MILANO – Dopo il boom degli anni ’80, l’economia italiana è stagnante: i debiti sono sbalorditivi e la lira, appena svalutata, non riesce più a tenere il passo delle altre monete. Oltre ad essere finanziariamente in bancarotta, l’Italia è anche politicamente malata. Il romanzo è il ritratto nitido di una realtà che scompare, vissuta dal punto di vista di una generazione sfiduciata ma in cerca della propria strada. Sullo sfondo delle emergenti tensioni sociali, “Gli scarafaggi non si nascondono in casa” (la Bussola edizioni, 140 pp., 10 euro) mette a nudo il mondo di Giorgio, Mirko, Ivano e Renzo.
Insieme a loro ci sono Miriam, Ludovica, Carmen, Veronica a condividere nuove storie nella sballata routine che segue le partiture del rock acido metropolitano. La musica è parte integrante della storia, “è in tutto il romanzo, alle volte presente, alle volte solo evocata, in grado di avvolgere il racconto e farlo andare in direzioni diverse di volta in volta. Boddi è bravo, tagliente, romantico, vuole bene ai suoi personaggi e gli dà vita in maniera esemplare”, scrive nella prefazione il giornalista e critico musicale, Ernesto Assante.
Giorgio ha la testa sulle spalle e i piedi per terra, è ansioso di conoscere l’uomo che sarà e si fa un sacco di aspettative sulla vita. Il suo momento di svolta arriva quando conosce Miriam: è sveglia, intelligente, strepitosamente autentica. È la sua ispirazione per compiere la svolta decisiva di cui ha bisogno. Mirko è impulsivo e un po’ folle, tanto da elaborare due piani bizzarri: il primo, per sbarazzarsi dell’ex di Ludovica, un poco di buono che minaccia di fargli la pelle; il secondo, per svelare l’ipocrisia e le contraddizioni che per lui nasconde la classe borghese e che la sua anima proletaria non riesce ad accettare.
Ivano è sciagurato e trascura tutto, soprattutto il garage dove vive: è il suo rifugio di fortuna ma anche la tana di ritrovo della combriccola. Carmen è forse l’unica persona che può trascinarlo fuori da quella sua sorta di limbo, sospeso nell’immaturità cronica degenerata per lui così appagante. Renzo sta affrontando una crisi d’identità e, pur di recuperare per l’ennesima volta il rapporto con Veronica e terreno nello studio, maschera le proprie insicurezze accumulando una bugia sull’altra: mente prima di tutto a sé stesso e ogni tentativo è uno strazio. Siamo nel 1992. Le generazioni hanno le loro playlist e la musica grunge era la colonna sonora della cultura giovanile dei primi anni Novanta.
Aveva un suono riconoscibile, testi che rappresentavano voci mai ascoltate prima ed era guidata da band come Pearl Jam, Alice in Chains, Soundgarden e in, particolare, i Nirvana con l’album spartiacque “Nevermind”. C’è spazio anche per il rock italiano, dai Cccp ai ricorrenti Litfiba con la canzone–inno al protagonismo giovanile: “Siamo umani”, vero leitmotiv del romanzo. Provincia e influenze underground: “La scena musicale grunge ha ispirato uno stile di vita e un insieme di valori per i giovani degli anni ‘90. Una rivoluzione culturale che ha rappresentato un modo di essere ribelli a tutto ciò che era considerato pop e mainstream – spiega l’autore, Massimo Boddi – I protagonisti del romanzo non si preoccupano dei ruoli che la società gli assegna, sono semplicemente ciò che sono. Senza mezzi termini e con l’anima in rivolta, è questa l’essenza del grunge e loro la interpretano alla perfezione”.
“Gli scarafaggi non si nascondono in casa” bracca da vicino i quattro amici ventenni nella loro sballata routine. Sono apprendisti della vita, emarginati, spiantati e un po’ fumati, calati nella quotidianità che per loro risponde all’ordine normale delle cose. Lo spaccato di vita è quello del quartiere popolare e i personaggi a cui l’autore dà forma sono quelli “cresciuti col culo per terra”, tenuti a battesimo dalla palestra della strada: “Fighi da morire, tosti da mozzare il fiato e questa verità la sbattono in faccia a chiunque – si legge nel romanzo di Boddi – Da scugnizzi che facevano baldoria nei cortili o da guaglioni che vanno in fissa per qualcosa, restano e resteranno scarafaggi usciti fuori da un buco”. Spesso vanno a zonzo come randagi perdigiorno, di tanto in tanto fanno i filosofi da sottoscala: Giorgio, Mirko, Ivano e Renzo vivono in bilico tra sogni, insicurezze, fallimenti, vendette e stravaganti rimonte. Nonostante le pazzie giovanili, sanno chi sono e da dove vengono. Cercando di scoprire dove andranno, fanno fuori falsità, arroganza, pregiudizi che si annidano dietro l’angolo e, talvolta, diventano la metafora stessa della corruzione morale dell’Italia.