FAVIGNANA – “Proprio ora che finalmente si parlava di GreenPass, ora che il Governo aveva riaperto alla possibilità di concerti all’aperto ed al chiuso, ora che soprattutto nel centro/nord Italia molte stagioni e festival sono ripartite, dover rinunciare suona come una dolorosa beffa. Siamo stati i primi in Italia a credere nella ripresa, dimostrando coraggio, tenacia, un pizzico di follia, capacità di previsione… Ad oggi, a 4 settimane dalla data di inizio, non esiste una delibera, una lettera intestata, un foglio del Comune di Favignana su Festivalflorio. Nel Novembre 2020 e di nuovo nel Gennaio 2021 protocollammo il Progetto con costi, ospiti, date, scadenze, previsioni di visibilità: 3 pagine in estrema chiarezza, che temo nessuno abbia mai letto. Da allora tante ore al telefono, tante chat, tanti messaggi con il Comune: correggere, migliorare, invitare ulteriori artisti, poi improvvisamente ridurre, tagliare, cancellare per non disturbare gli altri Festival, poi di nuovo reinserire, rilanciare, come fossimo sull’ottovolante”.
Così Giuseppe Scorzelli, direttore artistico del Festivalflorio. “Abbiamo bruciato così mesi e mesi di lavoro di staff, di contatti, di approcci con artisti quasi inarrivabili per le finanze a disposizione, mettendo in gioco la mia credibilità di 20 anni di Direttore Artistico in Italia – aggiunge – Tutto questo lavoro sulla promessa di qualcosa di scritto che presto sarebbe arrivato… Alla notizia della presenza sull’isola di Oliver Stone, gli sponsor sono accorsi; unico assente, il Comune, che mi veniva rappresentato come paralizzato, senza bilancio, con la Finanza a controllare ogni singolo foglio dopo gli ultimi fatti di cronaca… Da par suo la Regione, dimostrando che in Italia cambiano i partiti ma i risultati non cambiano, pensava bene di “stralciare” il bando Rete Festival 2020: tempo perso”.
Intanto “le prenotazioni aeree fatte dalla nostra Agenzia scadevano, le possibilità di ottenere prestiti senza una delibera sfumavano. Come l’ultima sigaretta di Zeno Cosini, negli anni ho tanto amato Festivalflorio da farne una malattia non curabile: nonostante dichiarassi che il successivo sarebbe stato l’ultimo anno, ogni volta ci ricascavo. Perché fare Festivalflorio è solo un grande folle atto d’amore: non volevamo fare come altri che mordono la mela e poi fuggono, lasciando macerie e conti impagati, Ma volevamo fare un Festival duraturo, stabile, culturale, che destagionalizzasse, e a tal pro ho sempre voluto che non ci fosse mai alcun tornaconto economico personale”.
Soprattutto “un Festival internazionale, premiato da 7 anni consecutivamente dalla Comunità europea, un festival che aiutasse a portare il nome di Favignana al di fuori dei confini nazionali, perchè c’è una platea sconfinata all’estero di turisti completamente all’oscuro delle Egadi, e che scelgono invece di Rimini, il Lago di Garda, la Toscana”. Un “atto d’amore”, dice Scorzelli, “che con oggi giunge alla conclusione: vivo e lavoro in Germania, per anni ho utilizzato parte delle mie ferie e dei miei denari per realizzare Festivalflorio; ma l’Italia ti sfianca, sopporta e incentiva la mediocrità ma disprezza il talento, ed ora è giunto il momento dell’ultima sigaretta. Ringrazio tutti quanti negli anni ci hanno supportato, a partire dai tanti fan del Festival”.