Politica

G20, Draghi si appella al multilateralismo: “È l’unica via”

ROMA – Mario Draghi ha aperto con un richiamo al “multilateralismo” i lavori del summit G20, che però, come previsto, è partito in salita, con distanze notevoli su clima e vaccini. Dopo aver definito “splendido” tornare a incontrarsi in presenza dopo “dopo alcuni anni difficili”, il presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di “non fare errori” in una fase in cui il momento peggiore del contagio, almeno in alcune parti del mondo, sembra alle spalle e questo permette di “guardare al futuro con più ottimismo”. Però “la pandemia non è finita” e ci sono “disparità sconvolgenti” e “moralmente inaccettabili” nella distribuzione globale dei vaccini. Per questo occorre fare “di tutto” per raggiungere il 70% di vaccinati nel mondo entro la metà del 2022, come chiesto dall’Oms.

Anche da un punto di vista economico la ripresa presenta ancora delle fragilità e dei rischi. “Campagne vaccinali di successo e azioni coordinate da parte dei governi e delle banche centrali hanno permesso la ripresa dell’economia globale” e “molti dei nostri Paesi hanno lanciato dei piani di ripresa per dare impulso alla crescita, ridurre le diseguaglianze, promuovere la sostenibilità”. Quello che sta emergendo è “un nuovo modello economico” che deve “promuovere una ripresa più equa”, sostenendo in particolare “i lavoratori informali, gli abitanti delle zone rurali e le piccole imprese” che sono stati messi “a dura prova” dal Covid.

Di fronte a queste sfide, è la conclusione di Draghi, “il multilateralismo è la migliore risposta ai problemi che affrontiamo oggi. Per molti versi, è l’unica soluzione possibile. Dalla pandemia, al cambiamento climatico, a una tassazione giusta ed equa, fare tutto questo da soli, semplicemente, non è un’opzione possibile”. La giornata di Draghi, oltre ai lavori del Summit, è stata però scandita anche da una serie di incontri bilaterali, il principale dei quali è stato quello con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con il quale non c’era stato più un colloquio faccia a faccia (ma solo una telefonata) dalla polemica dell’aprile scorso, quando il premier aveva definito Erdogan un “dittatore”.

In un “costruttivo scambio di vedute”, si è parlato di crisi afgana, Libia e del “partenariato bilaterale” con “opportunità di suo ulteriore rafforzamento”. Tra gli incontri di oggi, anche quello con il presidente della Repubblica democratica del Congo Felix Tshisekedi, a cui Draghi ha chiesto aggiornamenti sulle indagini riguardanti l’omicidio dell ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, avvenuto nel febbraio scorso durante un tentativo di rapimento.

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Redazione L'Opinionista

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