Temi sociali e considerazioni sulla contemporaneità nel velato ma intenso Espressionismo di Franco Carletti

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no deportation

Tutto ciò che circonda l’essere umano nel contesto del periodo storico in cui vive, non può non avere una forte influenza anche sugli artisti che si trovano a dover essere interpreti e al tempo stesso narratori delle paure, dei disagi, della maniera di affrontare contesti esistenziali complessi e spesso difficili da decifrare; il modo in cui avviene questa interiorizzazione degli ambiti sociali in cui si sviluppa la vita dipende dalla sensibilità e dalla scelta stilistica di ciascun creativo, esprimendo dunque in modo più o meno chiaro ciò che colpisce l’interiorità. Dall’intimismo della forma indefinita fino allo sguardo ironico e irriverente di alcuni stili figurativi, passando per la forza espressiva di chi dà la priorità al sentire senza ripudiare l’osservare, ogni linguaggio è funzionale a lasciare all’eternità dell’arte pensieri e punti di vista sugli accadimenti del presente. Il protagonista di oggi, nella sua nuova produzione pittorica, intraprende un percorso di approfondimento di quelle circostanze, quegli avvenimenti più o meno rilevanti, che quotidianamente si verificano e che vengono vissuti quasi come normali pur rivestendo invece significati ben più profondi di quelli che si intravedono in superficie.

Nel corso della storia dell’arte l’attenzione ai temi sociali, al modo di vivere delle persone, non era un argomento prioritario per molti movimenti precedenti al Novecento, eppure già intorno alla metà del Diciannovesimo secolo il Realismo mostrò una sensibilità e un’attenzione particolari alla nuova classe operaia, eccezione che mostrò la necessità di alcuni artisti di rivolgere lo sguardo alla contingenza, di interpretare le evoluzioni di vita delle masse operaie che, in virtù dell’industrializzazione, stavano cominciando a reclamare i loro diritti. Dunque prima in Europa con Gustave Courbet e Pellizza da Volpedo, gli artisti cominciarono a descrivere la vita quotidiana dei ceti sociali più poveri e disagiati osservandone la dignità e la voglia di farcela malgrado tutto e in un certo modo denunciando l’ingiustizia di una classe lavoratrice tenuta in condizioni precarie, contrapposta a una classe borghese che invece si arricchiva in virtù del loro lavoro. Più avanti, verso i primi decenni del Novecento il movimento prese piede anche in Unione Sovietica trasformandosi in Realismo Socialista, e in Messico con il Muralismo di cui fu celeberrimo interprete Guido Rivera, il primo celebrazione delle tematiche di regime, il secondo funzionale al dialogo con il popolo per renderlo consapevole della sua forza. Parallelamente l’Espressionismo, malgrado ai suoi esordi Fauves nella Francia di fine Ottocento gli artisti associarono l’innovazione cromatica alle situazioni ordinarie vissute nella quotidianità, cominciò a dare un nuovo punto di vista sull’arte in relazione ai grandi cambiamenti che si stavano verificando nel mondo – guerre, dissoluzione dei valori fino a poco prima ritenuti fondamentali, perdita di certezze -, e soprattutto subordinandolo al sentire intimo di ciascun artista. Egon Schiele, con la sua nudità costante e la sua ossessione per la carnalità esprimeva di fatto il disagio e la paura di vivere in un mondo in cui tutto poteva avere fine da un momento all’altro a causa del conflitto, Paula Rego ebbe il coraggio di raccontare nelle sue grandi tele la condizione della donna nel Portogallo di Salazar. Attualmente la Street Art di Banksy è forse il mezzo di espressione più forte e lo sguardo più critico sugli eventi della contemporaneità. L’artista toscano Franco Carletti sceglie esattamente di proseguire la tematica dell’esplorazione del sociale nella sua nuova produzione pittorica che ha la particolarità di essere realizzata in alcuni casi su un materiale edile, il policarbonato alveolare, ma soprattutto di dare il suo punto di vista su tutti gli eventi che mai come nel periodo storico attuale sembrano susseguirsi senza soluzione di continuità.

violated intimacy
1 Violated intimacy – acrilico su tela, 80x80cm

Il suo stile Espressionista si avvale di apparenti velature che lo rendono delicato eppure in grado di mettere in evidenza il messaggio che l’artista vuole infondere sulla tela, come se proprio quella delicatezza formale fosse funzionale a sottolineare quanto profonde siano le sue riflessioni sugli accadimenti, sulle nuove abitudini che sembrano contraddistinguere la società, o per meglio dire a cui le persone si sono assuefatte senza desiderio di analizzarle con maggiore attenzione, su tutto ciò che costituisce una nuova normalità che spesso presenta risvolti molto più complessi e negativi di quanto sembrerebbe a un primo sguardo.

non mi avete fatto niente
2 Non mi avete fatto niente… fermatevi! – olio su tela, 80x80cm

Ed è esattamente questo il cammino di osservazione che compie Franco Carletti, inducendo l’osservatore ad andare oltre la superficie cercando si svegliare le coscienze troppo di frequente prese nel vortice dell’urgenza del vivere, dell’iperconnettività nel vivere quotidiano che impedisce di volgere lo sguardo intorno a sé, concentrandosi quasi unicamente sullo schermo dei propri cellulari mentre la vita scorre generando incredibili modificazioni impensabili e persino inaccettabili fino a poco prima.

the grain on the sea
3 The grain on the sea – smalti su policarbonato alveolare, 80x80cm

Le opere realizzate su policarbonato presentano la singolare caratteristica di avere un’apparenza simile al Divisionismo, o al più contemporaneo Linearismo, perché le rigature naturali del materiale creano una scissione in grado di infondere movimento, rilievo ottico alla realizzazione finale, come se Carletti avesse la necessità di dare più consistenza al tema che desidera trattare. Dunque la scelta della superficie su cui imprimere le sue riflessioni diviene essenziale anche per determinare il suo approccio nei confronti della tematica che di volta in volta esplora.

hikikomori
4 Hikikomori – olio su tela, 80x80cm

In Hikikomori l’olio su tela è fondamentale per raccontare in maniera quasi poetica quel sentimento di strana e inspiegabile malinconia e insicurezza che induce gli adolescenti a scegliere di isolarsi completamente dalla società, senza un motivo reale, solo come manifestazione di un profondo disagio interiore che non permette loro di entrare in relazione con il mondo esterno; la ragazza protagonista dell’opera osserva il paesaggio davanti a sé come se si trovasse dentro un sogno, come se preferisse essere spettatrice piuttosto che protagonista della sua vita. Lo sguardo dell’artista nei confronti della ragazza è morbido, indulgente, come se volesse rassicurarla che tutto andrà bene, suggerirle che l’esistenza va vissuta e non guardata da una finestra, e dunque le tonalità sono altrettanto soffici, delicate.

vivremo solo a colori
5 Vivremo solo a colori – acrilico su tela, 80x80cm

L’opera Vivremo solo a colori mostra invece un’analisi più pungente sugli imperativi verdi che impongono all’essere umano di essere costantemente attento alla differenziazione di ciò che viene consumato, costringendo le persone a dedicare buona parte della propria vita a domandarsi dove vada conservato, o gettato, qualsiasi oggetto di consumo quotidiano che entra nelle case. Ma tutta questa attenzione sarà davvero sufficiente a dare un futuro migliore al mondo? Questo sembra domandarsi l’artista, così come il personaggio stesso ritratto di spalle, come se fosse incredibilmente intento a barcamenarsi tra tutte quelle differenziazioni che però gli impediscono di vivere serenamente; le costanti minacce ventilate dall’alto sembrano essere funzionali a generare un clima di costante avvertimento sui rischi che la terra correrebbe se non venissero rispettate le regole eppure non riesce a non emergere una perplessità su quanto sia giusto che tutta la responsabilità sia scaricata sul popolo quando poi ovunque continuano a esservi guerre, minacce, pericoli ben più considerevoli per l’ambiente.

these aren't fireworks
6 These aren’t fireworks – idropittura su policarbonato alveolare, 80x80cm

Infatti in These aren’t fireworks la coppia sul margine inferiore dell’opera sembra osservare i lampi nel cielo che, come suggerito dal titolo, non appartengono ai fuochi d’artificio bensì ai bombardamenti che in una parte del Vecchio Continente, non lontano da noi, stanno invadendo i cieli delle città; la sensazione è di incredulità, come se dopo tanti anni di pace e di tranquillità non ci si aspettasse di fare un balzo indietro alla prima metà del secolo scorso dove ogni qualvolta si sentiva un’esplosione non si pensava ai giochi pirotecnici bensì a scappare verso un rifugio sicuro. La coppia di innamorati appare tranquilla, come se non fosse abituata, come le generazioni precedenti, a sentirsi in pericolo, anche davanti a un evidente evento minaccioso. In questo caso il materiale scelto è il policarbonato su cui Franco Carletti ha agito con idropittura, proprio per dare consistenza alla concretezza della circostanza, per dare rilievo a quei lampi nel buio delle esplosioni, e per infondere nell’osservatore il senso della relatività dell’esistenza.

tracce inquietanti
7 Tracce inquietanti, Serie fiori di cristallo – smalti su policarbonato alveolare, 80x80cm

Franco Carletti ha alle sue spalle un lungo e profondo percorso artistico che lo ha visto protagonista nelle maggiori manifestazioni del settore, come la Triennale delle Arti Visive di Roma nel 2021 e la 59th  Biennale di Venezia Padiglione Grenada; le sue opere sono state esposte alla Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino, al Museo di Arte Moderna di Cortina D’Ampezzo, alla Villa Reale di Monza e pubblicate nei principali annuari italiani di arte contemporanea. Alcune sue tele fanno parte della Collezione delle grafiche di Vittorio Sgarbi e nella Collezione dell’Ambasciata Italiana a Berlino.

FRANCO CARLETTI-CONTATTI

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Social themes and contemporary considerations in the veiled but intense Expressionism by Franco Carletti

Everything that surrounds the human being in the context of the historical period in which he lives cannot but have a strong influence also on artists who find themselves having to be both interpreters and narrators of fears, hardships, and ways of dealing with existential contexts that are complex and often difficult to decipher. The way in which this internalisation of the social contexts where life develops depends on the sensitivity and stylistic choice of each creative artist, thus expressing more or less clearly what strikes the inner self. From the intimism of the undefined form to the ironic and irreverent gaze of certain figurative styles, passing through the expressive force of those who prioritise feeling without repudiating observation, each language is functional in leaving thoughts and points of view on the events of the present to the eternity of art. Today’s protagonist, in his new pictorial production, embarks on a path of in-depth examination of those circumstances, those more or less relevant events, that occur daily and are experienced almost as normal, even though they have much deeper meanings than those glimpsed on the surface.

Throughout the history of art, attention to social themes, to people’s way of life, was not a priority subject for many movements prior to the 20th century, yet already around the middle of the 19th century Realism showed a particular sensitivity and attention to the new working class, an exception that showed the need for some artists to turn their gaze to contingency, to interpret the evolutions in the lives of the working masses who, by virtue of industrialisation, were beginning to claim their rights. Thus, first in Europe with Gustave Courbet and Pellizza da Volpedo, artists began to depict the daily life of the poorer and disadvantaged social classes, observing their dignity and desire to make it despite everything and in a certain way denouncing the injustice of a working class kept in precarious conditions, as opposed to a bourgeois class that instead grew rich by virtue of their work. Later, towards the first decades of the 20th century, the movement also took hold in the Soviet Union, transforming itself into Socialist Realism, and in Mexico with Muralism, of which Guido Rivera was a celebrated interpreter, the former a celebration of the regime’s themes, the latter functional to dialogue with the people to make them aware of its strength.

At the same time, Expressionism, although in its Fauves beginnings in late 19th century France the artists associated chromatic innovation with ordinary situations experienced in everyday life, began to give a new point of view on art in relation to the great changes that were taking place in the world – wars, the dissolution of values that had until recently been considered fundamental, the loss of certainties -, and above all by subordinating it to the intimate feelings of each artist. Egon Schiele, with his constant nudity and obsession with carnality actually expressed the unease and fear of living in a world in which everything could end at any moment due to conflict, Paula Rego had the courage to recount in her large canvases the condition of women in Salazar’s Portugal. Today, Banksy‘s Street Art is perhaps the strongest means of expression and the most critical look at contemporary events. The Tuscan artist Franco Carletti chooses precisely to pursue the theme of social exploration in his new pictorial production, which has the peculiarity of being realised in some cases on a building material, honeycomb polycarbonate, but above all to give his point of view on all the events that never seem to follow one another without a break as in the current historical period. His Expressionist style makes use of apparent veils that make it delicate yet capable of highlighting the message that the artist wants to instil on the canvas, as if that very formal delicacy were functional to emphasise how are profound his reflections on events, on the new habits that seem to characterise society, or rather to which people have become accustomed without any desire to analyse them more carefully, on everything that constitutes a new normality that often has much more complex and negative implications than it would seem at first glance.

And this is exactly the path of observation that Franco Carletti takes, inducing the observer to go beyond the surface in an attempt to awaken consciences that are all too often caught up in the vortex of the urgency of living, of the hyper-connectivity in daily life that prevents one from looking around, concentrating almost solely on the screen of one’s mobile phone while life flows by generating incredible changes that were unthinkable and even unacceptable until a short time before. The artworks realised on polycarbonate have the singular characteristic of having an appearance similar to Divisionism, or the more contemporary Linearism, because the natural grooves of the material create a cleavage capable of infusing movement, optical relief to the final realisation, as if Carletti needed to give more substance to the theme he wishes to treat. Therefore, the choice of surface on which to impress his reflections also becomes essential in determining his approach to the theme he explores from time to time. In Hikikomori, the oil on canvas is fundamental in recounting, in an almost poetic manner, that feeling of strange and inexplicable melancholy and insecurity that leads adolescents to choose to isolate themselves completely from society, without any real reason, only as a manifestation of a profound inner unease that does not allow them to enter into a relationship with the outside world; the girl protagonist of the artwork observes the landscape in front of her as if she were inside a dream, as if she preferred to be a spectator rather than the protagonist of her life. The artist’s gaze towards the girl is soft, indulgent, as if he wanted to reassure her that everything will be fine, to suggest that existence must be lived and not looked at from a window, and therefore the tones are equally soft, delicate. The work We Will Only Live in Colour, on the other hand, shows a more pungent analysis of the green imperatives that require human beings to be constantly attentive to the differentiation of what is consumed, forcing people to devote a good part of their lives to wondering where any everyday consumer item that enters the home should be stored, or thrown away. But will all this attention really be enough to give the world a better future? This seems to be the artist’s question, as well as that of the character portrayed from behind, as if he were incredibly intent on juggling all those differentiations that prevent him from living serenely.

The constant threats from above seem to be functional in generating a climate of constant warning about the risks that the earth would run if the rules were not respected, and yet a perplexity cannot help but emerge about how right it is for all the responsibility to be offloaded onto the people when wars, threats and much more considerable dangers to the environment continue to exist everywhere. In fact, in These aren’t fireworks, the couple in the lower margin of the artwork seems to be observing the flashes in the sky which, as the title suggests, do not belong to fireworks but to the bombings that in a part of the Old Continent, not far from us, are invading the skies of cities; the feeling is of disbelief, as if after so many years of peace and tranquillity one would not expect to take a leap back to the first half of the last century where whenever an explosion was heard, one did not think of pyrotechnics but rather of fleeing to a safe haven. The loving couple appears calm, as if they were not used, like previous generations, to feeling in danger, even in the face of an obvious threatening event. In this case, the material chosen is polycarbonate on which Franco Carletti has acted with water paint, precisely to give consistency to the concreteness of the circumstance, to give prominence to those flashes in the darkness of the explosions, and to instil in the observer a sense of the relativity of existence. Franco Carletti has behind him a long and profound artistic career that has seen him play a leading role in major events in the field, such as the Triennale delle Arti Visive in Rome in 2021 and the 59th Venice Biennale Grenada Pavilion; his artworks have been exhibited at the Pinacoteca Comunale di Castiglion Fiorentino, the Museum of Modern Art in Cortina D’Ampezzo, the Villa Reale in Monza and published in the main Italian contemporary art yearbooks. Some of his canvases are part of the Vittorio Sgarbi Graphics Collection and in the Collection of the Italian Embassy in Berlin.