Formazione, chi non si dà da fare rimane indietro o non trova il lavoro

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formazioneÉ come se qualcuno avesse improvvisamente alzato l’asticella di una spanna. Per tutti, dagli alti dirigenti fino all’ultimo dei fattorini. Oggi chi non si dà da fare per migliorare la propria formazione e imparare a saltare più in alto rischia di rimanere indietro nella carriera. O, peggio ancora, di non riuscire a ritrovare un lavoro se perde il posto: non è un caso che la riforma Fornero stringeva il legame tra sussidi monetari erogati a chi rimaneva senza occupazione corsi di riqualificazione.

Regioni e Province, infatti, propongono corsi professionali in diversi settori, finanziati con fondi pubblici. Per chi è costretto a cambiare completamente settore esistono anche corsi professionalizzanti attivati dalle Province in base alla reale domanda sul territorio.

Ma la riforma Fornero prevedeva anche il sostegno pubblico alla formazione permanente con il coinvolgimento di enti e istituzioni del territorio per incentivare tutti a migliorare le proprie competenze. Secondo l’Isfol, nel 2011 in Italia solo per il 5,5 per cento degli adulti aveva frequentato un corso di riqualificazione contro il 9,2 per cento della media Ue.

Il vero problema dell’Italia, finora, è stato però quello della scarsa efficacia della formazione professionale. Basta pensare agli innumerevoli scandali che si sono registrati nel corso del tempo sui soldi spesi da Regioni e Province per i corsi professionali, spesso occasione di utilizzo senza criterio o con criteri unicamente clientelari dei fondi dell’Unione europea.

Un esempio virtuoso di formazione tecnica, più vicina alle necessità del mondo produttivo, è quello di istituti tecnici superiori (Its). Più avanzati degli istituti professionali (l’iscrizione infatti è prevista solo dopo il diploma di studi secondari come alternativa all’università), cercano di coniugare teoria e pratica. Le aziende scrivono il programma insieme a scuole e università, a cui si uniscono per i tramite di fondazioni. I corsi degli istituti tecnici superiori durano due anni e costano relativamente poco, visto che si paga soltanto una tassa d’iscrizione. In Italia, ne sono nati circa 80. Una non tanto recente legge di stabilità approvò uno specifico fondo statale per questi istituti di enti locali di 15 milioni d’euro all’anno a cui si aggiunsero i finanziamenti di enti locali e imprese.