ROMA – «L’umanità degli infermieri, il loro grande cuore, la capacità di offrire al malato non solo esperienza e professionalità nelle cure, ma quel conforto, quel sostegno morale, che nei momenti più difficili, quando i farmaci non sortiscono più gli effetti sperati, possono rappresentare un sollievo straordinario al dolore, rappresentano di certo una prerogativa della nostra categoria. Perchè dietro un infermiere ci sono prima di tutto un uomo e una donna, che vivono in prima persona i drammi dei pazienti e dei loro familiari. La Giornata del Sollievo, in questo senso, istituita nel lontano 2001 e organizzata dalla Conferenza delle Regioni e dal Ministero della Salute, non deve essere solo un mero momento di “celebrazione” delle necessità che i nostri malati cronici e le loro famiglie hanno ogni giorno, ma sia finalmente l’occasione per rimboccarsi le maniche e costruire, tutti insieme, progetti degni di tal nome, che vedano, nel futuro della sanità territoriale e dell’assistenza domiciliare, quel decisivo scatto in avanti che i cittadini attendono da tempo. Siamo convinti, adesso più che mai, che Governo e Regioni, forti dell’esperienza del Covid, che ha messo a nudo le nostre carenze, debbano attivarsi, di concerto con i sindacati dei professionisti, per costruire la sanità del futuro e con essa una nuova assistenza domiciliare».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta la Giornata del Sollievo 2021. «Durante il Covid abbiamo assistito al sovraffollamento dei pronto soccorsi e alla saturazione delle terapie intensive, con la conseguente tragica chiusura di molti reparti della sanità ordinaria. Le Rsa si stanno svuotando, indebolendosi sempre di più per carenza di personale, perché turni massacranti e stipendi ridicoli obbligano gli infermieri a fare altre scelte di lavoro. Le famiglie poi, con malati cronici allettati, sono state troppo spesso abbandonate a se stesse, quando nel pieno dell’emergenza sanitaria a fatica si riusciva a gestire i ricoveri. Oggi, con il costante rallentamento del virus, prevalga il coraggio di ripartire dai propri errori e si costruisca la sanità del futuro con la forza delle idee e le figure professionali indispensabili al sostegno dei malati. L’infermiere può e deve accompagnare il malato, non solo nelle stanze di un ospedale, ma anche nel proprio domicilio, verso una dignitosa conclusione di vita, offrendogli competenza, cure e conforto morale. Ecco perché in questa giornata vorremmo evitare la retorica e rilanciare ancora una volta la necessità che Governo e Regioni “rimettano mano” al progetto degli infermieri di famiglia accantonato da troppo tempo . Si assumano, finalmente, quei famosi 9600 infermieri che la legge prevedeva, anche se non saranno di certo sufficienti, creando quindi la leva principale per una attività di sostegno al cittadino che non sia solo legata alle reazioni e agli effetti della patologia, ma che consenta di mettere in campo solidarietà, supporto psicologico e umano».