Un ennesimo successo raccolto dall’artista Ester Campese in arte Campey in occasione della sua personale “Simbolismo Figurativo” con un fil rouge tutto dedicato alle donne.
La mostra, in corso alla Milano art Gallery di Bassano del Grappa, è stata organizzata da “Spoleto Arte” del Manager Salvo Nugnes, e sarà visitabile fino al prossimo 16 dicembre.
L’exibition porta in scena quattordici opere di Ester Campese appartenenti alla collezione delle “donne di Campey” che le rappresentano come in un caleidoscopio un percorso “colorato” nel tempo e nello spazio loro dedicato.
Un anno, il 2016, folgorante e denso di soddisfazioni per questa artista che tutto di un fiato ha traguardato diversi successi, sia in campo internazionale ma anche nostrano. Rammentiamo, qui nel seguito alcune delle tappe del percorso fatto insieme a Spoleto arte, come la Mostra a Miami “Miami meets Milano” all’Hotel Victor, “Spoleto incontra Venezia”, exibition tenutasi a Palazzo Giustinian concomitante alla Biennale di Venezia, ma anche la mostra fatta a Spoleto nel prestigioso Palazzo Leti Sansi in concomitanza del Festival dei due mondi e curata dal Prof Vittorio Sgarbi,non da ultimo il “Premio Montecarlo” conseguito per la l’opera “Giustizia Lacerata”.
Ester Campese che ha trovato anche il modo di coniugare l’arte, l’amicizia e la moda, ha indossando in questa occasione uno dei capi del brand Krstic della giovane stilista Sladana Krstic, che fa parte della “Pure Color Extravagant Collection”.
Una collezione quella della stilista Sladana Krstic che come i quadri di Ester Campese ha già raggiunto livelli di attenzione e riscontri internazionali. Una bella amicizia tra la stilista Krstic e l’artista Campey che trova una convergenza tra le due donne in termini di creatività, sprigionando in entrambe le espressioni realizzative “spontanea joie de vivre” e forza emozionale che trasporta in un mondo giocoso, allegro, ma al contempo ricercato e svela un profondo studio e preparazione a chi guarda le loro creazioni.
Molto indicata la titolazione della mostra volendo per stessa ammissione di Campey essere un simbolico tramite verso il suo spettatore fornendo, anche nelle declinazioni delle sue opere figurate, solo uno spunto, una allegoria, che possa far riflettere e affrontare chi si imbatte nelle sue tele, una immaginifico viaggio nel proprio intimo, che vada oltre il soggetto osservato.
Molto toccante il momento della consegna della critica stilata dalla penna della nota esperta d’arte, giornalista e curatrice d’arte Elena Gollini che conoscendo Ester personalmente ha voluto concludere la critica a lei dedicata con le parole di Henry Ward Beecher:
“Ogni artista intinge il pennello nella sua anima e dipinge la sua stessa natura nelle sue immagini”.
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