Federico Mecozzi, ci parla del nuovo singolo “Breeze”

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federico mecozzi

“Penso a quella brezza leggera che ci solleva e ci trasporta in giro per il mondo, collegando e mescolando tutto e tutti”

Breeze’ (Warner Music Italy) è il nuovo singolo del violinista e compositore Federico Mecozzi, in uscita su tutte le piattaforme digitali e in radio dal 29 gennaio. Breeze (prodotto da Cristian Bonato) è un brano dall’andamento incalzante e leggero. Federico Mecozzi ci ha gentilmente concesso un’intervista.

‘Breeze’ è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

“Breeze” è il primo di una nuova serie di brani che andranno più avanti a formare il mio nuovo album. L’intero mio progetto (iniziato con “Awakening”, il primo album uscito nel 2019) si basa sulla musica strumentale che scrivo e che vede al centro, quasi sempre, il violino. Quello che amo fare, però, è circondare spesso il timbro del violino con sonorità diverse, che spaziano dagli archi ai sintetizzatori, dalle corde al pianoforte, dalle percussoni a ritmiche più elettroniche. In questo caso, vedo “Breeze” quasi come una canzone, cantata dal violino, che parla di viaggio: una brezza che possa trasportare chi ascolta da qualunque parte.

A cosa è dovuta la scelta dell’andamento incalzante e leggero del brano?

Il brano è in effetti nato così, improvvisando e pensando ad un trasporto non solo della mente ma anche fisico, con un andamento ostinato ma leggero, quasi immaginando un corpo privo di gravità che aleggia e scruta tutto il mondo, l’universo.

Il singolo ha anche un videoclip, com’è impostato?

Il videoclip è per me una sorta di maggiore concretizzazione di questo tema del viaggio. Il viaggio è un’esperienza che ho la fortuna (anche se ovviamente non in questo momento storico) di vivere ripetutamente grazie ai concerti in giro per il mondo. Questo video è un montaggio di vari momenti e luoghi toccati durante l’ultimo tour di Ludovico Einaudi prima che tutto si interrompesse, una sorta di diario di viaggio, interrotto però a marzo 2020 dall’inizio della pandemia. Istanbul, Londra, Sydney, Singapore sono le città in cui mi porta questa brezza, e che nel progetto originario sarebbero dovute essere molte di più.

Ti sei avvicinato giovanissimo al mondo della musica, com’è scattata la scintilla?

Sin da piccolissimo ho sempre respirato tantissima musica in casa, avendo dei genitori non musicisti ma molto appassionati. Da bambino ascoltavo, tra tante altre cose, i cantautori italiani, ed è stato proprio per il desiderio di imparare a suonare e cantare le canzoni di De André che ho deciso a 5 anni di studiare la chitarra. Per parecchi anni sono stato convinto che avrei fatto il cantautore e, anche se poi ho cambiato prospettiva, il sogno della musica era già molto vivo. E’ invece arrivato, a 12 anni, l’istinto di imparare a suonare il violino, e quindi il conservatorio, lo studio della direzione d’orchestra, la passione per la composizione e l’arrangiamento. Gradualmente la musica si è trasformata in un lavoro, partendo dalle prime esperienze con il liscio romagnolo e la musica da ballo, per arrivare alla meravigliosa collaborazione con Einaudi e a tanti altri progetti che oggi costituiscono un bagaglio per me ricchissimo, di cui il mio progetto solista è ovviamente il più bel coronamento.