A fine novembre, il Parlamento europeo ha votato per il rigetto della proposta di regolamento della Commissione sulla riduzione, fino al 50% entro il 2030, dell’uso di fitofarmaci. Alla base della decisione, il possibile impatto negativo a carico del potenziale produttivo agricolo.
E’ stato anche raggiunto l’accordo tra le istituzioni della Ue sul progetto legislativo riguardante l’ulteriore estensione agli allevamenti della normativa in materia di emissioni inquinanti delle industrie. Rispetto alle proposte della Commissione, è stato deciso di non estendere le nuove regole agli allevamenti di bovini e di innalzare sensibilmente le soglie per gli allevamenti di suini ed avicoli.
Le due decisioni sono state oggetto di critiche perché, è stato evidenziato, riducono l’impatto del “Green Deal” sul settore agricolo e sugli allevamenti. Le notizie che arrivano dalla COP 28 in corso a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dovrebbero indurre a qualche riflessione aggiuntiva e più approfondita.
“Il bilancio globale dimostra che gli impegni per ridurre le emissioni di gas serra rimangono ben al di sotto di quanto necessario per evitare gli effetti peggiori del cambiamento climatico, in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015”, ha dichiarato la direttrice generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).
In Cina, nonostante i massicci investimenti per la diffusione delle energie rinnovabili, gli esperti ritengono che le emissioni di CO2 continueranno a salire fino al 2030. La neutralità climatica dovrebbe essere raggiunta nel 2060. Dieci anni prima rispetto agli obiettivi fissati dall’India. Va ricordato che – nel complesso – Cina, India e Stati Uniti incidono per oltre la metà sul totale delle emissioni globali di gas ad effetto serra.
L’incidenza dell’Unione europea è inferiore a dieci punti percentuali. Secondo i dati elaborati dalla Banca Mondiale, le emissioni sono diminuite nella UE di circa il 25% a partire dal 1990. L’Unione, quindi, può raggiungere il traguardo fissato della riduzione in misura del 55% nel 2030.
L’Unione europea deve continuare ad essere un punto di riferimento. A dare l’esempio. Gli obiettivi del “Green Deal “europeo non vanno messi in discussione. Sono però da riscrivere le modalità operative, per fare in modo che la sostenibilità ambientale coesista effettivamente con quella economica. Solo se le imprese sono competitive, è possibile assicurare la salvaguardia del potenziale produttivo.