Giornalisti, Ferrante: “Un patto di consultazione con gli altri sindacati”

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foto di Roberto Cimini

ROMA – “Un patto di consultazione con gli altri sindacati affinché possano sedere al tavolo contrattuale con l’Aran facendo loro le istanze che noi portiamo per i giornalisti che lavorano nella pubblica amministrazione”. Lo ha affermato il segretario dell’Associazione Stampa Romana, Stefano Ferrante, in occasione della seconda edizione degli Stati Generali degli Uffici Stampa e della Comunicazione nel Lazio, che si è tenuta lunedì 3 giugno, a Roma nella Sala Protomoteca del Campidoglio. L’iniziativa è stata promossa dalla Consulta degli uffici stampa dell’Associazione Stampa Romana in collaborazione con l’Associazione Italiana Comunicazione Pubblica e Istituzionale e Roma Capitale.

“Quando ci è concessa un’agibilità nella Pubblica Amministrazione riusciamo a rappresentare i colleghi giornalisti. Quando non ci è concessa è più difficile”, ha spiegato Stefano Ferrante, “Non siamo antagonisti o alternativi agli altri sindacati. Auspico che ci sia una revisione dell’accordo tra la FNSI e gli altri sindacati, non solo per interesse nostro ma anche per gli altri sindacati. In attesa di una revisione della Legge 150, che possiamo auspicare ma che non vedo all’orizzonte, perché manca l’interesse da parte della politica, che gradisce lo spoil system, dobbiamo premere con l’Ordine dei giornalisti affinché la revisione della legge professionale venga fatta con lo strumento giusto. C’è poi il tema del possibile, cosa possiamo fare. Lancio l’idea, non potendo ancora sedere a un tavolo con l’Aran, di un patto di consultazione con gli altri sindacati, perché possano sedere al tavolo contrattuale facendo loro le istanze che noi portiamo. Che non sono istanze corporative e personalistiche. Si può fare specificando certe peculiarità della nostra professione nella griglia della pubblica amministrazione, stabilendo percorsi che tengano conto di questo”.

Il presidente di Stampa Romana, Paolo Tripaldi, ha ricordato come la Legge 150, che nel 2000 è apparsa come una innovazione “negli anni non è stata applicata correttamente dalle pubbliche amministrazioni e, spesso, anche a Stampa Romana sono pervenute segnalazioni di bandi che non la rispettavano. E’ arrivato il momento di pensare a un aggiornamento della 150”. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo ha poi accennato alle richieste di iscrizione all’Albo dei giornalisti da parte di persone che lavorano nell’ambito dell’ufficio stampa e della comunicazione. “Al momento non è possibile accogliere le richieste di iscrizione attraverso la produzione di comunicati stampa”, ha detto D’Ubaldo, “E’ stata presentata una proposta di riforma dell’Ordine dei giornalisti che prevede novità positive per chi opera in questo settore. Auspichiamo che la proposta di riforma, che è ferma sui tavoli del Governo, venga accolta al più presto. Chi fa l’ufficio stampa è assolutamente un giornalista. Ci sono tutti i presupposti affinché tutti i colleghi che lavorano in questo ambito possano essere inquadrati come giornalisti”.

Per il presidente della consulta uffici stampa Antonio Ranalli “l’addetto stampa del futuro, in un mondo della comunicazione sempre più diversificato, deve avere connotazioni e profili diversi dal passato. C’è un processo di liberalizzazione delle attività professionali, che continua a coinvolgere tutto il mondo dell’informazione ed esistono realtà, dei settori nuovi dell’informazione, dove la professionalità del lavoro svolto dai giornalisti, spesso oggi sfruttato, deve essere più regolamentato e contrattualizzato”. Il vicepresidente vicario della Consulta, Ugo Degl’Innocenti, che ha ideato questo appuntamento, nella sua relazione introduttiva ha ricordato, tra l’altro, che “competenze e ruoli nell’informazione e nella comunicazione sono spesso ricoperti dalla stessa persona, specialmente in realtà più piccole. I social media manager diventano sempre più rilevanti, molti uffici stampa funzionano come vere e proprie redazioni giornalistiche e quindi gli addetti stampa non si rivolgono più solo ai colleghi delle testate giornalistiche, bensì diventano essi stessi redattori dei siti istituzionali. Ciò non compare nella legge 150/2000. Nonostante ad alcuni appaia da riformare è fondamentale garantire che le sue regole siano rispettate”.

Per il consigliere di Roma Capitale, Giorgio Trabucco è stata “una giornata ricca di contributi e spunti interessanti. Per me è stato un piacere accogliere il convegno nella splendida sala della Protomoteca e introdurlo raccontando come la mia esperienza politica si sia progressivamente adattata alle nuove modalità di fare comunicazione pubblica negli anni. Ringrazio ancora gli organizzatori e tutti i relatori e li aspetto in Campidoglio per una nuova edizione”.

“Per sostenere l’innovazione e il cambiamento del sistema Paese sul piano della relazione tra persone e istituzioni bisogna oggi più che mai adottare un approccio omnicanale e intelligente, anche con programmi di formazione e aggiornamento continuo, in quanto comunicazione e informazione sono una funzione ordinaria strategica delle organizzazioni, pubbliche e private”, ha spiegato il Segretario generale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale, Marco Magheri, “Per raggiungere questo obiettivo è determinante agire tutti insieme. Disaffezione al voto, fuga dei giovani verso l’estero, concorsi che vanno deserti e scarsi investimenti industriali sono il sintomo di una crisi di fiducia generalizzata verso la PA”. Una modifica necessaria alla Legge 150 del 2000, probabilmente l’unica, è rendere mandatoria la creazione in tutta la PA, anche in forma aggregata per gli enti più piccoli, di uffici relazione con i media e uffici per la comunicazione, individuando sanzioni per chi la disattende. Ordine dei Giornalisti, Comunicazione Pubblica, Federazione della Stampa e Sindacati potranno lavorare congiuntamente anche per un codice deontologico condiviso e per definire bandi di selezione dei giornalisti e comunicatori pubblici al fine di supportare la Pubblica Amministrazione nel lavoro di selezione sulla base dei requisiti previsti dalla normativa in essere e del merito. “Tutto questo partendo da un censimento rigoroso della realtà attuale”, ha sottolineato Silvia Mattoni, delegata Lazio di Comunicazione Pubblica, “su competenze e ruoli di comunicazione e informazione espressi dalla PA. La costituzione di un osservatorio permanente congiunto può aiutare il processo verso trasparenza, integrità, partecipazione, imparzialità e buon andamento della PA che sono poi i cardini del diritto delle persone a essere informate e al dovere delle Istituzioni a informare”.

Nel corso della prima parte sono intervenuti, tra gli altri, anche la presidente dell’Associazione italiana comunicazione pubblica e istituzionale, Leda Guidi l’avvocato Bruno Del Vecchio (Patrocinante in Cassazione, consulente legale della FNSI), la professoressa associata in diritto amministrativo, Università di Modena e di Reggio Emilia, Marina Caporale, il responsabile ufficio stampa e comunicazione dell’Anci, Danilo Moriero, cui seguiranno le relazioni del Direttore Ufficio Stampa Roma Capitale, Stefano Costantini, il capo ufficio stampa della Regione Lazio, Daniele Di Mario, il responsabile comunicazione e relazioni esterne della Federazione ginnastica d’Italia, David Ciaralli, dell’ex portavoce dell’Olaf (Organismo antifrode europeo) e comunicatore della Commissione europea, Alessandro Butticè. Ad animare il convegno anche una tavola rotonda sulle tutele sindacali delle professioni dell’informazione e della comunicazione negli enti pubblici, che ha visto la presenza anche del membro della Giunta esecutiva della Fnsi, Lazzaro Pappagallo, e i rappresentanti dei sindacati attivi nell’ambito della pubblica amministrazione, Tatiana Cazzaniga (Cgil), Giancarlo Cosentino (Cisl) e Stefano Lulli (CSA Ral). “E’ urgente individuare una procedura unica per l’assegnazione di incarichi di professionisti presso gli uffici stampa”, ha detto Maria Grazia Giordano, membro della Consulta Uffici Stampa di Stampa Romana, “e definire un assetto contrattuale specifico per chi svolge questa professione al servizio delle amministrazioni pubbliche. Sono necessarie regole chiare, funzioni definite, inquadramenti riconosciuti e retribuzioni adeguate alla specificità della professione giornalistica”.

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sull’esperienza diretta da parte dei principali portatori di interesse, soprattutto in ambito privato. “Abbiamo cercato”, ha spiegato Gaia De Scalzi, vicepresidente della Consulta degli Uffici Stampa e Direttore Media Relations di UTOPIA, “di scattare una fotografia di quella che è la comunicazione intesa a 360 gradi, con tutti i suoi attori: dagli addetti stampa ai social media manager. Sul tavolo molti esempi interessanti da cui trarre spunto per garantire il giusto riconoscimento a queste figure professionali, come alcune best practice portate avanti da società di consulenza private che aiutano i propri collaboratori o dipendenti a diventare pubblicisti. Realtà per le quali sarebbero auspicabili degli incentivi da parte dello Stato”. Per la delegata di Ferpi Lazio, Serena Bianchini “questo appuntamento di riflessione, necessario e attualissimo è un’opportunità per approfondire il ruolo, certamente indipendente e autorevole, delle Relazioni Pubbliche, disciplina olistica della Comunicazione e del Public Affairs, ma che è anche parte di un ecosistema di attori, tutti co-protagonisti, dove è sempre necessario confrontarsi. Fare sistema insieme è sempre coraggioso e intelligente”. A rappresentare i Social Media Manager, il Presidente di ANSMM, Riccardo Pirrone che ha raccontato come “l’Associazione nasce con l’obiettivo di sensibilizzare sulla professione del Social Media Manager. Siamo stati spesso considerati alla pari dei giornalisti, tanto che molti giornalisti oggi si formano anche come SMM. L’abilità, del resto, risiede nel creare un contenuto che sia utile per i social network e allo stesso tempo notiziabile per i giornali. Per qualche tempo l’Ordine dei giornalisti ha discusso se fosse il caso di includere nell’ente anche i SMM. Noi però riteniamo che la nostra professione sia troppo dinamica per poter essere incasellata in una categoria: esistono ruoli diversi, che variano da chi fa il comunicatore, a chi fa il content creator o, appunto, il giornalista. Per questo abbiamo deciso di creare l’Associazione, con regole, valori, ideali che sanciscono e racchiudono la nostra professionalità”. Per Alberto Gava, partner di Prestige Legal&Advisory “la professione del giornalista si è evoluta dalla tradizionale figura dell’articolista al cosiddetto comunicatore. Di ciò ha preso e sta prendendo atto il nostro ordinamento giuridico e la contrattazione collettiva privata, al punto da dedicare specifiche declaratorie contrattuali alle figure del ‘redattore’, del ‘social media manager’, ecc. (Cfr. es, CCNL Commercio 2024). A fronte di ciò, nel pubblico esiste ormai sin dalla L. 150/2000 la dicotomia giornalista/comunicatore che, tuttavia, non ha ancora trovato il suo spazio nella contrattazione collettiva pubblica. Non è dato, ad oggi, conoscere quale sarà la futura evoluzione della professione; appare tuttavia chiara l’esigenza di tracciare dei confini meno labili tra l’attività di giornalismo e l’attività comunicazione, sì da garantire – nelle opportune sedi e con gli opportuni mezzi – una maggiore tutela per entrambe le forme di espressione. “Per il presidente della Commissione lavoro autonomo dell’Associazione Stampa Romana, Vincenzo Campo, “siamo immersi in trasformazioni epocali nel mondo del giornalismo e della comunicazione privata e pubblica che per essere governate hanno bisogno di nuove idee e del coraggio di chi vuole cambiare e fare rete tra liberi professionisti. L’Associazione stampa romana insieme all’Ordine dei giornalisti del Lazio possono dar vita subito ad un tavolo di lavoro e confronto con Comunicazione Pubblica e altre realtà rappresentative per definire i contorni futuri della professione giornalistica, dei comunicatori e degli uffici stampa che operano nel mondo privato, così come nel pubblico. Solo così sarà possibile costruire un sistema di comunicazione e informazione di qualità e ipotizzare riforme condivise”.