“C’è da dire che anche l’ultima inchiesta è quella più fantasmagorica”, ha detto Franco Gabrielli, “Ci si dimentica che nelle inchieste nell’ambito delle intercettazioni c’è molta millanteria. Quello che preoccupa per il mio essere cittadino è che anche questa vicenda mette in fila una serie di criticità infrastrutturali, legate ai controlli e al capitale umano. Sia con riferimento ai cosiddetti soggetti infedeli, ma anche al fatto che questi fatti derivano dall’incompetenza e dalla sciatteria di chi dovrebbe operare e controllare”.
Per Franco Gabrielli “c’è un tema di esternalizzazione anche nell’ambito di alcune attività dei servizi. Anche lì bisogna stare attenti. Abbiamo cerato di far comprendere che il pianeta cyber è assai composito e complesso dove operano quattro pilastri. C’è la cyber investigation, che viene fatta dalla Magistratura e dalla polizia postale; la Cyber intelligence da parte dei servizi; la Cyber defence, che è una componente di sicurezza militare. E poi arriva il ruolo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che non ha compito di investigazione e di intelligence, ma di formazione e crescita di figure professionali, oltre che controllare e sanzionare attività che possono indebolire il sistema digitale”.
Secondo Gabrielli “in alcune banche dati della pubblica amministrazione gli alert sono complicati perché sono vecchie le infrastrutture. Ecco perché mi sono permesso di dire che ci vogliono testa, risorse e tempo”.
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