ROMA – Non ci sarà apertura per gli stabilimenti balneari e le attività di ristorazione e bar se il Governo adotterà i criteri individuati dall’Inail e dall’Istituto superiore di sanità per il contenimento del Covid-19. Si tratta di “condizioni insostenibili e molto più restrittive rispetto a qualsiasi altro ambito della vita sociale” che la CNA ha sottolineato nel corso dell’incontro tenuto con i ministri della Salute Roberto Speranza, dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e del Lavoro, Nunzia Catalfo.
“Le condizioni indicate nei due documenti rendono impossibile persino la copertura dei costi fissi – si legge in una nota della Cna – La distanza minima tra le file di ombrelloni di 5 metri e di 4,5 metri tra due della stessa fila è insostenibile. È necessario affidare ai gestori degli stabilimenti libertà operativa per la migliore organizzazione con misure differenziate sulla base del contesto in cui operano.
Per la parte ristorazione la maggiore criticità riguarda il distanziamento: prevedere uno spazio di 4 metri quadrati per ciascun cliente, con una distanza fra i tavoli non inferiore ai 2 metri, significa condannare senz’appello l’intera categoria. Tali condizioni causeranno la chiusura della stragrande maggioranza delle attività, e in particolare della quasi totalità delle gastronomie artigiane, con gravissime ripercussioni sull’occupazione e una ricaduta tragica su tutta la catena agroalimentare italiana”.
CNA ribadisce “l’assoluta esigenza di tutelare la salute dei cittadini e di garantire la ripresa delle attività economiche già fortemente provate dal periodo di blocco”. La Confederazione si è “immediatamente mobilitata mettendo in campo ogni risorsa per assicurare le migliori condizioni di sicurezza per imprenditori, lavoratori e clienti. Per questo sarebbe stato auspicabile un confronto sistematico con gli organismi tecnici e la politica per l’elaborazione di Linee guida che devono tener conto delle peculiarità del sistema delle imprese. È indispensabile, in vista degli imminenti provvedimenti per la riapertura, che il confronto tra Governo e parti sociali sia improntato al buon senso, conciliando le raccomandazioni tecnico-scientifiche con le caratteristiche delle imprese e la necessaria tenuta del sistema economico”.