortalare e da quale angolatura, con quale luce, apportando successivamente solo minime e a volte impercettibili modifiche per migliorare il risultato finale.

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2 Smeared #1 (Imbrattato #1)
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3 Floating #1 (Galleggiante #1)

Il mondo sottomarino raccontato da Gazit si mostra in tutta la sua bellezza sorridente e solare, nonostante appartenga al misterioso mondo dei fondali marini, come se la natura stessa si mettesse in posa per mostrarsi vanitosamente nella forma più suggestiva. Tanta è la maestria dell’artista, perché di vera e propria arte si parla, nel cogliere il dettaglio da mettere in risalto e da amplificare rendendolo protagonista, da ingannare l’osservatore che crede, in alcuni casi, di trovarsi davanti a un quadro astratto. I coralli, le alghe, le piante divengono protagoniste di degli scatti in cui si svela tutto ciò che colpisce e affascina lo sguardo di Amos Gazit, esattamente nella loro forma più naturale, nel loro habitat, trascinando di conseguenza l’osservatore delle sue opere nello stesso incantevole ambiente.

Indigenous species #6
4 Indigenous species #6
Indigenous VS invasive #1
5 Indigenous VS invasive #1

Opere come Indigenous Species #6 (Specie autoctone #6) e Indigenous vs invasive #1 (Autoctono contro invasivo #1) infondono l’illusione ottica, tipica delle stupefacenti immagini dell’artista, di trovarsi di fronte a una tela in cui le tonalità scelte sono manifestazione dello stato d’animo di chi le ha eseguite, salvo poi avvicinarsi e comprendere che ciò che è narrato è un dettaglio della realtà così come lo sono i colori, frutto di un’arte più grande, quella della maestosità espressiva di un mondo poco conosciuto, le profondità marine, eppure incredibilmente vivo.

Invasive species #2 (Specie invasive #2)
6 Invasive species #2 (Specie invasive #2)

Ma il percorso artistico di Gazit vuole anche mettere in luce il tema ecologico, l’importanza dell’attenzione che l’uomo dovrebbe porre quando si avvicina alla natura in generale e al mare in particolare, ecco perché sceglie di dedicare un’intera serie di immagini a quelle che lui chiama specie invasive e che in realtà rappresentano e testimoniano l’irruzione in quei paesaggi incontaminati di oggetti che destabilizzano l’ecosistema rimanendo segni indelebili del passaggio umano che troppo spesso dimentica di aver cura dei luoghi con cui entra in contatto. Eppure il mare si rigenera da quell’invasione silenziosa, supera quei danni e li rende parte integrante di sé neutralizzandone gli effetti negativi, ed è stato proprio questo aspetto a conquistare in modo definitivo l’artista che ha scelto di trasformare la sua conoscenza in arte. La visione del mondo sottomarino che Amos Gazit rivela in ognuna delle sue opere, l’amore incondizionato che lo induce a esaltarne la bellezza attraverso la sua sensibilità artistica, nasce dal senso di gratitudine nei confronti della dimensione acquatica che lo ha aiutato a guarire da gravi ferite di guerra a seguito delle quali ha dovuto trascorrere molte ore immergendosi in mare scoprendo così un universo fino a poco prima sconosciuto.

Indigenous species #4 (Specie autoctone #4)
7 Indigenous species #4 (Specie autoctone #4)

Gli affascinanti scatti di Gazit vengono stampati su fogli di alluminio, carta laminata, plexiglas, vetro stemperato, tela e rocce e vengono esposti in gallerie di installazioni subacquee, incorporati in mobili di design di interni ed esterni, ma hanno trovato spazio anche all’interno di mostre di arte contemporanea proprio per l’approccio emozionale che il fruitore riceve guardando le sue opere. Dal 2015 a oggi Amos Gazit ha esposto le sue immagini in mostre collettive a Miami Beach, New York, Venezia, e ha all’attivo diverse personali a Tel Aviv e Gerusalemme.

AMOS GAZIT-CONTACTS
Email: amos@amosgazit.com
Sito web: www.amosgazit.com
Facebook: https://www.facebook.com/amos.gazit