“Bisogna invertire i parametri e dare precedenza alle nostre produzioni in italiano e alle tipicità dei linguaggi che solo la musica italiana possiede perché c’è un’articolata territorialità. È un patrimonio e non bisogna disperderlo e neanche dimenticarlo. Io è un po’ tutta la vita che mi interesso alle culture popolari” e “il rischio è che tutta questa cultura popolare di nostra origine si disperda, perché è molto diversa, però è rimasta un po’, nei ristoranti per esempio. Nessuno oggi prende un mandolino, una fisarmonica, perché sembra una cosa un po’ antica”, spiega la Nannini.
La cantautrice e musicista ha poi sottolineato: “Al di là di tutti i nazionalismi, il mio è un discorso più europeo, di tanta diversità che abbiamo in Europa, l’Italia è sicuramente un panorama bio-diverso che abbiamo solo noi. Noi abbiamo tanti modi di fare musica, un esempio è la Taranta” e va salvaguardata, afferma la Nannini. “Noi abbiamo una grande percentuale di musica italiana sui media, ma non è abbastanza per tutelare la nostra lingua, bisogna imporla di più, fare in modo che questo accada”.
“Bisogna prendere assolutamente una posizione, una posizione governativa, non si può stare qui solo a lamentarsi, bisogna creare questa possibilità come hanno fatto anche in altri paesi d’Europa perché il rischio è di perdere questo patrimonio culturale, che è un patrimonio dell’umanità, come la voce”, sottolinea la Nannini.
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