“Hard Brexit”, quali conseguenze? Il pensiero di Confagricoltura

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LONDRA – Mentre a Londra sono salite alle stelle le tensioni politiche sulle condizioni dell’uscita dall’Unione europea il 31 ottobre prossimo, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti si sofferma sulle conseguenze di una “hard Brexit” che, alla luce delle iniziative del Primo Ministro britannico, risulta sempre più probabile.

“In aggiunta alla scontata contrazione delle esportazioni Ue (circa 40 miliardi di euro l’anno) sul mercato britannico, il recesso senza regole del Regno Unito può aprire un buco nel bilancio dell’Unione, a danno della tempestiva e completa esecuzione dei programmi di spesa” sottolinea Giansanti.

Il Primo Ministro britannico Boris Johnson ha dichiarato che il Regno Unito potrebbe non corrispondere l’importo previsto (circa 33 miliardi di euro) come quota parte per gli impegni di spesa pluriennali assunti durante la permanenza nell’Unione. “Inoltre – aggiunge il presidente di Confagricoltura – una ‘hard Brexit’ provocherebbe un buco immediato di almeno 10 miliardi di euro nel bilancio della Ue”.

L’ammanco sarebbe determinato dalla differenza tra il mancato contributo britannico al bilancio dell’Unione e la sospensione dei programmi di spesa Ue destinati al Regno Unito che, anche al netto degli sconti ottenuti in passato, è – come l’Italia – un contribuente netto del bilancio Ue.

“Ho avuto modo di affrontare la questione con il commissario Hogan – evidenzia Giansanti – che mi ha rassicurato sulla continuità dei pagamenti diretti agli agricoltori previsti dalla PAC. I problemi potrebbero sorgere invece, già nel corso del 2020, dal lato dei trasferimenti per lo sviluppo rurale”.

La Commissione europea, inoltre, ha reso noto che il mancato rispetto degli obblighi finanziari da parte del governo di Londra, oltre ad aprire un conflitto legale, renderebbe impossibile la sottoscrizione di un accordo bilaterale sugli scambi commerciali. “In tal caso – rileva Giansanti – l’export agroalimentare italiano destinato al mercato britannico rischierebbe un tracollo. Nell’eventualità di una “hard Brexit”, non sarebbero più riconosciute e tutelate le indicazioni di origine e qualità”.

Confagricoltura ricorda che le vendite annuali del Made in Italy agroalimentare in Gran Bretagna ammontano a 3,4 miliardi di euro, oltre l’8% sul totale delle esportazioni di settore. Per il Prosecco, in particolare, il Regno Unito è il primo mercato di sbocco su scala mondiale. Nel periodo 2001-2017 gli acquisti di prodotti agroalimentari italiani (vini, ortaggi trasformati, formaggi e pasta) sono aumentati di oltre il 40%.

Confagricoltura segnala infine che il mondo agricolo europeo, compresa l’associazione degli agricoltori britannici, è compatto nel richiedere alle istituzioni politiche, a Bruxelles e