Le emozioni sono la base di partenza imprescindibile per tutto quel ramo dell’arte moderna e contemporanea che ha voluto sottolineare il ruolo fondamentale dell’individualità, della soggettività all’interno di un contesto che troppo spesso tendeva, e tutt’ora tende, a privilegiare l’apparenza e la corsa verso il progresso e verso la tecnologia a discapito di un’interiorità che tuttavia esiste e ha bisogno di manifestarsi. Quando poi le emozioni si legano a un mondo idilliaco e sognante il risultato è quello di sollevare e condurre l’osservatore verso una dimensione da cui si sente avvolto; questa è la caratteristica delle opere della protagonista di oggi.
La ricerca del colore intenso, forte, aggressivo e a volte violento dei pittori Fauves, che si distinsero da quelli aderenti all’Impressionismo per una necessità di distaccarsi dall’oggettività privilegiando l’intensità di sensazioni in virtù della quale avevano bisogno di sconvolgere e semplificare le forme, appiattire la prospettiva, per esprimersi liberamente e impulsivamente, è stata una traccia fondamentale ed essenziale per il successivo Espressionismo che ne ha preso le linee guida pur assumendo caratteristiche differenti. Gli espressionisti infatti, in particolar modo gli artisti tedeschi, infondevano nelle loro opere un senso di angoscia esistenziale, di disagio psicologico dovuto all’oggettiva situazione sociale e politica di quel tempo; vi furono tuttavia in Francia, molti pittori che rivisitarono l’intenzione di base dell’Espressionismo ricollegandosi cromaticamente al precedente movimento dei Fauves e rendendo le loro opere decisamente più legate a emozioni positive e a volte anche fiabesche e sognanti. Le emozioni positive e rasserenanti sono legate a Paul Gauguin, che dipingeva a memoria semplificando ed eliminando particolari e affidandosi al colore puro, seppur attenuato nell’intensità, come mezzo narrativo necessario a descrivere le immagini, tanto quanto le atmosfere sognanti e fiabesche appartenevano a uno dei massimi esponenti dell’Espressionismo Onirico, Marc Chagall. Il grande maestro del Novecento riuscì perfettamente a sintetizzare l’energia dei colori, fondamentale chiave di lettura della poetica espressionista, con un mondo ideale, quello fatto di atmosfere romantiche e incantate di una quotidianità che riusciva a rendere straordinaria, di piccoli gesti familiari che grazie al suo sguardo fanciullesco si trasformavano in momenti indimenticabili di vita felice e serena. È proprio in questo sguardo sereno, rapito dal bello e dalle emozioni positive con cui ogni giorno si può scegliere di vivere, anziché soffermarsi sul negativo che tende solo a incupire tutto ciò che appartiene al normale ordine delle cose, che la pittura di Francesca Ghidini, artista mantovana, si avvicina e trova dei punti in comune con quella del grande maestro russo di origini ebree. Come Chagall la Ghidini racconta di sentimenti puri, non contaminati dalla contingenza bensì elevati verso il sogno, verso un etereo che sottolinea la sua tendenza a un ritorno alla semplicità, a quella forza straordinaria che solo nell’immateriale dell’anima e del ricordo riesce a realizzarsi e prendere forma.
La gamma cromatica è forte, decisa, pur essendo all’occorrenza mitigata e talvolta sfumata per infondere nell’osservatore la sensazione di trovarsi in una dimensione sospesa tra visione e realtà, tra ricordo e chimera, tra ciò che è stato e ciò che potrà ancora essere.
Indissolubile per la Ghidini, il legame tra l’uomo e il sentimento, l’emozione, tutto ciò che lo astrae dalla razionalità di cui è fatta la quotidianità per indurlo a soffermarsi e navigare in quell’intimo che ha a sua volta bisogno di sopravvivere e di far sentire la sua voce.
L’opera Fili di emozioni è emblematica di quanto ogni persona sia avvolta da una rete emozionale che, anche se inconsapevolmente, fuoriesce legandola a qualcuno senza che ve ne sia un motivo logico; è proprio questo il nodo su cui desidera soffermarsi Francesca Ghidini, cioè che non si può dare un senso a qualcosa di irrazionale eppure altrettanto forte delle ragioni della mente. I due personaggi sono uno di fronte all’altro ma sembrano quasi increduli nell’accogliere quell’irragionevole forza che li induce a tenersi la mano.
Così come nella tela Ad un passo da te, dove la forza dell’emozione non solo travolge i protagonisti ma sembra costringerli ad avvicinarsi nonostante l’iniziale lontananza, come se i fili materici che la Ghidini inserisce nel dipinto, costituissero i percorsi effettuati prima di giungere a quell’incontro evocativamente deciso dalla forza magnetica del destino; anche in questo caso l’impatto emotivo sembra essere protagonista più dei personaggi stessi, perché in fondo, sembra dire l’artista, l’essenza interiore è quella che alla fine ha sempre la voce più alta. È un universo a due quello della Ghidini, in cui lo Yin non può esistere senza lo Yang, dove la completezza di due essenze distinte dà vita a una terza identità che diviene fusione, vicinanza, sostegno e condivisione di sguardi e di desideri, trasportando l’umano verso una dimensione ideale proprio in virtù dell’elevazione generata da un sentimento grande, eterno.
I colori di un amore, Insieme per un sogno, l’opera in copertina articolo, e Mondi diversi rappresentano l’anelito della Ghidini verso una realizzazione emotiva che è imprescindibile dalla stessa esistenza, che non riesce a concretizzarsi davvero finché non si incontra quell’unione che spesso si cerca per un’intera vita e di cui si sente la mancanza pur non conoscendola, non ancora.
Quando cessa di narrare l’amore Francesca Ghidini conferma il suo anelito, la sua inclinazione verso la completezza dell’essere che a volte ha bisogno di combattere per trovare la propria strada, come sussurrato nell’opera L’angelo guerriero, in cui la donna protagonista sembra essere in procinto di effettuare un percorso complesso verso la conoscenza di sé e dei propri desideri, anche attraverso la lotta se necessario. Nel corso della sua carriera artistica Francesca Ghidini ha partecipato a moltissime mostre collettive in Italia e all’estero – New York, Bruges, Barcellona, Madrid, Manila, sono solo alcune delle città dove ha esposto le sue opere -, ha vinto innumerevoli premi artistici ed è stata scelta dalla Fondazione Costanza per diventare Art designer per capi di abbigliamento prodotti dalla Costanza House of Fashion.
FRANCESCA GHIDINI-CONTATTI
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