Tra gli elementi di divario Franco ha citato la qualità dei servizi pubblici, ma anche la formazione dei giovani. “Nel Mezzogiorno la quota di giovani che completa il ciclo di scuola superiore è di 7 punti percentuali più bassa che nel Centro-Nord. Molti giovani emigrano portando altrove il loro capitale umano. Credo che le risposte di politica economica allo scarso sviluppo delle Regioni del Sud non potranno mai essere efficaci se non affronteranno il divario nella formazione dei giovani e la spinta all’emigrazione”, ha spiegato il ministro. Parlando quindi del Pnrr e dei fondi a disposizione, dal FSC a quelli della legge di bilancio, Franco ha sottolineato che oltre alle risorse, ci sono peraltro “questioni di metodo”.
“Non basta spendere, occorre realizzare un’opera che funzioni”. La disponibilità di risorse è essenziale, ha insistito, ma gli investimenti pubblici e privati “in capitale umano, fisico e immateriale, e la valorizzazione dell’ambiente si possono concretizzare solo se la capacità di gestire i progetti è adeguata. La realizzazione del Piano richiede quindi uno sforzo organizzativo inedito, a cominciare dal coordinamento tra i tanti livelli istituzionali coinvolti. Le amministrazioni locali sono in prima linea”. “Il Pnrr non può limitarsi ad essere una parentesi di riformismo e di attivismo amministrativo al termine della quale si torna alla situazione precedente”, ha aggiunto. Si deve guardare ad una strategia “complessiva” che vada oltre anche temporalmente ai limiti del Pnrr.
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