Giallo, “Spettatori”: “È una delle prime canzoni complete che ho scritto”

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“Spettatori è una delle prime canzoni complete che ho scritto. Nasce a Londra da una chitarra le cui corde sono state quasi strappate dall’arpeggio pesante su mi, do, sol”

Da venerdì 19 febbraio è uscito in radio “Spettatori”, il singolo d’esordio di Giallo. Il brano sarà sulle piattaforme digitali dal 5 febbraio. Spettatori è l’estate 2018 di Giallo. Scritta inizialmente su tre accordi di chitarra, è stata sviluppata e prodotta insieme a Lorenzo Manni. Nei due anni successivi sono nate varie versioni del brano, che hanno spaziato tra diversi stili musicali. Fino ad arrivare all’estate 2020, quando Lorenzo Manni ha costruito le solide pareti per Spettatori, con un mix di suoni indie-elettro pop, ed un sound insolito per la musica italiana. Il brano è stato mixato negli studi McHub da Federico Sapia e masterizzato da Mattia Ardizzola.

Giallo ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Spettatori” è il tuo singolo d’esordio, di che cosa si tratta?

Spettatori è una delle prime canzoni complete che ho scritto. È l’immagine della mia estate 2018, spesa a lavorare in un’accademia di calcio a Londra. Avevo appena finito il primo anno di università a Brunel University. Il periodo in cui vuoi lavorare per capire cosa fare della tua vita dopo gli studi. Brunel era deserta. C’eravamo solo io, Amir, e le stanze vuote della Gordon Hall. Poi ad un tratto il campus si è riempito. Ragazzi sparsi dappertutto, di quelli che mandano i genitori per studiare l’inglese. L’avevo fatto anche io qualche anno prima. Una ragazza con le calze verdi passava sotto la mia finestra, mentre io con la chitarra tra le mani la guardavo. Un’estate passata tra gli scatoloni. Dentro a Spettatori ci sono le mie speranze e le mie paure.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Spettatori vuole trasmettere quella sensazione che provi quando svuoti completamente la tua stanza, e dentro rimangono solo due scatoloni ed un lenzuolo per dormire. Sono quei momenti dove i muri ti parlano del passato mentre sul soffitto scrivi i propositi per il futuro. In Spettatori ho racchiuso il mio primo anno di università insieme alle mie speranze e paure per quello che mi aspettava.

C’è anche un video, come si caratterizza?

Sì, c’è un video. È particolare perché è fatto con la tecnica dello stop-motion. L’ho fatto io insieme a Sofia. Abbiamo impiegato un mese di lavoro per realizzare tutti gli elementi scenografici e girare le scene. Mi piace perché facendolo ho imparato tantissimo riguardo le basi della cinematografia. È un omaggio all’arte delle piccole cose poiché il video di Spettatori, per quanto possa sembrare amatoriale, ha richiesto tantissimo lavoro. L’arte spesso viene concentrata in tempi brevissimi, ma pochi immaginano la quantità di tempo e dedizione che è nascosta dietro. Ecco, il video è un omaggio a quelli che dietro l’arte ci lavorano con passione.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Voglio raccontarti esattamente come ricordo di essermi avvicinato alla musica per la prima volta. Avrò avuto tre anni, forse quattro. Mia madre era insegnante di pianoforte. Insegnava in casa, nel salotto. C’era uno Yamaha a mezza coda che era il principe della sala. Ricordo che lei e la sua alunna erano sedute allo sgabello del pianoforte. Era un pianoforte bianco, talmente bello che prendeva le attenzioni di chiunque fosse attorno. A me non piaceva. Le attenzioni le volevo io. Quindi mi avvicinavo in silenzio allo sgabello, per dare dei piccoli pizzicotti all’alunna. Poi a mia madre. Volevo io essere il pianoforte. Poi la lezione finiva. Allora mi sdraiavo sul mantello del Sir. Pianoforte, e con mia madre che suonava mi addormentavo. Ecco, così mi sono avvicinato alla musica.