Entrare in dialogo con tutto ciò che appartiene al mondo interiore, alla connessione di quella dimensione impalpabile che unisce le profondità del sentire all’universo esterno, rappresenta una tendenza naturale per tutti quegli artisti che vivono l’arte come un momento di introspezione, di meditazione e di riflessione a seguito di cui poter manifestare la loro espressività in maniera spontanea e fortemente legata a quel cammino interiore. Questo tipo di approccio pittorico contraddistingue l’artista francese Achao che lega il suo stile espressionista astratto alla forza della spiritualità delle filosofie orientali ma anche alla magia della musica, primo passo fondamentale per lasciarsi andare all’armonia con tutto ciò che circonda l’essere umano.
L’Espressionismo Astratto è stato un movimento che ha dettato le regole dell’arte moderna in una fase in cui l’Arte Informale dei primi decenni del Novecento sembrava essersi arenata all’interno del suo stesso voler escludere ogni emozione soggettiva dalle sue linee guida e soprattutto nel rimanere dentro i rigidi schemi geometrici determinati dai colori primari, e dove l’Arte Figurativa, pur nella sua riattualizzazione, non riusciva a tenere lontana la necessità di alcuni autori di continuare a restare legati a una dimensione più indefinita. L’introduzione del sentire dell’artista indusse gli ideatori del movimento, tra cui Jackson Pollock e Mark Rothko, a lasciare agli aderenti al movimento la piena libertà stilistica ed esecutiva purché a emergere fosse la loro interiorità, a volte più impulsiva, altre più meditata, e alcune più orientata a mantenere una sottile figurazione. Diffusosi rapidamente dagli Stati Uniti in Europa, l’Espressionismo Astratto divenne addirittura una fase di passaggio di alcuni autori, tanto quanto lo fu di arrivo per altri, come nel caso del periodo tardivo di Henri Matisse che, divenuto invalido e costretto sulla sedia a rotelle, scelse di semplificare il suo stile riconducendolo a forme astratte, sempre con un forte legame con la natura che aveva sempre contraddistinto la sua produzione artistica, ma realizzate con la creazione di forme ritagliate e poi applicate sulle grandi tele secondo la tecnica del collage. Probabilmente fu proprio il genio Fauves a ideare i primi prototipi di stencil attualmente utilizzati in maniera completamente diversa ma pur sempre provenienti da un’azione preliminare dell’artista funzionali a preformare figure più o meno realistiche dando vita a un vero e proprio nuovo mezzo esecutivo. Lo stile dell’artista francese Achao si ispira esattamente a questo concetto esecutivo di Henri Matisse, che vede alla sua base la creazione degli stencil di cui si avvale per realizzare le sue tele così come il forte legame con la naturalità che però in lui si approfondisce e scende verso un’introspezione meditativa che lo mette in contatto con le energie sottili che dalla natura si sprigionano per raggiungere l’essere umano esattamente come avviene in quelle filosofie orientali da lui apprese durante i numerosi viaggi verso i paesi dove l’essere umano è inteso come emanazione del divino, come personalità capace, attraverso un percorso di consapevolezza, di evolvere spiritualmente e tornare verso il perfetto equilibrio della divinità.
La produzione più recente di Achao si sviluppa attraverso tre temi principali, quello della natura evidente nelle evocazioni di foglie che lo avvicinano alle opere dell’ultimo periodo di Henri Matisse così come l’universo nel suo insieme, le stelle, la forma dei corpi che scivolano; i Mandala in cui predomina la forma circolare poiché l’artista prende in considerazione la perfezione del cerchio interno; e infine i Vahana di forma rettangolare che si spingono verso l’alto perché nell’Induismo costituiscono il veicolo della divinità, il mezzo attraverso il quale gli individui possono portarla a sé moltiplicandone i poteri.
Non solo, ciò che accomuna tutte le opere di Achao è l’evocazione della musica sia nei titoli e sia nelle forme che sembrano letteralmente fluttuare sulle grandi tele dove lui agisce con i colori acrilici sovrapponendo diversi strati di forme che danno la sensazione del movimento; anche in questo dunque è riscontrabile il legame con Matisse, che dedicò due tra le sue più rilevanti tele del periodo Fauves alla musica e alla danza, e che si manifesta nell’arte di Achao con forme astratte e in trasparenza, a dispetto delle tonalità forti e decise scelte per ogni strato. La musica classica è protagonista assoluta di tutti i titoli delle sue opere, perché è grazie al suo accompagnamento che l’interiorità si predispone all’apertura verso un passaggio nuovo, più spirituale e di dialogo con quel mondo inconsapevole che necessita un costante lavoro di approfondimento per riuscire a emergere.
I trittici della serie Pantha Rei, in greco antico “tutto scorre”, evocano dunque il concetto filosofico del fluire costante che corrisponde all’inevitabile trasformazione che tutto subisce, dall’essere umano alla natura stessa, e possono far pensare ai progetti delle vetrate delle chiese realizzati da Matisse. Il risultato genera una sensazione di immersione all’interno di queste grandi tele, lasciate da Achao libere, prive cioè di telaio, proprio per permettere all’osservatore di sentirsi avvolto dalla gamma cromatica scelta dall’artista, compiendo dunque un’esperienza coinvolgente al punto di sentirsi all’interno di una dimensione superiore. La serie dei Mandala attrae invece per le forme circolari, declinate con differenti sfumature dove all’interno sono presenti le immancabili foglie stilizzate che contraddistinguono il lavoro di Achao, e che rappresentano il luogo sacro dove l’individuo trova il suo centro spirituale, così come indicato dalla religione buddista; la tradizionale raffigurazione del Mandala è di forma quadrata ma l’artista sceglie di raccontarne solo il centro, il momento di contatto più profondo, lo stesso che viene sollecitato nel momento in cui ci si pone davanti alle sue grandi opere ipnotiche.
Ma di fatto la forma circolare si lega anche alle miniature dell’Arte Sacra, o alle aureole dei Santi, come a sottolineare così la trasversalità del messaggio religioso, quel tendere verso un’elevazione che a seconda della dottrina che si sceglie di seguire si può trovare dentro o al di fuori di sé, ma sempre costituisce un percorso necessario per vivere un’esistenza più piena e serena. La presenza della forma sferica induce dunque l’osservatore a porsi istintivamente in contatto con la sua parte spirituale, con l’innata tendenza umana a trovare un senso a tutto ciò che appartiene alla vita, più soggettivizzante nelle religioni orientali e più orientate a trovarlo al di fuori del sé invece in quelle occidentali, ma comunque generatrici di una coscienza più forte. La terza serie, quella dei Vahana, legata all’Induismo conduce invece l’osservatore all’interno di un universo che, differentemente dagli altri due, tende verso l’alto; le tele strette e verticali rappresentano quel percorso, o forse sarebbe meglio dire veicolo, di ascesa che è possibile compiere nel momento in cui ci si pone in ascolto di quei messaggi sottili che attraverso la natura sopraggiungono dal divino fino a sollecitare un’elevazione impensabile senza il contatto con quella spinta irresistibile.
Attraverso i Vahana l’anima può liberarsi dai propri stessi limiti e può permettere alle energie dello spirito di liberarsi e di andare a generare quel nuovo modo di guardare tutto ciò che accade in maniera differente, nella consapevolezza di un’immortalità che non appartiene al corpo, cambiando così completamente lo sguardo sul mondo. L’intreccio delle forme stilizzate di Achao appare dunque più intricato verso il basso ma sembra assumere maggiore consistenza man mano che salgono verso l’alto, come se attraverso il processo di salita tutto divenisse più chiaro, più comprensibile perché ci si avvicina alla massima evoluzione del sé. È in quest’ultima serie produttiva che l’artista si misura con forme nuove, più innovative, che egli stesso definisce bolle e che infondono la sensazione di una maggiore ariosità, una fluttuazione più immateriale, riferendosi dunque a un universo di emozioni, di spiritualità profonda e al tempo stesso di spostamento dei concetti che sembrano essere interconnessi, tra le persone ma anche all’interno di un unico soggetto in grado di abbattere le barriere interiori e porsi in maniera aperta e ricettiva verso quelle inedite possibilità che appaiono appunto come bolle di sensazioni e di conoscenza.
A partire dal 29 maggio 2024 Achao sarà impegnato in una serie di mostre sia in Italia che in Francia – Istituto Francese e Galleria Angelica a Roma, Sala espositiva Richard Casteau a Roussillon en Provence, Campus e Cupola di Saint-Jean. UCLY, Università Cattolica di Lione -, dove mostrerà al pubblico le sue personali e affascinanti interpretazioni della spiritualità e di un Espressionismo Astratto che con lui diviene coinvolgente percorso immersivo all’interno del proprio io ma anche di una dimensione mistica che non può fare a meno di conquistare l’osservatore.
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Entering into a dialogue with everything that belongs to the inner world, connecting that impalpable dimension that unites the depths of feeling with the outer universe, is a natural tendency for all artists who experience art as a moment of introspection, meditation and reflection, after which they can manifest their expressiveness in a way that is spontaneous and strongly linked to this inner journey. This type of pictorial approach distinguishes the French artist Achao, who links his abstract expressionist style to the spiritual force of Eastern philosophies, but also to the magic of music, the first fundamental step in letting oneself go into harmony with everything that surrounds the human being.
Abstract Expressionism was a movement that dictated the rules of modern art in a phase in which the Informal Art of the first decades of the 20th century seemed to have become deadlocked within its own desire to exclude all subjective emotion from its guidelines and above all in remaining within the rigid geometric schemes determined by primary colours, and where Figurative Art, even in its updating, could not keep away the need of some authors to continue to remain tied to a more indefinite dimension. The introduction of the artist’s feeling induced the movement’s creators, including Jackson Pollock and Mark Rothko, to allow the movement’s adherents full stylistic and executive freedom as long as their interiority emerged, sometimes more impulsive, sometimes more meditated, and some others more oriented towards maintaining a subtle figuration. Spreading rapidly from the United States to Europe, Abstract Expressionism even became a transitional phase for some artists, as much as it was an arrival phase for others, as in the case of the late period of Henri Matisse who, having become an invalid and confined to a wheelchair, chose to simplify his style by leading it back to abstract forms, always with a strong connection to nature, which had always characterised his artistic production, but made by creating shapes cut out and then applied on large canvases using the collage technique. It was probably the Fauves genius who devised the first stencil prototypes that are currently used in a completely different way but still originate from a preliminary action by the artist to pre-form more or less realistic figures, giving rise to a true new medium of execution.
The style of the French artist Achao is inspired by Henri Matisse‘s concept of execution, which is based on the stencils he uses to create his canvases, as well as the strong link with naturalness, which, however, deepens in him and descends towards a meditative introspection that puts him in contact with the subtle energies that emanate from nature to reach the human being, just as happens in those oriental philosophies he learnt during his numerous journeys to countries where the human being is understood as an emanation of the divine, as a personality capable, through a path of awareness, of evolving spritually and returning towards the perfect balance of divinity. Achao‘s most recent production is developed through three main themes, that of nature evident in the evocations of leaves that bring him close to the works of Henri Matisse‘s last period, as well as the universe as a whole, the stars, the shape of gliding bodies; the Mandalas in which the circular shape predominates because the artist considers the perfection of the inner circle; and finally the rectangular Vahanas that reach upwards because in Hinduism they constitute the vehicle of divinity, the means by which individuals can bring it to themselves, multiplying its powers. Not only that, what is common to all of Achao‘s paintings is the evocation of music both in the titles and in the shapes that seem to literally float on the large canvases where he works with acrylic paints superimposing different layers of shapes that give the sensation of movement; the link with Matisse, who dedicated two of his most important canvases of the Fauves period to music and dance, can also be seen in this, and is manifested in Achao‘s art with abstract and transparent forms, despite the strong and decisive tones chosen for each layer. Classical music is the absolute protagonist of all the titles of his artworks, because it is thanks to its accompaniment that the interiority is predisposed to open up towards a new, more spiritual passage and dialogue with that unconscious world that needs constant work to emerge. The triptychs of the series Pantha Rei, ‘everything flows’ in ancient Greek meaning, thus evoke the philosophical concept of the constant flowing that corresponds to the inevitable transformation that everything undergoes, from human beings to nature itself, and may bring to mind the designs of the stained-glass windows of churches created by Matisse. The result generates a sensation of immersion within these large canvases, left by Achao free, i.e. without a frame, precisely to allow the observer to feel enveloped by the chromatic range chosen by the artist, thus fulfilling an immersive experience to the point of feeling inside a higher dimension. The Mandala series, on the other hand, attracts with its circular shapes, declined in different shades where inside there are the unfailing stylised leaves that distinguish Achao‘s work, and which represent the sacred place where the individual finds his spiritual centre, as indicated by the Buddhist religion; the traditional representation of the Mandala is square in shape but the artist chooses to tell only its centre, the moment of deepest contact, the same that is solicited when standing in front of his great hypnotic paintings. But in fact the circular form is also linked to the miniatures of Sacred Art, or to the haloes of saints, as if to emphasise the transversality of the religious message, that tendency towards an elevation that, depending on the doctrine one chooses to follow, can be found inside or outside oneself, but always constitutes a necessary path to live a fuller and more serene existence.
The presence of the spherical form thus induces the observer to instinctively put himself in contact with his spiritual side, with the innate human tendency to find meaning in everything that belongs to life, which is more subjectivizing in oriental religions and more oriented towards finding it outside the self in western ones, but nonetheless generates a stronger conscience. The third series, that of the Vahana, linked to Hinduism, instead leads the observer inside a universe that, unlike the other two, tends upwards; the narrow and vertical canvases represent that path, or perhaps it would be better to say vehicle, of ascent that is possible when one listens to those subtle messages that through nature come from the divine to the point of soliciting an unthinkable elevation without contact with that irresistible thrust. Through the Vahana, the soul can free itself from its own limitations and can allow the energies of the spirit to free itself and go on to generate that new way of looking at everything that happens in a different way, in the awareness of an immortality that does not belong to the body, thus completely changing the way we look at the world. The interweaving of Achao‘s stylised forms thus appears more intricate towards the bottom but seems to take on greater consistency as they ascend upwards, as if through the process of ascending everything becomes clearer, more comprehensible as one approaches the maximum evolution of the self. It is in this last production series that the artist measures himself with new, more innovative forms, which he himself defines as bubbles and which infuse the sensation of a greater airiness, a more immaterial fluctuation, thus referring to a universe of emotions, of deep spirituality and at the same time of shifting concepts that seem to be interconnected, between people but also within a single subject able to break down inner barriers and to be open and receptive to those unprecedented possibilities that appear precisely as bubbles of sensations and knowledge, which he himself defines as bubbles and which infuse the sensation of a greater airiness, a more immaterial fluctuation, thus referring to a universe of emotions, of deep spirituality and at the same time of shifting concepts that seem to be interconnected, between people but also within a single subject able to break down inner barriers and to be open and receptive to those unprecedented possibilities that appear precisely as bubbles of sensations and knowledge.
Starting on 29 May 2024, Achao will be involved in a series of exhibitions both in Italy and France – Institut Français and Galleria Angelica in Rome, Richard Casteau Exhibition Hall in Roussillon en Provence, Saint-Jean Campus and Dome. UCLY, Université Catholique de Lyon -, where he will show the public his personal and fascinating interpretations of spirituality and an Abstract Expressionism that with him becomes an immersive journey within the self but also a mystical dimension that cannot fail to captivate the observer.
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