Arte

Gabriele Buratti espone a Torino

TORINO – Dal 24 novembre alle ore 18 presso gli spazi della Paola Meliga Gallery di Torino Via Maria Vittoria 46/D inaugurata la mostra di Gabriele Buratti dal titolo “Ricognizione post-urbana” che propone una dozzina di tele sul tema del paesaggio urbano in relazione alla natura selvaggia.

Gabriele Buratti “Buga“, nasce a Milano nel 1964, si laurea al Politecnico in Architettura del Paesaggio, e sviluppa negli anni interesse per i carattere fisici, antropici, storici e strutturali del territorio che influenzerà profondamente la sua opera di pittura, scultura e fotografia. Nelle sue esperienze, ha conseguito premi e riconoscenti nonché ottime critiche.

Per comprendere meglio il suo percorso e quello che potremo osservare in questa sua personale, ci avvaliamo di quanto descrivono i curatori:

“La città da una parte, i luoghi selvaggi dall’altra, in mezzo il paesaggio antropizzato. É questa la tematica di cui Gabriele Buratti – Buga – si è sempre occupato: osservare quali comportamenti e quali accadimenti siano connotati da un paradigma selvaggio e quali il risultato di una cognizione civile e consapevole. Nel mondo di oggi si avverte un’incapacità nel pensare ad uno sviluppo alternativo a quello capitalistico – economico. Ci muoviamo verso mete imposte senza sapere che cammino vogliamo intraprendere e senza chiederci che costo avrà tutto questo in termini di preservazione della diversità come valore assoluto. Lo sviluppo delle città attuali (vedi Pechino, Abu Dhabi, Milano) avviene con l’unica prerogativa di uno sviluppo immobiliare paesaggistico verticale, senza tener conto delle differenze geografiche e storiche. Gli animali sono il paradigma di una logica tutt’altro che ambientalista. L’essere umano non ha la facoltà di trovare la misura ideale dell’abitare in quanto non ancora pienamente convinto che un rapporto simbiotico con la natura sia la condizione sine qua non per riconcepire l’architettura”.

Interessante, per conoscere meglio l’artista ed il suo percorso è interessante citare di seguito la critica d’arte Barbara Cella Farina, che di lui parla in questi termini:

“I suoi dipinti contengono anche un marchio, che marchio non è, perché e’ un vero e proprio codice a barre, lo stesso che troviamo sui prodotti, e che segnano la produzione del nostro tempo, caratterizzata da un forte consumismo. Ebbene, proprio questo marchio è diventato un’icona, un segno, un’immagine forte che ruota quasi sempre nei dipinti del nostro artista, dando di lui un’idea forte della sua arte che non e’ avulsa dalla storia degli ultimi anni, di quella storia economico-sociale che ha dato ai paesi occidentali e capitalismi processi accelerati. Sono il simbolo dell’occultazione di ciò che potrebbe essere riconosciuto alla vista, una sorta di linguaggio, e il linguaggio è potere.

Il codice a barre in questi contesti è un monito sul pericolo che la nostra società corre autoreferenziandosi attraverso il nulla dei contenuti che la sostengono: immagine e ripetizione infinita di cose uguali, prerogativa delle logiche di mercato, quindi del sistema economico. Anche l’immaginario estetico-visivo corre questo pericolo. A questi segnali va aggiunto come il Buratti campioni le scenografie dei suoi dipinti con toni brunati, qualche volta nerastri, come fossero dipinti che hanno raccolto paesaggi persino sironiani. Questi toni, queste fumie, queste nebbie che svaporano bianchi cirri su fondali anneriti non tralasciano emozioni culturali forti, diventano le nuove magie del terzo millennio, e ci dicono come ancora oggi l’arte descriva il proprio tempo senza tralasciare il cuore della poesia…

Le sue immagini urbane, quasi monocromatiche, sembrano sospese in un tempo indefinito, immobili e silenziose, avvolte in nubi e nebbie in un’atmosfera quasi “post-atomica” dove gli unici esseri viventi sono i grandi animali della prateria, zebre, rinoceronti, giraffe, simboleggianti la forza della natura che non cede nonostante il saccheggio dell’uomo. In questa personale che anticipa l’apertura del Salone Nautico egli porta anche le sue grandi navi, omaggio alla nostra tradizione di navigatori ma anche di armatori. Anche in questo caso il suo occhio ironico li attualizza inserendo il solito codice che li trasforma, da nobile mezzo per il trasporto e le speranze dei nostri emigranti, a enormi carri bestiame colmi della solita umanità vociante obbligata al divertimento e al consumo ad ogni costo”.

INFO E ORARI

Concludiamo col ricordare che la mostra sarà visitabile fino al 15 gennaio 2018 con orario: dal Martedì al Venerdì dalle ore 15,30/19,30. Il sabato dalle ore 10,00 alle 12,30- 15,30/19,00. Domenica e Festivi – Lunedì Chiuso

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Pubblicato da
Maurizio Piccirillo

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