Alcuni artisti mostrano una spiccata tendenza ad approfondire tutto ciò che appare e che costituisce solo la superficie del visibile, poiché secondo la loro sensibilità e la capacità di porsi in ascolto di quelle sottili e impercettibili energie tutto può avere una consistenza differente rispetto a quella riscontrabile solo a un primo sguardo; nel momento in cui esprimono questa loro capacità attraverso la pittura, lo stile che ne deriva è avvolto da un’aura quasi incantata, in bilico tra l’enigma racchiuso in ogni piega dell’esistenza e la malìa che si riceve nel momento in cui qualcuno, nel caso specifico l’autore di una tela, mette in evidenza tutto quel mondo sotterraneo ma percepibile e ne lascia intravedere la presenza. La protagonista di oggi trasforma la pittura in manifestazione di quella consapevolezza, di quella connessione tra la natura e l’essere umano in virtù della quale la parte più affiorante della vita lascia spazio alla vera essenza troppo spesso ignorata nell’incalzare della quotidianità.
La seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento furono un particolare periodo artistico durante il quale l’equilibrio estetico e la perfezione esecutiva cominciarono a perdere la loro rilevanza perché ciò che cominciava a divenire prioritario era il contatto dell’essere umano con la propria interiorità, con l’intuizione e la capacità di approfondire l’osservato attraverso l’unione della percezione e l’osservazione profonda di ciò che apparteneva alla realtà; in un’epoca in cui l’industrializzazione e le nuove scoperte tecnologiche spersonalizzavano l’uomo facendolo diventare parte di una catena di montaggio, gli artisti vollero puntare la loro attenzione sulla soggettività, su tutto ciò che non poteva essere riprodotto da un macchinario. Già intorno alla fine del Diciannovesimo secolo il Simbolismo mise in evidenza una connessione inspiegabile tra il sentire dell’individuo e la spiritualità celata in ogni singolo aspetto della realtà ma soprattutto della natura in cui l’uomo si trovava dunque a ricevere le sensazioni e i sottili messaggi, per poi decifrarli solo attraverso l’intuizione; i dipinti di Odilon Redon, delicati ma intrisi della magia dell’ambiente che circonda l’uomo, sono emblematici di un tipo di ascolto delicato e sensibile ma consapevole delle infinite possibilità che avvolgono il mondo e la natura. Contestualmente al Simbolismo cominciò a nascere però un altro movimento pittorico, inizialmente solo un pensiero teorico fuoriuscito dalle intuizioni dei Fauves francesi, che focalizzò la sua attenzione su quell’universo interiore dell’uomo, tanto quanto dell’autore di un’opera, trascurato in tutta l’arte precedente; l’Espressionismo, così fu chiamata l’evoluzione attenuata di quelle tinte forti e aggressive che contraddistinsero le tele di André Derain, Henri Matisse e Maurice de Vlaminck ma che non riuscivano a rappresentare quel senso di smarrimento, di angoscia e di irrequietezza che apparteneva ai primi decenni incerti del Ventesimo secolo, che dunque ebbe bisogno di essere trasformato e adeguato alle sensazioni più contemporanee all’epoca storica che si stava attraversando mettendo in luce le ansie e l’instabilità emozionale degli artisti che vi aderirono. Dunque non più la gamma cromatica decisa che era funzionale a rompere con l’armonia dell’arte del passato bensì un orientamento meno estremo dal punto di vista coloristico ma al contempo più irreale per quanto riguardava la rappresentazione dei volti e delle ambientazioni, come emerge dalle tele di Edvard Munch e Oskar Kokoshka da un lato e da August Macke ed Emil Nolde dall’altro. Lo stile pittorico dell’artista Marybel Salis, di origini sarde ma da molti anni residente a Londra, si pone come sintesi dei due movimenti artistici appena citati a cui viene aggiunto un tocco poetico che rende le sue opere ipnotiche e stranianti, quasi a tendere verso un Realismo Magico di cui emerge solo e unicamente l’atmosfera che avvolge gli sguardi dei personaggi o le ambientazioni immobili e silenziose sussurrate con un tocco delicato ed empatico.
L’Espressionismo si rivela attraverso la gamma cromatica irreale, con quella decontestualizzazione cromatica che da un lato sottolinea l’appartenenza dei suoi scorci o dei volti immortalati al regno delle emozioni, mentre dall’altro enfatizza il mondo di vivacità e di colori dentro cui l’artista vive; il Simbolismo di contro fuoriesce dalla sensazione che i paesaggi o i personaggi protagonisti delle sue tele siano in connessione con tutto ciò che accade loro intorno e proprio in virtù di quel legame sottile trasformano la loro essenza, il loro pensiero, quando a essere ritratte sono le persone, o il loro aspetto generale qualora a colpire l’attenzione della Salis sia un campo di fiori, o uno scorcio di un luogo conosciuto di cui emerge la sostanza più intima.
Il tratto pittorico è delicato nel descrivere gli occhi e gli atteggiamenti impliciti ma non presenta quelle caratteristiche di perfezione dell’incarnato o della resa dell’osservato che contraddistinguono il Realismo, perché a Marybel Salis non interessa dipingere una perfetta immagine bensì tutto ciò che dietro di essa si nasconde e che grazie alla sua capacità empatica e interpretativa si rivela all’osservatore; ciò che davvero conta è l’emozione che parte dal protagonista della tela, viene filtrato dalla soggettività dell’artista e infine raggiunge l’osservatore con tutta la forza comunicativa delle sensazioni che fluiscono dai colori, avvolgendolo.
La tela Lucio in Amsterdam è perfettamente rappresentativa di questo concetto poiché il ragazzo protagonista sembra essere immerso nell’atmosfera della città dal punto di vista interiore, la sua connessione è totale, quasi come se si sentisse a casa in un posto fino a poco prima sconosciuto; il suo sguardo esprime tranquillità e sicurezza, quasi per lui fosse normale trovarsi a vagare tra le vie e i canali di un luogo idilliaco quanto dinamico e soprendente per il senso di libertà che vi si respira, per le dimensioni contenute che consentono ai suoi cittadini di muoversi in biciletta rendendo così l’aria più respirabile. Ma ciò che fuoriesce in maniera chiara è anche il disorientamento del giovane uomo, come se osservando l’autrice della tela si stesse domandando come farà di lì a poco ad allontanarsi da quella città in cui si sente a casa; l’interazione con l’ambiente circostante è dunque totale al punto che la Salis sceglie di non descrivere i particolari dello sfondo bensì mette a tutta tela il volto del ragazzo, per sottolineare il senso di appartenenza che lo lega alla capitale olandese.
Nell’opera Portobello invece Marybel Salis mostra tutto il suo lato contemplativo ma al tempo stesso empatico nei confronti di un ambiente che conosce bene, perché è proprio in quel quartiere che ha sede il suo studio artistico, e che racconta attraverso le corde più emozionali, contestualizzandolo in un silenzio e in un’immobilità quasi irreale che appartiene alla sua anima più che alla realtà vivace e dinamica che invece caratterizza quella via. In questa tela tutto sembra fermo, persino l’auto al centro della strada sembra essere stata colta nel fermo immagine delle sensazioni dell’autrice. La gamma cromatica è decontestualizzata tanto quanto lo è la prospettiva e la collocazione degli oggetti nello spazio, come nel caso della pianta a lato della scaletta che conduce alla porta in primo piano a sinistra, che sembra essere letteralmente sospesa nel vuoto, quasi come se appartenesse alla fantasia della Salis, a un ricordo della Sardegna, sua terra di origine, fortemente legata al suo cuore e alla sua memoria emotiva.
Dunque il Simbolismo emerge dalle sue opere in maniera improvvisa e sorprendente, quasi come compisse delle incursioni impercettibili che solo a un secondo sguardo possono essere notate. Il dipinto Daniela in Dominican Republic mostra invece un altro aspetto della pittura di Marybel Salis, e cioè quell’approccio meno concentrato sul soggetto o sul semplice paesaggio privo della presenza umana poiché qui mette in stretta correlazione la donna osservata in lontananza con l’ambientazione naturale in cui è immersa. La ragazza è di spalle, non ha importanza il dettaglio del volto, ciò che deve essere messo in evidenza è quel contatto con la spiaggia, le palme e il cielo, che va a generare un benessere diffuso, una sensazione di libertà e di serenità che da un lato avvolge la protagonista in virtù della connessione profonda con l’ambiente, dall’altro arriva direttamente all’osservatore grazie alla capacità interpretativa dell’autrice che ne sa ricevere proprio quell’energia sottile essenziale a dare intensità alla scena descritta.
Marybel Salis si è laureata in Performing Arts a Londra nel 2001, successivamente ha frequentato corsi d’arte, design, vetro e gioielleria presso il North Kensington and Chelsea College. Nel corso della sua carriera, ha partecipato a numerose mostre collettive a Londra, ottenendo il riconoscimento di Dark Yellow Dot-Artist of the Month nell’agosto del 2019.
MARYBEL SALIS-CONTATTI
Email: marybelsalis@gmail.com
Sito web: www.healingtreasuresmarybelsalis.my.canva.site/
Facebook: www.facebook.com/Billionairesse
Instagram: www.instagram.com/marybelsalis/
Some artists show a marked tendency to delve into everything that appears and that constitutes only the surface of the visible, because according to their sensitivity and their ability to listen to those subtle and imperceptible energies, everything can have a different consistency to that which can only be found at first glance; when they express this ability through painting, the resulting style is enveloped in an almost enchanted aura, hovering between the enigma enclosed in every fold of existence and the malice that is received when someone, in this case the author of a canvas, brings out all that subterranean but perceptible world and lets one glimpse its presence. Today’s protagonist transforms painting into a manifestation of that awareness, of that connection between nature and the human being whereby the most surfacing part of life gives way to the true essence too often ignored in the rush of everyday life.
The second half of the 19th century and the first decades of the 20th century were a particular artistic period during which aesthetic balance and perfection of execution began to lose their relevance because what began to become a priority was the human being’s contact with his own interiority, with intuition and the ability to deepen the observed through the union of perception and the profound investigation of what belonged to reality; at a time when industrialisation and new technological discoveries depersonalised man by making him part of an assembly line, artists wanted to focus their attention on subjectivity, on everything that could not be reproduced by a machine. Already around the end of the 19th century, Symbolism highlighted an inexplicable connection between the feeling of the individual and the spirituality concealed in every single aspect of reality, but above all of nature, in which man therefore found himself receiving sensations and subtle messages, only to decipher them through intuition; Odilon Redon‘s paintings, delicate yet imbued with the magic of man’s surroundings, are emblematic of a type of listening that is delicate and sensitive yet aware of the infinite possibilities surrounding the world and nature. At the same time as Symbolism, however, another pictorial movement began to emerge, initially only a theoretical thought that spread out from the intuitions of the French Fauves, which focused its attention on that inner universe of man, as much as of the author of an artwork, neglected in all previous art; Expressionism, as it was called, was the toned down evolution of those strong, aggressive colours that characterised the canvases of André Derain, Henri Matisse and Maurice de Vlaminck, but which failed to represent that sense of bewilderment, anguish and restlessness that belonged to the first uncertain decades of the 20th century, and which therefore needed to be transformed and adapted to the more contemporary sensations of the historical era that was passing through, highlighting the anxieties and emotional instability of the artists who adhered to it. Hence no longer the decisive chromatic range that was functional to break with the harmony of the art of the past, but rather a less extreme orientation from a colouristic point of view but at the same time more unrealistic in terms of the depiction of faces and settings, as can be seen in the paintings of Edvard Munch and Oskar Kokoshka on the one hand and August Macke and Emil Nolde on the other. The pictorial style of the artist Marybel Salis, who is originally from Sardinia but has lived in London for many years, stands as a synthesis of the two artistic movements just mentioned, to which is added a poetic touch that makes her artworks hypnotic and alienating, almost tending towards a Magic Realism of which only the atmosphere emerges, enveloping the gazes of the characters or the motionless and silent settings whispered with a delicate and empathetic touch. Expressionism reveals itself through the unreal chromatic range, with that decontextualisation that on the one hand emphasises the belonging of her views or immortalised faces to the realm of emotions, while on the other emphasises the world of vivacity and colour within which the artist lives; Symbolism, on the other hand, emerges from the feeling that the landscapes or the characters in her canvases are connected to everything that happens around them, and it is precisely by virtue of that subtle link that they transform their essence, their thoughts, when it is people to be portrayed, or their general appearance when it is a field of flowers or a glimpse of a familiar place whose most intimate substance emerges. The pictorial stroke is delicate in describing the eyes and implicit attitudes but does not present those characteristics of perfection of the complexion or of the rendering of the observed that distinguish Realism, because Marybel Salis is not interested in painting a perfect image but rather everything that is hidden behind it and that is revealed to the observer thanks to her empathic and interpretative ability; what really counts is the emotion that starts from the protagonist of the canvas, is filtered by the subjectivity of the artist and finally reaches the observer with all the communicative power of the sensations flowing from the colours, enveloping him.
The canvas Lucio in Amsterdam is perfectly representative of this concept as the young protagonist seems to be immersed in the atmosphere of the city from an interior point of view, his connection is total, almost as if he felt at home in a place that was previously unknown to him; his gaze expresses tranquillity and security, almost as if it were normal for him to be wandering through the streets and canals of an idyllic and dynamic place, surprising for the sense of freedom that one can breathe there, for the small dimensions that allow its citizens to move around by bicycle, thus making the air more breathable. But what also emerges clearly is the young man’s disorientation, as if observing the author of the canvas he is wondering how he will soon get away from the city in which he feels at home; the interaction with the surrounding environment is therefore total to the point that Salis chooses not to describe the details of the background but instead places the boy’s face full frame on the canvas, to emphasise the sense of belonging that binds him to the Dutch capital. In Portobello, on the other hand, Marybel Salis shows all her contemplative but at the same time empathetic side towards an environment she knows well, because it is in that very quarter that her art studio is located, and which she recounts through the most emotional chords, contextualising it in an almost unreal silence and immobility that belongs to her soul rather than to the lively and dynamic reality that characterises that street. In this canvas everything seems still, even the car in the middle of the street seems to have been caught in the still image of the author’s feelings. The chromatic range is decontextualised as much as is the perspective and the placement of objects in space, as in the case of the plan on the side of the staircase leading to the door in the left foreground, which seems to be literally suspended in the void, almost as if it belonged to Salis‘ imagination, to a memory of Sardinia, her homeland, strongly linked to her heart and her emotional memory.
Thus Symbolism emerges from her artworks in a sudden and surprising manner, almost as if it were making imperceptible incursions that can only be noticed at a second glance. The painting Daniela in Dominican Republic, on the other hand, shows another aspect of Marybel Salis‘ painting, namely that approach that is less concentrated on the subject or on the simple landscape devoid of human presence, as here she closely correlates the woman observed in the distance with the natural setting in which she is immersed. The girl is seen from the back, the detail of her face does not matter, what must be emphasised is that contact with the beach, the palm trees and the sky, which goes to generate a diffuse well-being, a feeling of freedom and serenity that on the one hand envelops the protagonist by virtue of her profound connection with the environment, and on the other hand, it reaches the observer directly thanks to the author’s interpretative ability, who knows how to receive precisely that subtle energy that is essential to give intensity to the described scene. Marybel Salis graduated in Performing Arts in London in 2001. She subsequently attended courses in art, design, glass and jewellery at North Kensington and Chelsea College. Over the course of her career, she has participated in numerous group exhibitions in London, gaining recognition as Dark Yellow Dot-Artist of the Month in August 2019.
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