Arte

Galleria Borghese a Roma, il programma espositivo 2022

Alessandro Turchi, Cristo morto con Maddalena e angeli, olio su lavagna,42 x 53 cm, Galleria Borghese, Roma.

Il programma espositivo 2022 della Galleria Borghese incentrato sul rapporto tra arte e paesaggio con appuntamenti e iniziative speciali

ROMA – “Il programma dell’anno prossimo è incentrato sul rapporto tra arte e paesaggio, centrale per comprendere il senso storico e anche attuale di un progetto come quello della Villa barocca, di cui la Galleria Borghese costituisce un esempio splendido e tutt’ora leggibile. I visitatori saranno portati a riflettere sulla natura culturale del paesaggio, su quanto l’ambiente circostante e i materiali della natura siano stati ispirazione e oggetto dell’attività degli artisti” afferma la direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti.

“Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura” a cura di Francesca Cappelletti
9 febbraio – 22 maggio 2022

La mostra Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, a cura di Francesca Cappelletti, si svolge dal 9 febbraio a maggio prossimo ed è incentrata sul dipinto Danza campestre di Guido Reni, da un anno tornato a fare parte della collezione del museo, alla quale era sempre appartenuto prima della vendita alla fine dell’Ottocento.
Il rientro del quadro nelle sale della Palazzina Pinciana, accanto agli altri dipinti di paesaggio della raccolta, offre l’opportunità di riflettere sul rapporto di Guido Reni, pittore molto amato da Scipione Borghese, con il soggetto campestre e con la pittura di paesaggio, finora ritenuti estranei alla sua produzione o comunque assai poco praticati.
L’esposizione, muovendo dall’interesse di Guido Reni per la pittura di paesaggio in rapporto agli altri pittori italiani e stranieri presenti a Roma nel primo Seicento, cercherà di ricostruire i primi anni del soggiorno romano dell’artista, il suo appassionato studio delle opere rinascimentali e dell’antico, il rapporto importantissimo intessuto con il banchiere genovese Ottavio Costa e lo stordimento rispetto alla pittura fortemente chiaroscurata di Caravaggio – che Reni ha conosciuto e frequentato, come supposto da Carlo Cesare Malvasia nella Felsina pittrice del 1678 e come documenti ritrovati di recente hanno confermato – e l’inizio del suo folgorante percorso di grande pittore di storia.

“Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore . La Galleria Borghese incontra la Ninfa con pastore di Vienna” a cura di Maria Giovanna Sarti
15 giugno – 18 settembre 2022

Tiziano. Dialoghi di Natura e di Amore è una mostra dossier che nasce in occasione del prestito concesso dal Kunsthistorisches Museum di Vienna della Ninfa con pastore di Tiziano, nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni.
L’incontro tra la tela di Vienna e i Tiziano della Galleria Borghese crea l’occasione per mettere in dialogo le opere intorno ad alcuni temi sempre presenti nella produzione del pittore, un filo rosso che dagli esordi conduce fino agli estremi epigoni della sua attività: la Natura, intesa come paesaggio significante e luogo dell’agire umano; e l’Amore, restituito nelle sue diverse forme, di amore divino, naturale, matrimoniale, personificato da Venere o da una Ninfa, da una ragazza in giovanissima età o da una sposa.
Natura e Amore sono strettamente legati e parte del ciclo della Vita, in un rapporto armonico cui allude l’allegoria amorosa e musicale della Ninfa con pastore. È questo l’ultimo episodio di una ricorrenza avviata dal primissimo Tiziano con le Tre età dell’uomo (Edimburgo), qui proposto nella replica di Sassoferrato, che nel corso del Seicento copia – con ogni probabilità proprio per i Borghese – una versione presente a Roma del dipinto di Tiziano, e si pone a testimonianza di quanto proprio questi temi di Amore e Natura fossero apprezzati e richiesti presso le importanti collezioni principesche romane.

“Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento” a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini
25 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

In autunno la Galleria Borghese dedica una mostra alla pittura su pietra, ai suoi sviluppi e alle sue implicazioni storiche e semantiche nel corso del Seicento, con il progetto scientifico a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini, all’interno di un percorso di ricerca cominciato nel 2021 con un approfondimento delle ricerche su natura e paesaggio all’interno della collezione. Fra le conseguenze del Sacco di Roma va annoverata anche l’invenzione da parte di Sebastiano del Piombo della pittura su pietra. Disperato per la perdita di molti dipinti durante il lungo assedio della città da parte dei Lanzichenecchi, il pittore di origini veneziane, nella cerchia di Agostino Chigi a Roma fin dal primo decennio del secolo, avrebbe intrapreso infatti con decisione, sull’onda del dramma, la pratica del dipingere su supporti diversi dalla tela e più resistenti ai pericoli e al tempo. La declinazione della pittura su pietra all’interno del museo, che contiene ancora in grandissima parte le opere raccolte da Scipione Borghese nei primi tre decenni del Seicento e la loro collocazione iniziale, porge notevoli elementi di interesse. Il cambiamento di contesto, rispetto all’ “invenzione” di Sebastiano del Piombo e alla pittura fiorentina di secondo Cinquecento, sarà in grado infatti di suscitare vertigine e riflessione nel pubblico, così come alla metà del Seicento l’impatto della collezione suscitò meraviglia e stupore. Una componente di questo stordimento era senz’altro rappresentata dalla diversità dei materiali impiegati nelle opere d’arte e nella loro vicinanza allo spazio naturale dei giardini e del parco, che circondavano la Villa. La relazione fra arte e natura era portata anche all’interno delle stanze, con l’esibizione di sculture, dipinti, oggetti e opere che si ponevano in una situazione intermedia, quasi di metamorfosi, fra le varie arti. Grazie all’uso di marmi e di metalli i quadri potevano competere con le sculture nella loro capacità di vincere il tempo o rinforzare, per esempio, l’idea che il ritratto, eseguito per rendere durevole la memoria di un personaggio, potesse davvero essere trasferito grazie alla magia dell’arte in un mondo lontano dalla caducità delle forme. A Roma queste istanze, alla base del successo della pittura su pietra nel Cinquecento, vengono ulteriormente rinvigorite dall’osservazione dell’antico: marmi colorati e rarissimi esempi di pittura su pietra romana integreranno e renderanno ancor più spettacolare il percorso.

Dal 4 gennaio 2022 il museo inaugura l’iniziativa “I quadri scendono le scale” per valorizzare pitture che non trovano posto quotidianamente nel percorso espositivo e sono custodite nei depositi della Galleria, situati al di sopra dei piani espositivi. Si tratta di circa quindici opere che per circa un mese, a rotazione, arricchiranno l’esposizione. Quadri di piccole dimensioni con figure e paesaggi, su tela o tavola, ma anche rame, prevalentemente di scuola fiamminga ma non solo. Di rilevo il nucleo di pittrici donne, tra cui il Ritratto di dama di Lucia Anguissola, probabilmente il ritratto della sorella Sofonisba, anche lei pittrice.

Nel 2022 la Galleria Borghese attiva un’interessante collaborazione con il Museo Egizio di Torino. Infatti, in occasione dell’anniversario dei 200 anni dalla prima decifrazione dei geroglifici da parte dell’egittologo francese Jean-François Champollion e il britannico Thomas Young, il 21 settembre, la sala egizia della Galleria Borghese ospiterà una stele proveniente dal museo torinese. L’opera verrà affiancata da un pannello multimediale che presenterà la stele in rapporto alla sala egizia in cui è temporaneamente collocata; una sala che celebrava l’antichità egizia in maniera ancora fantasiosa ma emblematica del fascino che l’arte e la scrittura dell’Egitto avevano esercitato a Roma, dal Rinascimento fino agli studi del geniale gesuita Athanasius Kircher nel 1600.

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Pubblicato da
Siria Vennitti
Argomenti: mostraRoma

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