Tecnologia

Ecosistemi di Intelligenza Artificiale avanzati, sono già molti i Comuni italiani a manifestare interesse

ROMA – Tra il boom dell’e-commerce, la crescita tecnologica e l’avanzamento digitale, il Coronavirus ha già premuto l’acceleratore sui progetti di «smart city» e «circular city». Ora il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione perfetta per sbloccare progetti fermi e attivarne di nuovi, proprio in previsione dell’incipiente transizione del nostro Paese verso le smart city. A metterlo in evidenza è Sensoworks, secondo la quale il PNRR potrà dare un contributo significativo anche nel recupero delle nostre strade.

Ecco allora pronte a nascere in Italia le prime città controllate dall’intelligenza artificiale. Grazie alla startup romana presto vedremo concretizzarsi i primi progetti di «smart city» dotate di un ecosistema nel quale le piattaforme software e i dispositivi connessi interagiranno con le attività quotidiane, dallo «smart parking» allo «smart waste management».

Sensoworks (www.sensoworks.com), annuncia così la nascita di sistemi per smart city «avanzate», in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire sistemi automatizzati, mantenere in funzione servizi e rispondere alle esigenze dei cittadini.

Quello che distingue il progetto «Sensoworks Smart City» è la presenza di un unico ecosistema nel quale le piattaforme software e i dispositivi connessi —includendo anche lampioni intelligenti, automobili, wearables e smartphone— interagiscono con le attività quotidiane della città, dallo «smart parking» alla raccolta dei rifiuti (smart waste management), dal supermercato intelligente allo «smart hospital».

Nelle «smart city» di Sensoworks l’Internet delle cose (IoT) raccoglierà le informazioni e le trasferirà ai sistemi di intelligenza artificiale (IA), che li elaboreranno riuscendo così ad anticipare i bisogni degli abitanti. La startup italiana specializzata in monitoraggio infrastrutturale ha ragionato a 360 gradi, riuscendo a concepire una piattaforma che chiude il divario tra l’«IA» e lo «IoT», progettandone non solo il software ma anche i manufatti, spesso rivoluzionari.

«Grazie ai nuovi sistemi automatizzati di gestione del traffico ed all’integrazione di soluzioni di Intelligenza Artificiale sarà possibile risparmiare a livello globale circa 300 miliardi di dollari entro il 2026» sostengono gli analisti di Sensoworks. Un risparmio per i governi nazionali in crescita del +68,6% nei prossimi 5 anni rispetto all’attuale previsione di 178 miliardi di dollari stimati per il 2021.

In Italia diventa tuttavia prioritario recuperare le nostre infrastrutture, uno dei nostri più grandi patrimoni nazionali. Nel Belpaese non esistono dati certi per ben 850.000 chilometri di strade, 2.200 gallerie, 21.100 ponti e 6.320 cavalcavia, così come abbiamo poche informazioni in merito alle infrastrutture ferroviarie ed alle metropolitane, con dati che risultano essere ridotti, limitati e lacunosi per oltre 17.500 chilometri di ferrovie, 5.400 passaggi a livello, 18.800 gallerie e ponti ferroviari, 3.200 stazioni e 30.800 scambi-intersezioni.

Nell’ambito degli impianti di trasporto rapido di massa, poi, ancora altre lacune: 225 chilometri di metropolitane e 132 chilometri di gallerie per cui mancano informazioni qualitative fondamentali. «Insomma mancano dati essenziali su parti considerevoli del nostro patrimonio infrastrutturale e questo è un paradosso se si pensa che il nostro Paese sta avviando una transizione verso le “smart city avanzate”, in cui grandi masse di dati raccolti da sensori sparsi in ogni angolo urbano vengono rielaborati dagli algoritmi per gestire in piena efficienza sistemi automatizzati», sottolinea Niccolò De Carlo, ceo e co-fondatore di Sensoworks.

«È ormai indispensabile — prosegue De Carlo — una transizione ad un modello di economia circolare. Molti sono i processi coinvolti in questa transizione e Sensoworks si occupa di fornire lo strumento tecnologico per garantire un controllo più efficiente e accurato di una mole di dati. Cerchiamo di fornire un punto di osservazione più alto rispetto a come si comportano le città e i loro abitanti. Stiamo arrivando all’Internet of Behavior e non più all’Internet of Things».

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Redazione L'Opinionista

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