L’impalpabile leggerezza dell’essere nell’Espressionismo Astratto di Terri Dilling

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NATURE BATHING, 33x53
acrylic with mixed media on canvas, 33″x53″

Nell’arte contemporanea le tendenze espressive si declinano sulla base della personalità e dell’essenza pittorica di ciascun interprete, svelandone i pensieri e l’interpretazione che essi danno dell’osservazione di tutto ciò che appartiene al loro mondo, o che appare quotidianamente davanti ai loro occhi o ancora che corrisponde a quella dimensione ideale dentro cui riescono a entrare in contatto con il loro sé più profondo. Questo processo è tanto più vero quanto più lo stile scelto è informale, dunque completamente distaccato dalla figurazione descrittiva, poiché è in virtù dell’astrazione da tutto ciò che metterebbe in campo la parte razionale della mente che ci si può perdere all’interno della percezione, del sentire istintivo privato della gabbia della logica. La protagonista di oggi svela attraverso le sue opere una personalità sensibile e delicata che la induce a perdersi all’interno della poesia della natura interpretandola con una gamma cromatica soffice e impalpabile che diviene la sua firma più immediatamente riconoscibile.

Tutto il movimento dell’Astrattismo dei primi decenni del Novecento aveva determinato un distacco totale e completo dal mondo interiore, dall’emotività dell’esecutore di un’opera che non doveva in alcun modo andare a interferire con la purezza del gesto plastico, con la bellezza algida di una forma che doveva affermare la propria supremazia su tutto ciò che apparteneva al sentire, o all’osservare, un’oggettività che proprio in quel periodo era inquinata dai sentimenti cupi e contrastanti dovuti ai venti di guerra, e dall’avvento della fotografia da cui l’arte doveva in qualche modo distinguersi. Il Suprematismo, il De Stijl, l’Astrattismo Geometrico si orientarono così a una rappresentazione geometrica della realtà, dove le forme rappresentate e i colori prevalentemente primari dovevano sottolineare l’equilibrio perfetto dell’arte su tutte le destabilizzazioni della realtà circostante; anche se l’Astrattismo Geometrico mostrò una maggiore apertura verso una gamma cromatica più ampia e forme più complesse del quadrato e il rettangolo del De Stijl, in ogni caso tutti questi tre movimenti si distaccarono completamente dall’idea del fondatore dell’Astrattismo, quel Vassily Kandinsky per cui invece i colori e le figure indefinite danzavano letteralmente sulla tela associandosi alle proprie emozioni durante l’ascolto della musica di Wagner e Schönberg. La tematica dell’apporto soggettivo e intimo sull’opera fu ripreso dopo la fine della seconda guerra mondiale da un gruppo di artisti statunitensi, di nascita e di adozione poiché molti di loro erano stati costretti a emigrare in America per sfuggire alle persecuzioni naziste, che elaborarono uno stile completamente informale, rinunciando così anche alla geometricità delle correnti che lo avevano preceduto, ma completamente pregno di tutto quel mondo emotivo che era stato escluso nei movimenti astratti dei primi anni del Ventesimo secolo. L’Espressionismo Astratto, questo il nome della corrente fondata da Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning e Franz Kline, a cui poi si aggiunsero i maggiori nomi dell’Arte Informale statunitense, lasciava gli artisti completamente liberi dal punto di vista stilistico purché all’interno delle loro tele fosse percepibile quel mondo interiore a cui non era più possibile rinunciare; questo è il motivo per cui le opere sono così variegate e differenti a seconda dell’autore e dunque il Dripping impulsivo e concitato di Pollock e di Lee Krasner era affiancato dal Color Field introspettivo di Mark Rothko e da quello positivo e poetico di Helen Frankenthaler, così come il linguaggio segnico forte e incisivo di Franz Kline e quello delicato e quasi sussurrato di Cy Twombly coabitavano con la gamma cromatica vivace e vitale accompagnata spesso da una sottile figurazione di Willem de Kooning e di Arshile Gorky.

SUMMER PUNCH, 36x36
1 Summer punch – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 91,44×91,44cm

L’artista statunitense Terri Dilling si ispira alla delicatezza cromatica di Helen Frankenthaler a cui associa la tendenza a imprimere segni con il pennello, simili a scarabocchi emozionali da sovrapporre alla sensazione di base che li ospita, di Willem de Kooning, coniugando queste due caratteristiche a una gamma cromatica soffice e impalpabile che in qualche modo evoca la luminosità e la leggerezza delle atmosfere impressioniste di cui però rifiuta ogni riferimento all’osservato.

MAKE THE CUT, 40x40
2 Make the cut – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 101,6×101,6cm

L’evocazione è quella di panorami naturali, di distese di cielo e di terra solo vagamente riconducibili a essi perché ciò che conta nelle opere di Terri Dilling è la sensazione di essere in uno spazio di confine tra possibile e improbabile, tra il sogno e la morbidezza del desiderio di perdersi all’interno di un mondo emozionale che avvolge e al tempo stesso dona serenità, apertura, pacatezza proprio perché la pittura diviene mezzo per esprimere il punto di vista dell’artista su tutto ciò che la circonda.

SALTWATER TAFFY, 30x40
3 Saltwater taffy – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 76,2×101,6cm

I segni grafici, simili a capricci cromatici, a innocenti scarabocchi che costituiscono la manifestazione di un picco percettivo, o di una sensazione prevalente sulle altre in un determinato istante, in altri casi invece sono talmente prevalenti da divenire l’essenza stessa della tela costituendo perciò la base narrativa su cui i colori scelti sono comprimari; l’opera Saltwater taffy è emblematica di questo secondo approccio pittorico poiché il pennello si muove attraverso segni concentrici che si avvolgono su se stessi, come matasse di fili colorati che richiamano la dolcezza del caramello, dello zucchero filato, come se all’interno di quel panorama fantasioso l’artista si fosse sentita carezzata dalla sofficità del luogo. I colori sono quelli della tranquillità e della pace, come l’azzurro in diverse gradazioni, e i verdi, chiaro riferimento alla natura che è costante fonte di ispirazione per Terri Dilling, illuminati dal sempre presente bianco, a sua volta reso impalpabile dalle delicate e sapienti sfumature che linea dopo linea vengono sovrapposte fino a giungere al risultato finale.

WINDS OF CHANGE 2, 38x54
4 Winds of change 2 – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 96,52×137,16cm

In Winds of change2 invece, l’apporto segnico lascia completamente spazio al Color Field attraverso cui l’autrice va a creare quei campi cromatici sfumati che infondono la sensazione di lieve movimento del vento, in questo caso simbolo della necessità di modificazione che è insita nell’essere umano e che spesso rimane inascoltata per il timore di affrontare il cambiamento; eppure, sembra suggerire Terri Dilling, rimanere costantemente fermi e immobili sulle stesse posizioni non permette alla positività dell’innovazione di entrare per generare energia nuova, entusiasmante e spesso avvolgente, descritta con le tonalità celesti e bianche che dominano la tela, come se la luce potesse rivelarsi nel momento in cui si riesce a prestare ascolto all’invito della natura a lasciarsi andare all’inevitabile evoluzione che deve essere affrontata. Il gesto esecutivo dunque fa parte dell’opera stessa perché è attraverso l’azione, poi risultante sulla tela come manifestazione dell’impulso creativo, che l’artista libera quell’universo di pura istintività che si rivela nella non forma di cui dunque il colore diviene unico linguaggio, quasi come se le tonalità costituissero le frasi e le parole che all’arte visiva mancano.

FRESH CUT, 30x30
5 Fresh cut – tecnica mista su tela, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 76,2×76,2cm

Fresh cut mostra un mondo delicato, sembra appartenere a una favola dentro cui rifugiarsi senza più uscire; il titolo richiama alla mente i mattini primaverili, quando l’erba viene tagliata lasciando una scia profumata di freschezza, quando i fiori fanno da cornice al verde dei prati perfettamente ordinati e invitano l’essere umano a ricordarsi di far parte di quel mondo lontano dalla sua quotidianità ma necessario per prendere fiato e dimenticare lo stress e gli impegni che spesso impediscono di soffermarsi sulla semplicità del vivere. La base quasi completamente bianca ricorda il chiarore e l’intangibilità delle atmosfere di Claude Monet di cui però la Dilling ripudia la figuratività per rimanere nel suo mondo indefinito e avvolgente; le brevi pennellate di tonalità diverse sembrano essere solo un contorno all’essenza predominante della luce, di quella necessità di luminosità che appartiene alla sua essenza e che di conseguenza non può non identificare anche il suo tocco pittorico.

UNDERCURRENT 7, 40x60
6 Under current 7 – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 101,6×152,4cm

È proprio il contrasto dunque a creare quell’equilibrio magnetico e invitante appartenente alle tele di Terri Dilling, il medesimo che lei stessa raggiunge nel momento in cui trova l’armonia tra il gesto esecutivo e la sensazione generata nel momento di inizio della creazione di un’opera.

MOXIE, 36x36
7 Moxie – tecnica mista, acrilico, carboncino e pastello a pigmenti su tela, 91,44×91,44cm

Terri Dilling ha ricevuto numerose sovvenzioni e premi ed è stata pubblicata in diverse pubblicazioni professionali statunitensi, ha esposto a livello nazionale e internazionale e le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo; è stata presidente del consiglio di amministrazione dell’Atlanta Printmakers Studio, ha dedicato tempo ad altre organizzazioni non profit e ha organizzato residenze per artisti professionisti.

TERRI DILLING-CONTATTI

Email: tcdilling@gmail.com

Sito web: www.terridilling.com/

Facebook: www.facebook.com/terridilling

Instagram: www.instagram.com/terridilling_art/

The impalpable lightness of being in Terri Dilling’s Abstract Expressionism

In contemporary art, expressive tendencies change on the basis of the personality and pictorial essence of each interpreter, revealing the thoughts and interpretation they give to the observation of everything that belongs to their world, or that appears daily before their eyes, or that corresponds to that ideal dimension within which they manage to get in touch with their deepest self. This process is all the more true the more the chosen style is informal, hence completely detached from descriptive figuration, since it is by virtue of abstraction from everything that would bring the rational part of the mind into play that one can lose oneself within perception, within instinctive feeling deprived of the cage of logic. Today’s protagonist reveals through her works a sensitive and delicate personality that leads her to lose herself within the poetry of nature, interpreting it with a soft and impalpable chromatic range that becomes her most immediately recognisable signature.

The whole movement of Abstractionism in the first decades of the 20th century had determined a total and complete detachment from the inner world, from the emotionality of the executor of an artwork that should in no way interfere with the purity of the plastic gesture, with the icy beauty of a form that had to assert its supremacy over everything that belonged to feeling, or observing, an objectivity that precisely at that time was polluted by the gloomy and conflicting feelings caused by the winds of war, and by the advent of photography from which art had to somehow distinguish itself. Suprematism, De Stijl, and Geometric Abstractionism thus moved towards a geometric representation of reality, where the shapes represented and the predominantly primary colours were to emphasise the perfect balance of art over all the destabilisations of the surrounding reality; although Geometric Abstractionism showed a greater openness towards a broader colour palette and more complex shapes than the square and rectangle of De Stijl, in any case all these three movements were completely detached from the idea of the founder of Abstractionism, that Vassily Kandinsky for whom instead colours and undefined figures literally danced on the canvas associating themselves with his own emotions while listening to the music of Wagner and Schönberg.

The theme of the subjective and intimate contribution to the work was taken up again after the end of the Second World War by a group of American artists, both by birth and by adoption since many of them had been forced to emigrate to America to escape Nazi persecution, who elaborated a completely informal style, renouncing even the geometricity of the currents that had preceded it, but completely imbued with all that emotional world that had been excluded in the abstract movements of the early 20th century. Abstract Expressionism, this is the name of the current founded by Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning and Franz Kline, later joined by the major names of American Informal Art, left artists completely free stylistically as long as within their canvases was perceptible that inner world that could no longer be renounced; this is the reason why the artworks are so varied and different depending on the author, and thus the impulsive and agitated dripping of Pollock and Lee Krasner was flanked by the introspective Colour Field of Mark Rothko and the positive and poetic one of Helen Frankenthaler, just as the strong, incisive sign language of Franz Kline and the delicate, almost whispered language of Cy Twombly cohabited with the lively, vital colour range often accompanied by the subtle figuration of Willem de Kooning and Arshile Gorky. American artist Terri Dilling is inspired by the chromatic delicacy of Helen Frankenthaler to which she associates the tendency to make marks with the paintbrush, similar to emotional scribbles to be superimposed on the basic sensation that hosts them, of Willem de Kooning, combining these two characteristics with a soft and impalpable chromatic range that somehow evokes the luminosity and lightness of Impressionist atmospheres of which, however, she rejects any reference to the observed.

The evocation is that of natural panoramas, of expanses of sky and earth only vaguely referable to them, because what counts in Terri Dilling‘s paintings is the sensation of being in a borderline space between possible and improbable, between dream and the softness of the desire to lose oneself within an emotional world that envelops and at the same time gives serenity, openness, calmness precisely because painting becomes a means of expressing the artist’s point of view on everything that surrounds her. The graphic signs, similar to chromatic whims, to innocent scribbles that constitute the manifestation of a perceptive peak, or of a sensation that prevails over the others in a given instant, in other cases are so prevalent that they become the very essence of the canvas, thus constituting the narrative base on which the chosen colours are comprimarios; the work Saltwater taffy is emblematic of this second pictorial approach as the brush moves through concentric marks that wind around themselves, like skeins of coloured threads that recall the sweetness of caramel, of candyfloss, as if within that imaginative panorama the artist had felt caressed by the softness of the place. The colours are those of tranquillity and peace, such as light blue in different shades, and greens, a clear reference to nature that is a constant source of inspiration for Terri Dilling, illuminated by the ever-present white, in turn rendered impalpable by the delicate and skilful nuances that line after line are superimposed until reaching the final result.

In Winds of change2, on the other hand, the sign contribution gives way completely to the Colour field through which the artist goes on to create those blurred chromatic fields that infuse the sensation of the slight movement of the wind, in this case a symbol of the need for change that is inherent in the human being and that often goes unheeded due to the fear of facing change; and yet, Terri Dilling seems to suggest, remaining constantly still and motionless in the same positions does not allow the positivity of innovation to enter to generate new, exciting and often enveloping energy, described with the sky-blue and white tones that dominate the canvas, as if light could reveal itself the moment one is able to listen to nature’s invitation to let go of the inevitable evolution that must be faced. The executive gesture is therefore part of the artwork itself because it is through the action, then resulting on the canvas as a manifestation of the creative impulse, that the artist unleashes that universe of pure instinctiveness that is revealed in the non-form of which, therefore, colour becomes the only language, almost as if the tones constituted the phrases and words that visual art lacks. Fresh cut shows a delicate world, it seems to belong to a fairy tale in which to take refuge without never leaving; the title calls to mind spring mornings, when the grass is cut leaving a scented trail of freshness, when the flowers frame the green of the perfectly tidy lawns and invite the human being to remember to be part of that world far from his daily routine but necessary to take a breath and forget the stress and commitments that often prevent from dwelling on the simplicity of living.

The almost completely white base recalls the lightness and intangibility of Claude Monet‘s atmospheres, whose figurativeness Dilling, however, repudiates in order to remain in her indefinite and enveloping world; the short brushstrokes of different shades seem to be only a contour to the predominant essence of light, of that need for luminosity that belongs to her essence and that consequently cannot but identify her pictorial touch as well. It is precisely the contrast, therefore, that creates that magnetic and inviting balance that belongs to Terri Dilling‘s canvases, the same that she achieves when she finds the harmony between the performing gesture and the feeling generated in the moment of beginning to create a work. Terri Dilling has received numerous grants and awards and has been published in several US professional publications, has exhibited nationally and internationally, and her works are in public and private collections around the world. She has served as board chair of the Atlanta Printmakers Studio, has devoted time to other non-profit organisations, and has organised residencies for professional artists.