Francesco Totti – L’ultimo “imperatore” della città eterna

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Oggi Francesco Totti giocherà l’ultima partita con la maglia della Roma dopo venticinque anni di carriera, questo è il nostro omaggio

Il mio nome è Francesco Totti, l'ottavo Re di Roma
Fonte foto: Profilo Instagram Fan Page Francesco Totti

Nelle notti di fine Maggio si fa una fatica tremenda a prendere sonno, il caldo e i pensieri scaldano la testa a tal punto da tenerla sveglia. Nelle notti cosi esiste un non luogo, un posto sicuro dove tutti amano rifugiarsi per immaginare e spaziare senza bisogno di pensare, i sogni. É impossibile smettere di sognare, è ciò che accomuna tutti gli esseri viventi e tiene in vita anche chi non ha più le speranze.

Esistono sogni che durano un’eternità ma che alla fine finiscono tra il dispiacere notturno e la mattina che ci prende per mano mostrandoci nuove cose, accompagnandoci in nuove avventure. In una notte di fine Maggio, dunque, c’è uno sogno che sta per scontrarsi con una mattina Romana, un’avventura straordinaria che sta per concludersi, una storia d’amore eterna. Francesco Totti e la Roma.

Ci siamo preparati psicologicamente sforzandoci di non pensare che quella di stasera sia l’ultima partita, l’ultimo assolo del capitano con la maglia giallorossa. Quella che sente dentro sin da bambino quando scorrazza per le vie di Porta Metronia con quel pallone tra i piedi, incollato quasi come fosse una cosa sola con la scarpa che indossa.

É un amore viscerale che va oltre il semplice attaccamento alla maglia, è un sentimento spasmodico e meraviglioso che entra senza permesso e non può esser e spiegato con delle semplici parole.

É una storia d’amore magnifica, quelle storie che ogni adolescente sogna guardando film romantici alla televisione con lui che, nonostante le lusinghe delle altre, non abbandona mai la sua lei perché ce l’ha dentro, perché lei gli trasmette delle emozioni uniche ogni giorno e lui non la tradirà mai perché quei colori gli fanno vibrare le corde dell’anima, lo fanno sorridere come un tempo anche se tanti anni sono passati.

Ne sono trascorsi 28 per l’esattezza da quando qualcuno viene a bussare a quella porta e si ritrova di fronte la mamma, lei che tutto muove e la prima che ha creduto nelle immense potenzialità di quel biondino che poco più tardi si è ritrovato a calcare il prato dell’Olimpico a quasi 17 anni e da allora non ha abbandonato più quella casa unendo la propria pelle con la maglia sempre con quella lucentezza negli occhi che anche a quarant’anni lo porta a sorridere come un ragazzo alla prima presenza quando entra in campo.

Questa volta però dagli spalti non si levano domande su chi sia ma applausi scroscianti, video per immortalare il momento e lacrime come quelle versate da un giovane dopo la doppietta al Torino l’anno passato, da subentrato negli ultimi cinque minuti. Già perché il vero capitano è quello che si fa trovare sempre pronto,  è quello che riesce a caricare tutti anche con la sua sola presenza e non servono le parole quando a parlare ci pensano quei piedi,  le cui gesta sono da far vedere ai bambini che vogliono intraprendere la carriera da calciatore.

Quella di stasera sarà l’ultima volta, l’ultima volta che l’Olimpico urlerà a squarciagola il suo nome per la 786 esima volta, sarà l’ultima volta che un stadio si infiammerà anche solo vedendolo riscaldarsi a bordo campo insieme a chi ha vent’anni meno di lui. Sarà l’ultima volta che quella fascia si legherà al suo braccio anche se è già trapiantata nel cuore da decenni. Ci saranno tante ultime volte per colui che è l’ottavo Re di Roma senza se e senza ma, per colui che ha gonfiato la rete 307 volte sempre dalla stessa parte, sempre con la stessa maglia cucita sul petto.

Ci saranno padri che prenderanno in braccio i loro figli per mostrare a loro il simbolo di quell’adolescenza perduta, di quel numero 10 con i capelli lunghi che vinto lo Scudetto con la sua Roma, da capitano, rifiutando le gigantesche offerte di Real Madrid e Milan per restare con lei, l’unico grande amore come dice Venditti.

Se dovessi pensare al prototipo di una vera storia d’amore vorrei che fosse come quella tra Francesco e la Roma. Di un bimbo fattosi uomo, di un ragazzo che ha emozionato, che ha vinto “poco” per alcuni ma con la sua Lupa che non ha mai tradito per altri lidi.

É rimasto quando tutti se ne sono andati, ha visto passare accanto a se migliaia di giocatori che hanno rimesso tutto nel ripostiglio quando è arrivata la chiamata di un altro club. É rimasto e ci ha messo la faccia sempre, è rimasto regalando momenti idilliaci come la doppietta nel derby a quasi 38 anni, come il cucchiaio alla Scala del Calcio, come l’irreale gol in casa della Sampdoria e come tanti altri momenti che non riusciamo a raccontare perché il pensiero che questa sia l’ultima volta ci mette tristezza.

Ci fa piangere perché un altro pezzo di calcio se ne va, perché una parte della nostra adolescenza ci fa saluta con lo sguardo fiero e malinconico, perché dopo i vari Del Piero, Maldini e Zanetti ci tocca salutare una delle ultime bandiere del calcio Italiano, la più longeva perché un quarto di secolo è tanto e poco allo stesso tempo.

Perché momenti cosi non si possono dimenticare. Serate come queste con tutta Roma ferma, incredula e pronta ad omaggiare come deve il suo ottavo Re, quello che non è caduto, che non è stato tradito dal popolo o chissà chi ma è sempre rimasto li sopra quasi vicino alla luna che staserà guarderà l’Olimpico urlare a gran voce il suo nome, vedrà uomini, donne e bambini commuoversi mostrando al vento quella maglietta che è patrimonio dell’umanità, per l’ultima volta.

Poi il venticello di inizio estate ci sveglierà dal nostro sogno, un sogno meraviglioso ma durato troppo poco e la malinconia entrerà in circolo nel nostro cuore quando il tabellone si colorerà per l’ultima volta di giallorosso e sopra compariranno quelle quattordici lettere: Francesco Totti.

Francesco, colui che incarna alla perfezione lo spirito Romano.

Colui che è il sogno per ogni bambino che prende a calci un pallone con la sua maglietta addosso.

É la storia più bella che un padre racconterà a suo figlio.

Simbolo della Roma che tutti amano e che non ha bisogno di presentazioni, la lacrima che scenderà quando prenderemo atto che questa sarà l’ultima volta.

Ê l’orgoglio di un popolo che lo adora come un Dio, qualcosa che cambierà tutto perché da domani l’Olimpico sarà diverso, sarà un’altra storia.

E’ l’esaltazione di questo meraviglioso sport come arte, gioia e amore per i colori, un pianto collettivo e un muro giallorosso che si leverà per lui, solo per lui.

Un bambino biondo che è diventato l’ottavo Re di Roma.

Potrei scrivere altre mille righe ma poi penso che Francesco Totti sia stato un sogno ad occhi aperti e noi tutti, questa sera, ci sveglieremo con le lacrime sul volto.

Il coro della tua gente questa sera unirà tutti..”C’è  solo un capitano!”

Grazie di tutto Francesco!

Fonte foto: Profilo Instagram Fan Page Francesco Totti