ROMA – Gianluca De Rubertis pubblica un nuovo album. Si intitola “La Violenza della Luce” ed è uscito ieri per Sony Music (RCA Numero Uno / Sony Music). Il nuovo lavoro è disponibile negli store digitali e sulle piattaforme di streaming, oltre che in formato fisico nei negozi di dischi. Sempre ieri è stato pubblicato il video di “Solo una bocca”, secondo singolo estratto dall’album. Il cantautore ha annunciato inoltre una serie di appuntamenti live che lo vedranno impegnato nelle prossime settimane:
- 29/10 CASTELLO VOLANTE – Corigliano d’Otranto (LE)
- 30/10 MERCATO NUOVO – Taranto
- 27/11 ANGELO MAI – Roma (full band)
- 28/11 – APOLLO CLUB – Milano (full band)
Altre date saranno presto annunciate.
Dopo “Autoritratti con oggetti” (2012) e “L’universo elegante” (2015), “La violenza della luce” costituisce il terzo album solista di Gianluca De Rubertis. Come proprio del suo linguaggio musicale, il nuovo album mostra una cifra stilistica che a una “semplicità” pop unisce una scrittura raffinata e profonda. Con “La violenza della luce” l’autore riflette, nel modo più autentico possibile, sul potere maieutico dell’oscurità, su come nel “buio” di una condizione esistenziale difficile si possa raggiungere una presa di coscienza insperata.
Racconta Gianluca De Rubertis: “Questo disco intravede la sua luce in uno spazio-tempo molto rapido, violento e critico. Quelle buie cupole in cui a volte incappiamo ci danno la possibilità di scoprire quanto il chiarore possa esserci sfuggito, lo avevamo dimenticato quel chiarore, percorrendo innumerabili strade fuligginose e affondando i tacchi in continue pozzanghere. Lo stupore che deriva dalla presa di coscienza dell’orrore che si prova per sé stessi è anche il più formidabile acciarino che ci consente di appiccare un primo timido e delicato fuoco.
Per questo le canzoni di questo album, io credo, vivono quasi tutte di una stessa vita, è un concept album privo di concetto, non lo è per definizione ma potrebbe esserlo per elezione. Alla base c’è questo. L’equilibrio tra una scrittura che riuscisse elegante e densa e una semplicità più prettamente “pop” non è stato assolutamente ricercato ma si è palesato, questa volta, in maniera del tutto automatica, a vantaggio di una cifra che sento più personale.
Scrivere questo album è stato un esercizio di vita, e senza prendermi la briga d’essere la parafrasi di me stesso forse sono riuscito ad essere più diretto; o almeno lo spero. Senz’altro, e a questo tengo molto, sono stato sincero. I riferimenti soliti che tutti i giornalisti vorranno cercare all’interno delle canzoni non li rifuggo, sebbene non mi interessino. Lascio la libertà di segnalarli a chi vorrà farlo”.