I danni all’ambiente e gli impatti che generano su risorse naturali, salute ed economia si possono ridurre fino al 73% intervenendo sulle due principali cause, rappresentate dalla scarsa manutenzione, in primis la corrosione delle vasche interrate, e dall’errore umano. È questo uno dei principali dati che emergono dal rapporto “Riscrivere le priorità per la tutela dell’ambiente e della nostra salute”, redatto da Pool Ambiente, consorzio di coriassicurazione nato nel 1979 dopo il disastro ambientale di Seveso e centro d’eccellenza nazionale per quanto riguarda il know-how su rischi ambientali e sinistri, presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Ogni anno, in Italia, si verificano più di 1.000 casi di danno ambientale provocati, in quasi 7 occasioni su 10 (69,1%) dalla scarsa manutenzione (52%) e dall’errore umano (17,1%).
Due cause di danno su cui, senza dubbio, si può facilmente intervenire per riuscire a ridurre in modo drastico e in molti casi con investimenti nell’ordine delle poche migliaia di euro il numero e la gravità degli incidenti: addirittura con l’adozione della PdR UNI 107:2021, prassi volontaria unica al mondo nata grazie al contributo di Pool Ambiente, è possibile ridurre fino al 73% il numero dei casi di danno all’ambiente. Tra le principali sorgenti troviamo invece serbatoi, vasche e condutture interrate (40,5%), seguiti dalle aree d’impianto, deposito e movimentazione (22,8%), da incendio, scoppio o esplosione (10,1%) e dai reflui industriali (9,9%). Le imprese italiane soffrono però di una scarsa presa di coscienza circa l’importanza di dotarsi di una copertura assicurativa completa per i danni all’ambiente: sono infatti solo lo 0,45% quelle che hanno sottoscritto una polizza, come emerso dalla recente elaborazione, condotta a livello nazionale, dal Pool Ambiente sulla base dei dati ANIA – Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici relativi all’anno solare 2021.
Un’organizzazione priva di una polizza assicurativa per la copertura dei danni all’ambiente rischia il fallimento, a causa della necessità di dover sostenere degli interventi d’emergenza e ripristino che possono arrivare a costare anche diversi milioni di euro. Non di rado, infatti, le imprese rischiano di fallire proprio a causa delle ingenti spese di bonifica e anche un solo evento d’inquinamento può essere fatale per aziende solide e ben strutturate ma prive di questa copertura. Oltre al danno ambientale vi è anche la beffa per i contribuenti perché se l’impresa fallisce le spese di bonifica e ripristino restano a carico dello Stato e/o della Regione, e nella gran parte dei casi gli interventi vengono posticipati per anni in attesa dei fondi necessari, lasciando una ferita aperta nel tessuto urbano. Tutto ciò ha un costo sociale con la perdita di posti di lavoro e una riduzione della qualità della vita nelle aree inquinate che provoca, nella popolazione, un aumento del rischio di sviluppare gravi patologie con conseguenze dirette anche sulla sanità pubblica. “Una polizza di responsabilità ambientale fa però molto di più che garantire il ripristino delle risorse naturali danneggiate – dichiara Lisa Casali, manager di Pool Ambiente – È infatti un importantissimo strumento di supporto e d’incentivo all’impresa per una corretta gestione dei rischi di danno all’ambiente, un’efficace prevenzione dei danni e un tempestivo intervento in caso d’incidente. La corretta gestione dei rischi di danno all’ambiente vuol dire anzitutto prevenzione e la prevenzione è il modo più efficace ed economico per limitare i danni all’ambiente e l’impatto che causano sulle risorse naturali, la salute e l’economia”.
“Le imprese vanno supportate e accompagnate nella transizione sostenibile, a partire da quelle di minori dimensioni. Confido che la Proposta di Legge n. 445, depositata a mia prima firma alla Camera a maggio 2023, venga presto calendarizzata per aprire un dibattito in parlamento e nel Paese. Bisogna incentivare i comportamenti virtuosi delle imprese volti a rendere più complete ed efficaci le politiche ambientali di prevenzione a tutela delle risorse naturali, della sicurezza e della salute dei cittadini – spiega l’On. Maria Chiara Gadda, vicepresidente della XIII Commissione Agricoltura – Occorre, per questo, riconoscere incentivi e vantaggi economici alle aziende che sottoscrivono una polizza ambientale e s’impegnano concretamente nella gestione dei rischi derivanti dai danni ambientali. Identificare le sorgenti di rischio, effettuare la manutenzione di impianti e dispositivi, e assicurarsi, non deve più essere visto come un costo. È un investimento che con questa pdl si vuole sostenere attraverso misure incentivanti, perché rende le aziende più resilienti e la comunità più sicura”.
Una finalità, quella di promuovere iniziative concrete sulla cultura assicurativa del rischio ambientale, condivisa anche dall’ANIA – Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici e dall’AIBA – Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni che hanno contribuito, insieme anche ad altre associazioni e istituzioni quali ISPA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e Cineas, alla stesura del rapporto Pool Ambiente 2024. “La diffusione delle polizze assicurative a copertura dei rischi catastrofali ambientali, climatici e legati ad eventi naturali in genere, rappresenta una priorità per il comparto assicurativo – chiarisce Umberto Guidoni, Co-Direttore Generale ANIA – Da anni la nostra Associazione, nell’ottica di colmare il gap di protezione assicurativa rispetto a determinati tipi di evento, in particolare terremoto e alluvione, promuove la necessità di introdurre uno schema assicurativo nazionale basato su una partnership pubblico – privato. Soprattutto per un’impresa, avere una copertura assicurativa che la tuteli in determinate circostanze può fare la differenza. A nostro avvisto, tuttavia, per garantire un effettivo ombrello protettivo al nostro tessuto imprenditoriale sono indispensabili interventi normativi e strutturati. Per questo il settore assicurativo ha accolto con estremo favore la previsione, nell’ambito della legge di Bilancio 2024, di un obbligo assicurativo per le coperture Cat-Nat, introducendo, allo stesso tempo, un meccanismo di riassicurazione pubblica per garantire la sostenibilità del sistema. Il nostro auspicio è che interventi analoghi possano essere estesi anche ad altre tipologie di rischi di portata catastrofale”.
“L’attenzione ai potenziali danni ambientali deve diventare un elemento cardine della condotta delle imprese, per le quali l’incorporazione dei criteri ESG, anche alla luce nuova disciplina sulle NatCat che ha introdotto l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali, costituirà nel prossimo futuro un fattore fondamentale di competitività e attrattività sui mercati – dichiara Flavio Sestilli, Presidente di AIBA – Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni e Riassicurazioni – In questo contesto i broker sono veri e propri partner strategici delle imprese. Nel loro ruolo di intermediari professionisti, da una parte possono infatti aiutare le aziende ad acquisire maggiore consapevolezza verso i rischi cui sono esposte, favorire l’adozione di adeguate misure di mitigazione, prevenzione e gestione e individuare le soluzioni assicurative più efficaci; dall’altro stimolano il settore assicurativo all’innovazione dei prodotti”.
1. Identificazione delle potenziali sorgenti di rischio e degli scenari di danno all’ambiente.
2. Manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi effettuata conformemente alle indicazioni fornite dal costruttore e secondo le best practice di riferimento.
3. Introduzione di procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni e linee guida di settore anche rispetto alle sostanze non normate usate o prodotte.
4. Relativamente agli elementi monoparete interrati o direttamente appoggiati al terreno prevedere la conversione/sostituzione ad elemento doppia parete con controllo in continuo delle perdite. Laddove non fosse temporaneamente possibile è importante proteggere l’elemento interrato con una protezione catodica ed effettuare regolarmente verifiche strutturali valutando anche un’eventuale vetrificazione.
5. Rispetto agli elementi fuori terra prevedere un bacino di contenimento adeguatamente dimensionato e impermeabilizzato.
6. Prevedere misure per evitare o contenere sversamenti durante le operazioni di carico e scarico come ad esempio valvola limitatrice di carico, etichettatura dei punti di carico, raccordi di sicurezza e segregazione delle acque meteoriche.
7. Rispetto alle tubazioni interrate non metalliche effettuare regolari videoispezioni e test di tenuta.
8. Effettuare una formazione e un addestramento adeguato del personale dell’impresa per un’efficace gestione dei rischi di responsabilità ambientale e gestione delle emergenze.
9. Adozione della PdR UNI 107/2021 «Ambiente protetto – Linee guida per la prevenzione dei danni all’ambiente – Criteri tecnici per un’efficace gestione dei rischi ambientali».
10.Stipula di una copertura assicurativa di Responsabilità Civile e Ambientale
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