Nel momento in cui un artista si confronta con approfondimenti e studi di tutto ciò che appartiene a una realtà nascosta, celata allo sguardo della contingenza eppure in grado di influenzarne meccanismi e determinazioni di causa ed effetto, si spinge verso una dimensione dove la staticità stilistica, o il legarsi a un solo modulo espressivo, divengono limiti che hanno bisogno di essere oltrepassati. Questo è tanto più vero quanto più il linguaggio si lega a quel rifiuto dell’indeterminatezza e a quello verso il legame con un visibile ordinario che impedirebbe alla mente e all’istinto di porsi in posizione di ascolto di tutto ciò che non appartiene alla quotidianità, aprendo così la porta a un possibilismo da cui è possibile comprendere molte dinamiche diversamente inspiegabili.
Il tipo di approccio pittorico appena illustrato è quello che contraddistingue il protagonista di oggi, un artista di lunga esperienza che attraverso la sua capacità di sperimentare, mescolare e fondere significati con immagini tradizionalmente statiche riesce a dare un nuovo senso e una nuova veste a stili che alla loro nascita avevano linee guida rigide che avrebbero impedito la sinergia riscontrabile invece nelle opere che andremo a osservare.
Gli inizi del Ventesimo secolo furono contraddistinti da una serie di movimenti artistici che vollero rompere completamente ogni legame con la tradizione del passato e con le regole accademiche già messe in discussione dalle correnti di fine Ottocento, distaccandosi dall’osservazione della realtà che aveva costituito la base della pittura per tendere verso un’indefinitezza attraverso la quale potevano affermare la supremazia del gesto plastico su ogni riferimento conosciuto all’occhio. Non solo, l’Arte Astratta estremizzò ma di fatto si ispirò alla frammentazione dell’immagine iniziata dal punto di vista cromatico con le teorie dell’Impressionismo, del Puntinismo, del Divisionismo, del Futurismo e del Cubismo; il distacco totale dalle immagini sperimentabili nella quotidianità, la schematizzazione e la linearizzazione regolare delle figure sulla tela, così come l’assenza di ogni emozionalità e soggettivismo dell’autore dell’opera furono le basi principali del Suprematismo, del Neoplasticismo e dell’Astrattismo Geometrico, il quale quest’ultimo si oppose alla rigidità del solo utilizzo dei colori primari e delle linee oblique e circolari imposto invece da Piet Mondrian pur mantenendone la tendenza alla bidimensionalità che induceva di fatto a rifiutare la profondità e la prospettiva. Con questi movimenti l’arte era pura ricerca matematica e geometrica, gli equilibri dovevano essere perfetti e impeccabili, racchiusi all’interno di schemi proprio per contrastare la perdita di sicurezze seguita alla prima guerra mondiale. Già con la Bauhaus, la scuola sperimentale nata a Dresda, in Germania, gli artisti tentarono di oltrepassare la staticità del Neoplasticismo e dell’Astrattismo Geometrico introducendo la terza dimensione e la sensazione di movimento da essa generata anticipando la ricerca che sarà compiuta intorno agli anni Settanta del Ventesimo secolo dalla Optical Art, più brevemente definita Op Art, in cui la geometricità veniva ammorbidita con una gamma cromatica più possibilista ma soprattutto caratterizzata da un forte senso della prospettiva in cui veniva evidenziata la tridimensionalità delle forme geometriche accostate le une alle altre e l’impressione ipnotica che esse fornivano alla retina dell’osservatore. Dunque la Bauhaus degli anni Venti del Novecento non solo anticipò le linee guida della corrente degli anni Settanta, ma diede vita anche alle prime sperimentazioni di interazione tra le varie arti aprendosi a considerare come forme creative principali anche la ceramica, la decorazione del vetro, i lavori in metallo, la falegnameria, la decorazione di interni, l’architettura e la tessitoria. L’artista di origine austriaca Peter Nussbaum, da anni ormai residente in Piemonte, proviene idealmente dalla tradizione della Bauhaus perché il suo stile mescola la sperimentazione di diversi materiali che compongono le sue opere, e anche perché pur essendo la base del suo linguaggio la geometricità, in realtà non riesce a restare legato alla staticità dell’Astrattismo Geometrico,
bensì ha bisogno di introdurre il senso del movimento anticipato dagli artisti della scuola di Dresda e poi ripreso e ampliato dall’Op Art, entrambi avvertibili nelle sue opere. Tuttavia le innovazioni apportate da Peter Nussbaum non si fermano a questa mescolanza stilistica perché egli scende più in profondità, compiendo studi accurati su tutto quell’incognito che avvolge l’esistenza e l’universo ma che rimane inconosciuto per mancanza di stimolo da parte delle persone a inoltrarsi dentro un significante che certamente appartiene, e a volte persino modifica, la realtà osservata.
Ciò da cui parte l’artista è l’energia di tipo quantistico che interconnette i sistemi alla massa, come osservato da Einstein, per poi andare a esplorare anche la cosmogonia, gli studi sull’universo, la cabala, la numerologia grazie a cui riesce a infondere alle sue tele un affascinante e misterioso aspetto Metafisico, dove paradossalmente il movimento appare statico proprio per quel gioco di equilibri che interagiscono tra loro e consentono alle sue sagome geometrice di trovare un bilanciamento instabile e al contempo solido. La sospensione delle figure sembra essere generata e supportata da un’alchimia forte quanto inspiegabile ed è proprio per questo che il fascino accresciuto dalle tonalità forti degli sfondi, in contrasto con la leggerezza cromatica delle sagome tridimensionali collegate a sottili linee, diviene magnetico e in grado di sollecitare la necessità di comprenderne e scoprirne le implicazioni più segrete.
Le forme di Peter Nussbaum mostrano la costante alternanza tra solidità e leggerezza, tra vuoti e pieni che di fatto appartiene alle leggi che governano l’universo, la vita, e attraverso la sua impostazione geometrica egli riesce a rivelare il simbolismo che si cela dentro quelle leggi impercepibili che appartengono alla natura e al mondo; la numerologia, la cabala, l’esoterismo vengono approfonditi e studiati dall’artista che consente così al suo Astrattismo Geometrico aperto a una gamma cromatica ampia e sfumata, di entrare nel mondo del movimento in virtù dell’effetto ottico dell’Op Art che enfatizza il fluire segreto di tutto ciò che appartiene al visibile. L’accostamento di figure diverse tra loro eppure in stretta connessione genera una sensazione di possibilismo, di interconnessione tra i vari elementi che spiccano in maniera nitida dagli sfondi monocromi grazie alla particolare tecnica esecutiva di Peter Nussbaum la quale genera una luminosità quasi mistica a tutte le sue opere; il colore acrilico è infatti estremamente diluito con l’acqua, prendendo così sfumature sottili e impalpabili che poi vanno a definirsi maggiormente con successive applicazioni attraverso le quali l’artista stratifica la superficie fino a giungere al risultato definitivo, luminoso, tridimensionale e affascinante, quasi come se le forme avessero una propria vita interiore e segreta disposta a svelarsi solo in virtù di un percorso di approfondimento.
Il lato più Bauhaus di Peter Nussbaum emerge anche nella costruzione del supporto che utilizza per i suoi dipinti, un legno multistrato preferibilmente in pioppo che assembla lui stesso, confermando così la dottrina della scuola di Dresda per cui ogni tipo di apporto e di interazione va a costituire una forma artistica originale e unica.
Ciò che però differenzia Peter Nussbaum dalle linee guida dei movimenti a cui attinge è quel senso di emozionalità, di coinvolgimento che fuoriesce da ogni opera proprio grazie a quel processo di studio, di analisi e di inserimento di concetti che vanno oltre la comprensione razionale e che colpiscono le corde inconscie, come se andassero a stimolare conoscenze ataviche e primordiali che appartenevano all’essere umano prima che il razionalismo e il positivismo prendessero il sopravvento allontanandolo da verità intangibili.
In un certo senso la produzione pittorica di Peter Nussbaum si avvicina, nel concetto e non certo nella raffigurazione, al Simbolismo di fine Ottocento e alla Metafisica dei primi del Novecento, quando ciò che affascinava gli esponenti dei due movimenti era appunto l’enigma, il significato celato e invisibile che inevitabilmente apparteneva alla natura, agli oggetti, all’annullamento della linea del tempo perché il passato si collegava al presente e al futuro senza soluzione di continuità. È per questo che i lavori di Peter Nussbaum sono costantemente sospesi, delicatamente in bilico eppure stabili perché sostenuti da un’energia incomprensibile quanto reale che regola la dimensione in cui l’essere umano vive.
Peter Nussbaum ha al suo attivo la partecipazione a molte mostre collettive in Austria, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Cina, Argentina, innumerevoli mostre personali, ha preso parte alle principali fiere d’arte internazionali tra cui la Triennale di Roma, la 59° Biennale Arte a Venezia, Padiglione Grenada, e l’Art Basel di Miami nel mese di novembre 2024. È stato inserito nell’Atlante dell’Arte Contemporanea 2024 edito da Giunti in corporate con il Metropolitan Museum di New York.
PETER NUSSBAUM-CONTATTI
Email: nussbaum@cosmosarte.com
Sito web: www.cosmosarte.com/
Facebook: https://www.facebook.com/nussbaum.nussbaum.3
Instagram: www.instagram.com/peter_nussbaum_cosmosarte/
When an artist deals with in-depth investigations and studies of everything that belongs to a hidden reality, concealed from the gaze of contingency and yet capable of influencing mechanisms and determinations of cause and effect, he pushes himself towards a dimension where stylistic staticity, or tying to a single expressive module, become limits that need to be transcended. This is all the more true the more the language binds itself to that rejection of indeterminacy and to that towards the bond with an ordinary visible that would prevent the mind and instinct from placing itself in a position to listen to everything that does not belong to the everyday, thus opening the door to a possibilism from which it is possible to understand many otherwise inexplicable dynamics.
The type of pictorial approach just illustrated is the one that distinguishes today’s protagonist, an artist of long experience who, through his ability to experiment, mix and blend meanings with traditionally static images, succeeds in giving new meaning and a new look to styles that at their inception had rigid guidelines that would have prevented the synergy found instead in the works we are going to observe.
The beginning of the 20th century was characterised by a series of artistic movements that wanted to completely break all ties with the tradition of the past and with the academic rules already challenged by the currents of the late 19th century, breaking away from the observation of reality that had formed the basis of painting to tend towards an indefiniteness through which they could assert the supremacy of the plastic gesture over any reference known to the eye. Not only that, Abstract Art went to extremes but was in fact inspired by the fragmentation of the image that had begun in terms of colour with the theories of Impressionism, Pointillism, Divisionism, Futurism and Cubism; the total detachment from the images experienced in everyday life, the schematisation and regular linearisation of the figures on the canvas, as well as the absence of any emotionality and subjectivism on the part of the author of the work were the main foundations of Suprematism, of Neoplasticism and Geometric Abstractionism, the latter of which opposed the rigidity of only using primary colours and oblique and circular lines imposed instead by Piet Mondrian while maintaining the tendency towards two-dimensionality that induced a de facto rejection of depth and perspective. With these movements, art was pure mathematical and geometric research, balances had to be perfect and flawless, enclosed within patterns precisely to counteract the loss of security following the First World War.
Already with the Bauhaus, the experimental school born in Dresden, Germany, artists attempted to go beyond the static nature of Neoplasticism and Geometric Abstractionism by introducing the third dimension and the sensation of movement generated by it, anticipating the research that would be carried out around the 1970s by Optical Art, more briefly referred to as Op Art, in which geometricity was softened with a more possibilist chromatic range but above all characterised by a strong sense of perspective in which was highlitghted the three-dimensionality of geometric shapes juxtaposed one against the other and the hypnotic impression they gave to the observer’s retina.
Thus, the Bauhaus of the 1920s not only anticipated the guidelines of the current of the 1970s, but also gave rise to the first experiments in the interaction between the various arts, opening up to consider ceramics, glass decoration, metalwork, carpentry, interior decoration, architecture and weaving as main creative forms. The Austrian-born artist Peter Nussbaum, who has lived in Piedmont for many years now, ideally comes from the Bauhaus tradition because his style mixes the experimentation of different materials that make up his artworks, and also because although geometricity is the basis of his language, he does not actually manage to remain tied to the static nature of Geometric Abstractionism, but rather needs to introduce the sense of movement anticipated by the artists of the Dresden school and then taken up and expanded by Op Art, both of which can be seen in his works.
However, the innovations made by Peter Nussbaum do not stop at this stylistic mixture because he goes deeper, making accurate studies of all that unknown that envelops existence and the universe but which remains unrecognised due to the lack of stimulus on the part of people to delve into a signifier that certainly belongs to, and sometimes even modifies, the reality observed. What the artist starts from is the quantum energy that interconnects systems to mass, as observed by Einstein, and then goes on to explore cosmogony, studies on the universe, the Kabbalah, the numerology thanks to which he succeeds in infusing his canvases with a fascinating and mysterious Metaphysical aspect, where paradoxically movement appears static precisely because of that interplay of balances that interact with each other and allow his geometric shapes to find an unstable yet solid balance.
The suspension of the figures seems to be generated and supported by an alchemy that is as strong as it is inexplicable, and it is precisely for this reason that the fascination heightened by the strong tones of the backgrounds, in contrast with the chromatic lightness of the three-dimensional silhouettes connected by thin lines, becomes magnetic and capable of stimulating the need to understand and discover their most secret implications. Peter Nussbaum‘s figures show the constant alternation between solidity and lightness, between emptiness and fullness that in fact belongs to the laws that govern the universe, life, and through his geometric approach he succeeds in revealing the symbolism that is hidden within those imperceptible laws that belong to nature and the world; numerology, the Kabbalah, esotericism are explored and studied by the artist who thus allows his Geometric Abstractionism, open to a wide and nuanced chromatic range, to enter the world of movement by virtue of the optical effect of Op Art that emphasises the secret flow of everything visible.
The juxtaposition of different yet closely connected figures generates a feeling of possibilism, of interconnection between the various elements that stand out sharply from the monochrome backgrounds thanks to Peter Nussbaum‘s special technique of execution, which generates an almost mystical luminosity to all his paintings; the acrylic colour is in fact extremely diluted with water, thus taking on subtle and impalpable nuances that are then further defined by successive applications through which the artist stratifies the surface until arriving at the final, luminous, three-dimensional and fascinating result, almost as if the forms had their own inner, secret life that is only willing to reveal itself by virtue of a path of in-depth study.
The more Bauhaus side of Peter Nussbaum also emerges in the construction of the support he uses for his paintings, a multilayered wood preferably poplar that he assembles himself, thus confirming the doctrine of the Dresden school for which every type of contribution and interaction goes to constitute an original and unique artistic form. However, what differentiates Peter Nussbaum from the guiding lines of the movements he draws on is that sense of emotionality, of involvement that emerges from each work precisely thanks to that process of study, analysis and insertion of concepts that go beyond rational comprehension and strike unconscious chords, as if to stimulate atavistic and primordial knowledge that belonged to human beings before rationalism and positivism took over, distancing them from intangible truths.
In a certain sense, Peter Nussbaum‘s pictorial production comes close, in concept and certainly not in depiction, to the Symbolism of the late 19th century and the Metaphysics of the early 20th century, when what fascinated the exponents of the two movements was precisely the enigma, the concealed and invisible meaning that inevitably belonged to nature, to objects, to the annulment of the timeline because the past was seamlessly connected to the present and the future. It is for this reason that Peter Nussbaum‘s artworks are constantly suspended, delicately poised yet stable because they are sustained by an energy that is as incomprehensible as it is real and which governs the dimension in which human beings live. Peter Nussbaum has participated in many group exhibitions in Austria, Italy, the Netherlands, Belgium, China, Argentina, countless solo shows, and has taken part in major international art fairs including the Rome Triennale, the 59th Art Biennale in Venice, Grenada Pavilion and Art Basel in Miami in November 2024. He was included in the Atlas of Contemporary Art 2024 published by Giunti in corporate with the Metropolitan Museum in New York.
L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network -
Notizie del giorno -
Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube