“Sono passati sessant’anni ma il mio esordio nella regia non smette di essere un ricordo amaro. Il pubblico in sala accolse la pellicola con applausi calorosi e convinti, ma il giorno dopo venne massacrata dalla critica. Nonostante la solidarietà di tanti amici, quelle critiche ingiuste e feroci mi ferirono in profondità e stavo meditando di lasciare per sempre quel lavoro e quel mondo. Avevo trentuno anni ed era tutto chiaro: il cinema non faceva per me. Ma a un passo dalla decisione di tornare a casa con le ossa rotte, il colpo di scena. Leo Pescarolo, il produttore cinematografico, vuole incontrarmi nel suo ufficio per discutere una proposta di lavoro. Sono davanti alla porta dello studio di Pescarolo. Dalla stanza accanto si sente una voce maschile: ‘Avanti, si accomodi’. Ma l’immagine che ho davanti agli occhi mi impietrisce. Una creatura splendida, il portamento elegante, lo sguardo intenso. Una giovane donna che sorride. Sorride a me. Avanzo incerto, senza riuscire a staccare gli occhi da quella meraviglia. Il produttore si accorge che continuo a guardare quella deliziosa visione. ‘Si sieda e guardi me’, mi ordina mentre lancia uno sguardo severo a lei, che si sta avvicinando lentamente alla scrivania. Poi, finalmente, cambia tono: ‘Vorrei offrirle un lavoro per la Rai e un gruppo americano’. Dimenticare quel giorno che mi avrebbe cambiato la vita è impossibile. Una proposta di lavoro e un colpo al cuore”.
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