ROMA – É stato presentato oggi a Roma, al Senato, Ecomafia 2016 di Legambiente, il rapporto che racconta le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat.
Lotta all’ecomafia e agli ecoreati: arrivano i primi segnali di una inversione di tendenza, grazie all’introduzione della legge sui delitti ambientali nel Codice penale e ad un’azione più repressiva ed efficace.
Il grande cambiamento che ha preso il via nel 2015, con l’approvazione della legge sugli ecoreati, continua nel 2016, anno in cui si cominciano a raccogliere i primi frutti di un’azione repressiva più efficace e finalmente degna di un paese civile che punisce davvero chi inquina. Nei primi otto mesi dall’entrata in vigore della legge sono stati contestati 947 ecoreati, con 1.185 denunce dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto e il sequestro di 229 beni per un valore di 24 milioni di euro. Sono 118 i casi di inquinamento e 30 le contestazioni del nuovo delitto di disastro ambientale. Ma per contrastare le ecomafie c’è ancora da fare, dato che la criminalità organizzata la fa ancora da padrone (sono 326 i clan censiti) e la corruzione rimane un fenomeno dilagante, è il volto moderno delle ecomafie che colpisce ormai anche il nord Italia. Senza dimenticare che la criminalità organizzata continua la sua pressione nelle aree boschive e agricole, e nel mercato illegale del legno, del pellet e della biodiversità.
Legambiente ribadisce l’importanza di continuare a rafforzare il quadro normativo con leggi ad hoc che tutelino anche la filiera agroalimentare, i beni culturali e l’istituzione di una grande forza di polizia ambientale diffusa sul territorio.
Alla presentazione del Rapporto Ecomafia hanno partecipato Rossella Muroni, Presidente di Legambiente, Piero Grasso, Presidente del Senato, Andrea Orlando, Ministro della Giustizia, Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Franco Roberti, Procuratore Nazionale antimafia, Tullio Del Sette, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Rosy Bindi, Presidente Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Ed ancora Alessandro Bratti, Presidente Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, Donatella Ferranti, Presidente Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, Giancarlo Morandi, Presidente Cobat – Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, e Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente.
“Anche quest’anno il Rapporto Ecomafia – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – ci racconta il brutto dell’Italia, segnata ancora da tante illegalità ambientali, ma in questa edizione 2016 leggiamo alcuni fenomeni interessanti che lasciano ben sperare. Dati e numeri, in parte in flessione, che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati, in grado di aiutare soprattutto la prevenzione oltreché la repressione dei fenomeni criminali.
La prevenzione è la moneta buona che scaccia quella cattiva: è necessario creare lavoro, filoni di sviluppo economico e produttivo nei territori più a rischio, sostenere le centinaia e centinaia di cooperative e di imprese, che anche nel sud stanno cercando di invertire la rotta, puntando su qualità ambientale e legalità.
E nel prevenire le ecomafie, oltre all’impegno dei territori e dei singoli cittadini, è importante una presenza costante dello Stato che deve essere credibile e dare risposte sempre più ferme, perché quando lo Stato è assente la criminalità organizzata avanza con facilità invadendo i territori, l’ambiente e le comunità locali. Quando invece lo Stato è presente, difficilmente gli ecomafiosi possono rubare e uccidere il nostro futuro”.
Nonostante il calo complessivo dei reati nel 2015, cresce l’incidenza degli illeciti nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove se ne sono contati ben 13.388, il 48,3% sul totale nazionale (nel 2014 l’incidenza era del 44,6%). La Campania con 4.277 reati, più del 15% sul dato complessivo nazionale, è la regione con il maggior numero di illeciti ambientali seguita da Sicilia (4.001), Calabria (2.673), Puglia (2.437) e Lazio (2.431). Anche su base provinciale la Campania gode di un primato tutt’altro che lusinghiero: le province di Napoli e Salerno sono tra le due più colpite, rispettivamente con 1.579 e 1.303 reati, seguite da Roma (1.161), Catania (1.027) e Sassari (861).
La corruzione è un fenomeno sempre più dilagante nel Paese, è l’altra faccia delle ecomafie, e facilita ed esaspera il malaffare in campo ambientale in maniera formidabile. Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016 Legambiente ha contato 302 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 2.666 persone arrestate e 2.776 denunciate. La Lombardia è la regione con il numero più alto di indagini (40), seguita da Campania (39), Lazio (38), Sicilia (32) e Calabria (27). La pressione dell’abusivismo continua senza tregua e non si ferma nemmeno dinanzi alla crisi generale del settore edilizio. Secondo le stime del Cresme, se nel 2007 l’abusivismo edilizio pesava per circa l’8% sul totale costruito, nel 2015 la percentuale è pressoché raddoppiata e destinata in prospettiva a crescere anche negli anni a seguire. Detta in altro modo, nel 2015 sarebbero stati costruiti altri 18.000 immobili completamente fuori legge. Impressionanti anche i dati complessivi sul ciclo del cemento: nel 2015 sono stati accertati quasi 5mila reati, 13 al giorno, e sono stati effettuati 1.275 sequestri. La Campania si conferma regione leader, con il 18% delle infrazioni su scala nazionale, davanti a Calabria, Lazio e Sicilia. Anche su scala provinciale, quelle campane battono tutte le altre, con in testa Napoli (301 reati), poi Avellino (260), Salerno (229) e Cosenza (199).
Nel corso del 2015 sono stati accertati 20.706 reati e 4.214 sequestri. Il valore complessivo dei sequestri effettuati ammonta a più di 586 milioni di euro. Il numero più alto di infrazioni penali è stato riscontrato tra i prodotti ittici con ben 6.299 illegalità accertate, mentre tra le tipologie specifiche di crimini agroalimentari la contraffazione è tra le più diffuse e colpisce principalmente i prodotti a marchio protetto, come l’olio extravergine di oliva, il vino, il parmigiano reggiano e così via. In espansione il fenomeno del caporalato: sono circa 80 i distretti agricoli, indistintamente da nord a sud, nel quale sono stati registrati fenomeni di caporalato. Nel 2015 le ispezioni sono cresciute del 59% ma con esiti davvero negativi, in pratica più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende ispezionate sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive.
Le Ecomafie continuano i loro affari anche nel racket degli animali con 8.358 reati commessi nel 2015. A rischio anche i beni culturali: lo scorso anno ne sono stati recuperati o sequestrati dalle forze dell’ordine per un valore che supera abbondantemente i 3,3 miliardi. Un valore 6 volte superiore a quello registrato nell’anno precedente, quando si era “fermato” intorno ai 530 milioni. Invece per quanto riguarda i roghi, alla Campania va la maglia nera per il numero più alto di infrazioni, 894 (quasi il 20% sul totale nazionale), seguita da Calabria (692), Puglia (502), Sicilia (462) e Lazio (440).
“Dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali – dichiara Stefano Ciafani, Direttore generale di Legambiente – è fondamentale che il Parlamento approvi altre leggi in questa ultima parte di legislatura, che permettano di contrastare sempre più duramente le ecomafie, liberare il Paese dalla zavorra delle illegalità e promuovere la sua riconversione ecologica. C’è bisogno con urgenza della legge sui delitti contro gli animali, della norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di quella contro le agromafie e della costituzione di una grande polizia ambientale sempre più strutturata sul territorio che faccia tesoro dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato negli ultimi decenni”.
Quest’anno Ecomafia si arricchisce di due nuovi capitoli, il primo “Ecogiustizia è fatta” che ripercorre le tappe della legge che ha introdotto gli ecoreati nel codice penale. Il secondo dal titolo “Ladri di biodiversità” contiene un focus sul mercato illegale del legno pregiato e dei pallet (imballaggi in legno usati per il trasporto delle merci). Secondo la Fao, il taglio illegale sarebbe la causa del 50% della deforestazione nelle foreste del Sud del Mondo. Secondo l’Unep e l’Interpol l’illegalità in questo settore avrebbe un valore che oscilla tra i 30 e i 100 miliardi di dollari. Il mercato nero dei pallet solo in Italia movimenterebbe legalmente qualcosa come 120 milioni di unità all’anno, per un volume d’affari di circa 720 milioni di euro. Chiude il capitolo il caso dei cosiddetti predoni del Po, le bande di pescatori di frodo, soprattutto di origine romena, che fanno razzia di pesci lungo i canali del Grande fiume d’Italia.
Se il 2015 è stato un anno spartiacque grazie all’introduzione della legge 68/2015, come dimostra questo Rapporto, rimangono ancora molti fronti aperti sul piano normativo. Per questo l’associazione ambientalista torna a ribadire che per una corretta applicazione della legge sugli ecoreati è fondamentale che le procure sviluppino una prassi operativa comune e condivisa, magari seguendo l’esempio di quegli Uffici giudiziari che già si sono mossi in questa direzione.
Tra le altre proposte che lancia oggi Legambiente:
Il rapporto Ecomafia è stato realizzato, come ogni anno, grazie alla collaborazione delle forze dell’ordine (l’Arma dei carabinieri, il Corpo forestale dello Stato e delle regioni e delle province a statuto speciale, la Guardia di finanza, la Polizia di Stato, le Capitanerie di porto), e gli altri organi di polizia giudiziaria l’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, le Polizie provinciali, la Direzione Investigativa Antimafia, la Direzione nazionale antimafia.
ECOMAFIA 2016, Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, è edito da Edizioni Ambiente con il sostegno di Cobat. Il testo è in vendita nelle librerie. Collana: Saggistica. Formato: 15×23. 192 pagine, 22,00 euro – ISBN 978-88-6627-192-5
Le storie e i numeri del crimine ambientale, regione per regione, le notizie di attualità e numerosi approfondimenti sono disponibili sul portale www.noecomafia.it.
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