Gli accordi lirici e la sperimentazione materica delle opere di Don Moon (IE)

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Mills Patty

Molti artisti contemporanei vivono la propria creatività in equilibrio tra due modi di essere, e dunque di manifestare, ciò che hanno bisogno di esprimere; il dualismo, l’ambivalenza tra la parte più emotiva e quella più razionale danno spesso origine a una sinergia di stili che caratterizza il loro segno distintivo. Lo statunitense protagonista di oggi trova una sintesi tra mente e anima in un coinvolgente tocco pittorico.

Don Moon, originario dell’Ohio ma residente praticamente da tutta la vita in Florida, raggiunge tardi la scelta di dedicarsi completamente all’arte e nel momento in cui lo fa comincia subito a liberare quel mondo emotivo precedentemente trattenuto, portando nelle sue tele le esperienze professionali antecedenti che lo conducono verso un utilizzo di materiali di uso comune. Il suo mondo creativo infatti non riesce a fermarsi solo alla manifestazione emotiva bensì sente la necessità di andare oltre, di portare nell’opera parti di realtà oggettiva attraverso le quali può trasformarla in esperienza, in contatto più diretto con la concretezza dell’esistenza. Lo stile tanto ambivalente quanto sinergico, si pone come sintesi tra l’Espressionismo Astratto, inteso come manifestazione pura di sensazioni ed emozioni che Moon sente l’esigenza di comunicare, e l’Arte Materica, per la ricerca di materiali di uso quotidiano o industriale da inserire nella tela stessa e divenire parte di essa, amplificandone addirittura l’impatto emotivo. Gli inserti materici tuttavia costituiscono una nuova sperimentazione, non escono prorompenti dalla superficie bensì si fondono e si amalgamano con i colori acrilici o ne costituiscono la base espressiva su cui manifestare la voce delle sensazioni che l’artista percepisce e poi, di conseguenza, narra. La parte istintiva si muove sul piano dei ricordi, di attimi vissuti in luoghi dell’anima dentro cui la memoria di Don Moon sceglie di perdersi, di far fuoriuscire l’intensità lirica che ha accompagnato quegli stessi frangenti, legandosi indissolubilmente alle persone che ne hanno fatto parte o semplicemente imprimendosi nello scrigno emozionale dell’artista che di quelle emozioni si nutre per liberare la sua creatività.

Ava's house
1 Ava’s house
Edgewater
2 Edgewater
In the garden
3 In the garden

Le opere Ava’s house (La casa di Ava), Edgewater e In the garden (Nel giardino) appartengono al gruppo più intimo, più personale, della produzione di Moon, dalle quali emerge chiaro un legame profondo, un filo indistruttibile con tutto ciò che è stato sentito e vissuto in quei frammenti di vita. L’altra parte espressiva di questo coinvolgente artista statunitense è legata invece a concetti più filosofici, esistenziali, da cui parte per imprimere sulla tela il suo punto di vista e le sue personali, dunque uniche, risposte ai quesiti che naturalmente e da sempre l’uomo si pone.

Question of optics
4 Question of optics
Sublime
5 Sublime

Question of optics (Questione di ottica), e Sublime, raccontano di come Moon percepisce, sente, quelle sensazioni utilizzando i colori più affini al proprio modo di essere, rivelando così un’indole serena, tranquilla, morbida come tenere sono le tonalità che sceglie, perché la vita, sembra suggerire l’artista, non deve necessariamente essere vissuta con forza e irruenza, tutt’altro, molto spesso gli accordi più armonici e piacevoli si svelano proprio seguendo un ritmo più lento, più aperto al bello del quotidiano, dell’ordinario che così si trasforma in straordinario. In alcuni casi una sola opera non è sufficiente a osservare le questioni dalle varie sfaccettature che la realtà stessa presenta, perciò ne crea delle serie, veri e propri percorsi di approfondimento e di coinvolgimento dell’osservatore per indurlo a trovare il suo personale punto di vista, stimolato dall’artista che però senza l’interazione del ricevente si fermerebbe solo all’interrogativo.

Ava's love (L'amore di Ava)
6 Ava’s love (L’amore di Ava)

Eppure, nonostante la sua apertura verso le sensazioni più intime e profonde, Don Moon non riesce ad arginare la sua parte razionale, curiosa, quella che ha bisogno di andare oltre e trovare una mediazione tra anima e mente, e lo fa attraverso un’attenta ricerca sulla materia da inserire nell’opera, materia che resta quasi in silenzio, non prorompe fuori dalla tela in maniera manifesta bensì sembra entrarvi e creare un legame con l’espressione, quasi come se le due forze non possano prescindere l’una dall’altra.

Memory of desire (Ricordo di un desiderio)
7 Memory of desire (Ricordo di un desiderio)

Adesivi, colle, intonaci, oli industriali, tracce grafiche e lastre di alluminio degli aerei costituiscono la parte materica dei suoi dipinti, e gli danno la possibilità di scomporre e ricomporre la tela fino a quando il risultato non sarà quello emozionalmente desiderato, con il giusto impatto, con la forma definitiva nella quale il suo sguardo riuscirà a perdersi e sentirsi appagato. La musicalità delle sue opere ha dunque bisogno della concretezza della sperimentazione, della solidità della materia per accordarsi e dare vita a un linguaggio unico e melodico che rivela l’approccio all’esistenza di Don Moon. Dal 2016, anno in cui decide di esercitare la professione artistica a tempo pieno, a oggi ha esposto in mostre collettive in varie città del sud degli Stati Uniti e ha all’attivo diverse mostre personali.

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