Le ragioni e le coordinate che sottendono i contenuti della raccolta di poesie che prendiamo in considerazione in questa sede sono esposte con acribia e chiarezza nella prefazione di Enzo Concardi al volume che per la sua coralità, unitarietà di argomento, omogeneità stilistica e formale, oltre che per il fatto di non essere scandito, può essere considerato in toto tout-court come un poemetto.
Il tema trattato con versi chiarissimi e scabri da Pasquale Ciboddo è quello della pandemia, fenomeno di portata epocale che ha mutato in tutti i paesi del mondo l’approccio alla vita mettendo tutti gli uomini in angoscia in una contemporaneità già liquida e alienata oltre che consumistica.
Come afferma Concardi alla radice del discorso affrontato dal Nostro c’è un evento mistico un sogno misterioso fatto dal poeta nel quale gli è apparsa la Madonna triste ed afflitta presaga della catastrofe imminente: infatti tre mesi dopo è iniziata l’era-Covid.
Nella concezione del poeta la malattia a livello globale si può considerare come causata da errori umani che hanno avuto per risultato una punizione divina per tutta l’umanità ed è stata preannunciata e profetizzata proprio dal sogno del poeta.
Altri elementi che s’innestano nel discorso di tipo pessimistico sono quello della perdita dei valori nella società attuale con la fine della famiglia patriarcale allargata e la vita insostenibile nella città mentre il poeta elogia la vita in campagna a misura d’uomo per il contatto benefico con la natura.
«C’è sofferenza nel nascere / e nel morire…» scrive Pasquale (nella lirica Questa la nostra sorte) a conferma di una concezione pessimistica dell’esistenza anche se c’è la speranza di un futuro migliore da chiedere a Dio tramite l’intercessione della Vergine nell’augurarci che possa tornare (è il caso di auspicarselo) mostrandosi benevola e sorridente ed apparire per annunciare la fine della pandemia e magari anche della guerra.
Del resto, a proposito del termine del male, anche le due guerre mondiali sono finite e anche l’Olocausto come anche è caduto il muro di Berlino come l’impero comunista, e il fascismo e il nazismo sconfitti hanno lasciato il loro posto alle democrazie.
Il linguaggio usato da Ciboddo in una poetica definibile come neolirica sgorga comprensibile per il lettore come acqua cristallina, farro rarissimo nel panorama attuale della poesia contemporanea e la poesia stessa diviene testimonianza: «Una notte di tre mesi fa, febbraio 2020 / prima di manifestarsi il Corona Virus / in sogno mi apparve / la Madonna Incoronata /…» (Era segno sicuro).
L’assoluta leggerezza si coniuga ad una sottesa pratica devozionale nei confronti della Vergine divenendo il poeta stesso eletto destinatario del messaggio, stupito egli stesso perché dichiara di non essere uno stinco di santo.
Non può non venire in mente Francesco Petrarca con il suo Inno alla Vergine e il libro ipostaticamente diviene un unicum nel panorama mondiale della poesia contemporanea perché ha avuto come occasione generativa un accadimento eccezionale.
Anche se Ciboddo è un laico e non un sacerdote con la sua testimonianza e il suo atto di Fede riesce a far crescere nel lettore la Fede stessa in quanto ha detto il Cristo: «Beati quelli che senza aver visto crederanno» e Pasquale ha visto da eletto e così fa ribollire anche la nostra Fede che per San Paolo è la certezza della speranza.
Raffaele Piazza
Pasquale Ciboddo, Era segno sicuro, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 122, isbn 978-88-31497-92-3, mianoposta@gmail.com.