Molti artisti hanno bisogno di distaccarsi dalla figurazione per entrare e rappresentare nella piena libertà espressiva, quell’esplorazione dell’interiorità, quell’interrogarsi sulle debolezze e sulla forza dell’uomo contemporaneo che diviene la base fondamentale della loro produzione artistica al punto di spingere la necessità dell’indefinito verso l’essenzialità cromatica. La pittrice di cui vi racconto oggi compie un percorso all’interno delle pieghe più profonde dell’animo umano per narrarne i palpiti.
Intorno alla metà degli anni Cinquanta, negli Stati Uniti, andò affermandosi un movimento pittorico che voleva in qualche modo opporsi al rigore di altre correnti, che pure avevano segnato un profondo ed essenziale distacco dall’arte dell’Ottocento ancora assolutamente legata alla figurazione più classica, come l’Astrattismo Geometrico e il Suprematismo Russo di Malevič che però erano rigorosamente legati alla forma definita e razionale, priva di ogni interferenza emozionale. Jackson Pollock introdusse invece la necessità vitale degli artisti di riappropriarsi del mondo emotivo permettendo alla tela di divenire un mezzo comunicativo ed espressivo primario ma senza doversi attenere ad alcuna regola, senza cioè doversi conformare ai canoni figurativi dei percorsi artistici precedenti. Il movimento prese il nome di Espressionismo Astratto e proprio in nome di quella libertà di manifestare sensazioni ed emozioni prescindendo da norme formali e linee guida definite, riunì sotto di sé una straordinaria etereogenità pittorica il cui unico punto in comune era la rivelazione, la rappresentazione individuale di un mondo interiore inarginabile. Da Mark Rothko a Cy Twombly, da Helen Frankentahler a Franz Kline passando per Arshile Gorky e Barnett Newman, ognuno con il proprio inconfondibile stile, gli appartenenti a questa rivoluzionaria corrente artistica hanno saputo combattere contro le opposizioni dell’epoca per affermare che la loro era arte, tanto alta e pregevole quanto tutte le opere appartenenti ad altre manifestazioni espressive dell’epoca. Da quel momento in avanti la mancanza di figurazione non è più stata sinonimo di razionalità e di rigore bensì ha letteralmente aperto le porte a un nuovo modo di considerare l’arte astratta anzi, gli artisti che oggi riprendono le linee guida dell’Espressionismo Astratto sentono di aver bisogno del distacco dall’immagine così come viene vista dall’occhio quando si posa sulla realtà contingente e quotidiana, per entrare in contatto in maniera più profonda con sensazioni ed emozioni silenziose e invisibili che solo attraverso vibrazioni pure e senza schemi possono essere impresse sulla tela.
Albina Rolsing, artista tedesca con una solida formazione accademica alle spalle – ha studiato Belle Arti alla Faber Castel Academy di Norimberga-Stein e ha frequentato i corsi d’arte presso la Free Art Academy di Augsburg e l’Art Fabbrica di Vienna -, si lega indissolubilmente a un Espressionismo Astratto assolutamente personale che si trasforma, grazie al suo tratto, in esplorazione di tutto ciò che appartiene all’intimo umano, a quelle voci emotive che vibrano pur restando silenziose e coperte dalla necessità di difendersi dall’esterno, dal timore a volte di essere scoperte eppure sempre presenti nell’essenza di ognuno.
Sceglie i colori primari la Rolsing, decisi intensi, che nella maggior parte dei casi utilizza in maniera quasi moncroma mentre in altre opere mescola e sfuma per infondere nell’osservatore una maggiore sensazione di leggerezza, quasi come se volesse sottintendere che laddove si incontra l’intensità di un’emozione, non si può fare a meno di osservarne anche le conseguenze, le scie che dietro di sé lascia o che si sviluppano e si trasformano attenuandosi per fuoriuscire in maniera più moderata, più in equilibrio con una ragione che spesso frena ma altrettanto frequentemente è necessaria a stemperare.
Le rappresentazioni dell’anima sono fluttuanti in un universo fatto di silenzio, di introspezione, proprio perché è quello dell’intimità il momento in cui riescono a liberarsi prive di filtri, così come è attraverso la quiete che le loro vibrazioni riescono a entrare in contatto e a interagire con quelle degli altri.
Troppo spesso, sembra suggerire Albina Rolsing, le parole eclissano le verità più profonde, le sensazioni nascoste, le paure ma anche le emozioni positive che non sempre si desidera gridare ad alta voce. Guarda l’animo umano attraverso una sfocata lente miope Albina, grazie alla quale accantona il bello esteriore per coglierne il fascino di tutto ciò che va oltre l’immagine esterna, quella magia della sostanza che si può svelare solo quando lo sguardo si distoglie e ci si pone in posizione di ascolto.
È un’interazione profonda tra ciò che appare e ciò che è, quella che sottolinea ed evidenzia questa talentuosa artista capace di toccare i tasti interiori attraverso quei rossi, quei blu, quei grigi che tanto si avvicinano alla semplicità delle emozioni, quelle note di base che troppo spesso vengono complicate da una serie di convenzioni, di interazioni, di circostanze che le contaminano impendo loro di manifestarsi con tutta la loro forza. Il materiale con cui Albina Rolsing si sente più a suo agio è la carta, sulla quale opera con l’acquerello o con il gouache, ma anche la tela su cui stende sapientemente l’acrilico, l’olio, il carboncino e i pastelli per poi usare il gouache necessario a dare al colore protagonista l’aspetto leggero di un Origami giapponese.
Dal 2016 a oggi Albina Rolsing è stata protagonista di mostre personali a Vienna, Udine e Roma e ha partecipato a numerose mostre collettive in tutto il mondo, da Parigi a Barcellona, da Miami a Londra, da Monaco a Firenze; attualmente si muove, e crea, tra Vienna, Bamberga, Augusta (Germania) e Parigi.
ALBINA ROLSING-CONTATTI
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