ROMA – Dal 29 aprile al 3 giugno la Galleria Varsi di Roma – tra le più giovani realtà che producono street culture nella Capitale – ospiterà la mostra personale dello street artist australiano Fintan Magee “The Backwaters. Stories from the Endless Suburbia.”
Conosciuto internazionalmente per i suoi murales realizzati nelle migliori gallerie e festival di street art, dall’Indonesia alla Colombia, dalla Russia agli Stati Uniti, il lavoro di Magee si focalizza su un’iconografia legata all’infanzia, inserendo personaggi all’interno di un contesto urbano emarginato e sospeso tra il sogno e la realtà.
Dopo aver iniziato la sua carriera d’artista come writer per le strade di Brisbane, Magee si avvicina sempre più ai dipinti murali, stile iconico che lo ha consacrato internazionalmente. Le sue opere di grandissime dimensioni, realizzate sui palazzi delle periferie, mescolano motivi surreali e figurativi.
In occasione della mostra, gli spazi della galleria accoglieranno le memorie d’infanzia dell’artista che attraverso le sue opere ci accompagna indietro nel tempo, negli anni ‘90 in Australia, suo paese natale, raccontandoci le storie dei suoi abitanti che vivono i luoghi emarginati della “cultural backwater”. Tra le opere su carta con acrilico e olio, le tele con tecnica mista, e diversi sketch primeggia al centro dello spazio espositivo la scultura in gesso a grandezza naturale di un bambino che accidentalmente cade dalla bicicletta, un avvenimento che ricorda non solo l’infanzia dell’artista ma un po’ quella di tutti.
L’artista narra con gli occhi di un bambino quella che una volta era la periferia di Brisbane, un luogo isolato dove in poche miglia convivevano culture e religioni provenienti dalle parti più disparate del mondo. Italiani, Indiani, Filippinini, Aborigeni, Maori, Vietnamiti, Greci, Pachistani abitavano le stesse vie ed i loro bambini condividevano le prime esperienze di vita.
Magee vede il suo lavoro come strumento per raccontare storie a carattere umoristico, toccando indirettamente temi importanti quali l’impatto della società dei consumi sull’ambiente, la migrazione e l’emarginazione sociale. Raffigurando oggetti e luoghi abbandonati, individui emarginati dalla società, l’artista accompagna lo spettatore in un viaggio nelle periferie del mondo, dove l’occhio del turista non arriva.
“Amo dipingere per strada, perché l’arte si integra con la quotidianità stimolando la gente ad avere un parere sull’arte”, afferma l’artista che realizzerà un murales nel quartiere Primavalle, in collaborazione con il collettivo Muracci Nostri.