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Enio Di Stefano, l’indagine metafisica sulla natura e le debolezze umane

Andare a scavare e approfondire tematiche esistenziali è stato un imperativo per diversi artisti della prima metà del secolo scorso che si erano trovati a dover superare disagi e destabilizzazioni provocate dal delicato periodo storico che attraversavano. Il medesimo tipo di sguardo volto a svelare le implicazioni più intime e complesse del vivere caratterizza il protagonista di oggi che riprende e attualizza quell’affascinante indagine all’interno dell’animo umano.

I primi decenni del Ventesimo secolo furono una fucina di movimenti e correnti artistiche che sembravano scaturire e dipanarsi gli uni dagli altri e prendere direzioni diverse pur partendo tutti dallo stesso presupposto, quello cioè di rompere gli schemi predeterminati che avevano dominato il mondo dell’arte precedente, per aprire la strada alla sperimentazione di inediti linguaggi espressivi, al distacco dalla realtà oggettiva e dalla figurazione classicamente intesa. In particolare il Surrealismo scelse di restare legato all’approccio figurativo pur introducendo nelle sue linee guida la necessità di esplorare il mondo onirico, dei sogni come degli incubi, del mistero che si può celare dietro oggetti di uso comune che, se decontestualizzati, assumono un significato e un’importanza completamente differenti da quelli ordinari.

All’interno della stessa corrente si determinò quasi una scissione, perché l’estremismo e l’inquietudine più vicini agli incubi e ai nodi irrisolti dell’interiorità atterrita e spaventata di Salvador Dalì e di Max Ernst, forse più legati alle indagini sulla psiche di Sigmund Freud a cui il movimento si ispirò per determinare le linee guida, erano lontani dal punto di vista più possibilista, più esplorativo nei confronti dell’essere umano, dei dubbi, delle perplessità, delle destabilizzazioni generate dalla mancanza di certezze dell’epoca che invece caratterizzarono le affascinanti ed enigmatiche tele della Metafisica di Rene Magritte, di Yves Tanguy e del maestro italiano Giorgio De Chirico.

Laddove nelle opere dei maestri surrealisti a dominare erano i demoni interiori, le paure, gli incubi più profondi, nelle tele dei metafisici invece a prevalere era l’indagine sull’incertezza del vivere, sui dubbi interiori, sulla paura di essere e di riconoscersi fin troppo piccoli in un mondo troppo grande, suggerendo all’osservatore che tutto ciò a cui poter aggrapparsi è la propria essenza. L’artista abruzzese Enio Di Stefano riprende le tematiche più metafisiche avvinandole e attualizzandole con un senso più contemporaneo, esplorando il complesso vivere attuale e le motivazioni, le tematiche che emergono da un’indagine più approfondita all’interno di tutto ciò che in superficie non si vede e che sono in fondo simili a quelle dell’uomo del secolo scorso, pur essendo diverso il meccanismo di causa ed effetto che trasforma e lascia emergere disagi e inquietudini.

1 Fiore

La sua Metafisica si insinua nel quotidiano e in qualche modo ne interpreta il bisogno, la necessità di trovare una via d’uscita, un modo per oltrepassare ciò che sembra inevitabile e tentare di tracciare una linea di confine tra ciò che è importante, e dunque deve essere trattenuto e conservato, e ciò che invece se perseguito può condurre solo verso un isolamento, una caduta dalla quale poi è difficile rialzarsi.

2 Casualità-8

La pienezza che si può trovare inseguendo un ideale, correndo dietro ai sogni, spesso è contrapposta al vuoto che invece resta quando si lascia prevalere l’involucro, l’apparenza, la superficie non rinforzata dalla sostanza necessaria a riempire e dare un senso a tutto.

3 Mandarini

L’opera Mandarini sembra essere un’allegoria di un’esistenza trascorsa a curare un guscio esterno che però, una volta abbandonata la consistenza interna resta poggiato senza vita, inducendo l’osservatore a riflettere su quanto sia fuggevole tutto ciò che di materiale si insegue dimenticando di coltivare le cose che nutrono anche l’anima, l’interiorità, che è l’unica a poter sopravvivere davvero quando ci si spoglia di quel rivestimento esteriore.

4 Il manichino 2

La medesima tematica ma in termini più espliciti viene riproposta da Di Stefano nella tela Il manichino 2 che può essere interpretata sotto un duplice aspetto: come monito a non perseguire solo e unicamente la forma, perché tutto ciò che può generarsi è un’inconsistenza esistenziale dentro cui tutto si andrà perdendo, oppure, in virtù del capitello antico che si trova alle spalle della figura, l’avvertimento è di non cancellare attraverso la cultura vanesia e superficiale del presente, tutto ciò che ha fondato e costituito un passato solido, importante, ricco che dovrebbe continuare a essere la radice a cui tenersi legati, prima che il ricordo svanisca e restino della società contemporanea solo deboli testimonianze erose e morse dai topi.

5 Equilibrio

Bivalenze, scelte, opzioni che si presentano frequentemente e da cui dipende l’una o l’altra realtà che l’uomo vive, sono alla base del pensiero filosofico di Enio Di Stefano, pensiero che si palesa ancor più evidentemente nell’opera Equilibrio in cui il protagonista cammina sul filo del suo destino e di quello dell’umanità, e ai suoi lati sono visibili le due realtà possibili a seconda che il suo percorso devierà verso un lato o verso l’altro. Emerge il tema ecologista in questa tela, la consapevolezza dell’artista che continuare a correre dietro un progresso che dimentica di rispettare la terra che ospita l’uomo, può essere dannoso e generare un futuro arido, secco, senza più fiumi e foreste verdeggianti fondamentali al sopravvivere stesso di tutte le specie animali, oltre che vegetali.

6 Uomini

Ecco dunque che in Uomini Di Stefano narra la natura umana come un girone dantesco, dove l’imperativo è la prevaricazione e l’istinto primordiale di arrivare per primi a vedere la luce nel centro, che sembra rappresentare la possibilità di salvezza verso cui prima o poi, chiunque tende, anche coloro i quali hanno scavalcato altri per raggiungere i propri obiettivi.

7 Pensieri

Eppure emerge la speranza, la capacità di prendere in mano il proprio destino e modificarne gli scenari possibili attraverso un’inversione di marcia, un’attitudine introspettiva che conduce l’individuo a una profonda riflessione, a un inedito contatto con se stesso che lo induce a rallentare il ritmo, a cercare ciò che davvero conta e fare di tutto per trattenerlo, perché in fondo l’idealismo lascia fuoriuscire la parte più fragile ma anche quella in virtù della quale tutto è possibile; la tela Pensieri narra esattamente questo percorso, la determinazione, seppur tardiva, a mantenere un forte legame con la capacità di sognare, di non rinunciare a quella parte bambina necessaria a essere degli adulti migliori. Nel corso della sua lunga carriera artistica Enio Di Stefano ha esposto in numerose collettive in Italia e all’estero, tra le quali Arts Culture Harrol a Londra, Contemporary Art Exhibition presso Palazzo Barberini a Roma, Art Shopping Paris – Art Fair International, a Parigi mentre tra le più importanti mostre personali spicca Equator Books che ha avuto luogo nel 2008 a Los Angeles, a Venezia e a Milano.

ENIO DI STEFANO-CONTATTI
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Pubblicato da
Marta Lock

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