Giornata internazionale della biodiversità 2020, le collezioni FEM

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collezione melo

Venerdì 22 maggio si celebra la biodiversità, la Fondazione Edmund Mach vuole rendere protagoniste le collezioni di vite, melo e piccoli frutti

Vite, melo e piccoli frutti sono le tre le “collezioni” che la Fondazione Edmund Mach intende rendere protagoniste domani nella giornata internazionale della biodiversità. La ”raccolta” di vitigni provenienti da ogni parte del mondo, situata a San Michele all’Adige su una superficie di tre ettari con i suoi 2500 vitigni, è una tra le più grandi in Europa; sempre a San Michele, in località Giaroni, si trova la collezione di melo, con le sue 1639 accessioni, che rappresentano la massima variabilità genetica del melo coltivato; infine, la collezione di mirtillo, lampone, ribes, fragola e ciliegio, con 50.000 piante nei campi sperimentali di Vigalzano, a Pergine Valsugana; le tre collezioni rappresentano, e non solo per il Trentino, un patrimonio inestimabile di biodiversità per le rispettive specie coltivate.

Sono state raccolte dai ricercatori in un arco temporale di circa vent’anni e i motivi per cui queste collezioni sono state realizzate sono molteplici. La disponibilità di una grande diversità genetica permette infatti di studiare le basi genetiche della variabilità che si manifesta tutti i giorni davanti ai nostri occhi, è poi fondamentale per l’attività di miglioramento genetico in quanto permette di selezionare i genitori da incrociare con le caratteristiche desiderate.

Ma la FEM intende valorizzare questa giornata ricordando tutte insieme le molte attività in corso, in un’ottica che inserisce la biodiversità in un più generale impegno a favore della sostenibilità.

“In questo periodo -spiega Heidi Hauffe, responsabile del Dipartimento di biodiversità e genetica molecolare FEM – in cui le attività all’aperto sono quasi cessate e le nostre automobili sono rimaste ferme, con parchi e sentieri di montagna preclusi alla frequentazione umana, l’espansione delle aree frequentate da animali selvatici ci ha mostrato in modo chiaro la connessione profonda con i nostri ambienti naturali e la loro biodiversità, e il nostro reale impatto sui nostri ecosistemi. Questi, dotati di alta biodiversità, non solo forniscono servizi ecosistemici di cui beneficia anche l’agricoltura, ma possono proteggerci da specie invasive, non solo quelle che danneggiano le colture, ma anche quelle patogene per la specie umana”.

Lo studio dell’impatto della riduzione di biodiversità sugli ecosistemi e sulla salute pubblica attraversa diverse linee di ricerca della FEM. La difesa delle piante dai patogeni e parassiti; il mantenimento della preziosa diversità genetica per la vite, melo e piccoli frutti, di cui si è detto, anche con lo sviluppo di nuove varietà resistenti; l’identificazione del valore nutrizionale dei prodotti agricoli locali, come il formaggio, tramite le comunità batteriche che li caratterizzano; il monitoraggio di zecche e zanzare tigre e degli effetti del cambiamento climatico sulla diffusione di batteri e virus da essi trasportati.

Ma ci sono anche gli studi degli impatti antropici: sul paesaggio, sugli ecosistemi, sul suolo, ma anche sulle razze di allevamento tipiche; e, naturalmente, sulle piante selvatiche a diffusione endemica e sugli ecosistemi acquatici, per la valutazione e la misura degli effetti di inquinamento e sfruttamento della risorsa, fino all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia per misurare la biodiversità forestale dai dati satellitari.

Sul fronte trasferimento tecnologico ci sono le attività volte a promuovere la biodiversità nel settore dell’agricoltura biologica, valutando la biodiversità microbica e la biodiversità della microfauna del suolo quali indicatori di qualità, nell’apicoltura, nell’ambito della foraggicoltura, migliorandole tecniche agronomiche di gestione delle superfici prato-pascolive e dei seminativi, per la riqualificazione dei prati degradati, nel recupero delle biomasse agricole e di scarto importante anche per la tutela e mantenimento della biodiversità dei suoli e di conseguenza della loro fertilità.

In riferimento agli ambienti acquatici FEM si occupa da molti anni del monitoraggio delle specie alloctone, in particolare nel lago di Garda e di studi sulla biodiversità delle diatomee quali utili indicatori della qualità delle acque. Anche la certificazione Globalgap delle aziende ortofrutticole, alle quali FEM dà il suo supporto, è interconessa alla salvaguardia della biodiversità, sostenendo la creazione di ambienti favorevoli all’insediamento della fauna e l’attivazione di pratiche agroecologiche per la tutela della flora.

La biblioteca FEM intende valorizzare in questa giornata l’archivio delle pubblicazioni raccolte nell’Archivio istituzionale IRIS-OpenPub che documentano l’impegno e i risultati dei ricercatori FEM, tra cui la diversità genetica nelle collezioni di germoplasma della FEM e relative alla vite , al melo, ai piccoli frutti, ma anche gli studi sulla diversità genetica nelle popolazioni di salmerino alpino, di rana comune e di conifere alpine e sulla diversità genetica nelle popolazioni di specie vegetali e animali della zona alpina.