Lavoro

“Help Desk Genitorialità”, nasce uno sportello per i dipendenti d’azienda

Una recente ricerca ha evidenziato che quasi un genitore lavoratore su due ha lasciato il lavoro nell’ultimo anno o sta prendendo le dimissioni in seria considerazione

Nell’attuale panorama lavorativo la questione del work-life balance rappresenta un nodo cruciale, che rispecchia una crescente consapevolezza sull’importanza di bilanciare gli impegni professionali con la vita personale. Dall’ultimo rapporto realizzato dal Censis, emerge infatti che per il 62,7% degli italiani il lavoro non rappresenta la preoccupazione principale nella vita. E anzi, l’80% dei lavoratori italiani ha espresso il proprio disappunto circa il sacrificio degli interessi personali che il lavoro ha comportato in passato, a discapito del proprio benessere. Una tendenza, questa, che riflette il trend diffuso a livello globale: il fenomeno della Great Resignation, che ha preso piede soprattutto dopo la pandemia, si è legato proprio al benessere dei dipendenti, soprattutto tra i più giovani ma anche tra i lavoratori con figli. Una recente ricerca pubblicata su People Management ha infatti evidenziato che ben il 46% dei genitori ha lasciato il proprio lavoro nell’ultimo anno o sta prendendo in seria considerazione le dimissioni.

In particolare, il 40% degli intervistati pensa di lasciare il proprio impiego perché trova difficile bilanciare i propri impegni lavorativi e familiari, con una propensione maggiore dei più giovani, di età compresa tra i 25 e i 34 anni (45%), e delle madri (46%). Un dato confermato anche in Italia, dove, stando a quanto riporta l’Ispettorato del Lavoro, sono state convalidate ben 61.391 dimissioni di padri e madri nel 2022 (+17,1% rispetto all’anno precedente). La maggior parte di queste sono state rassegnate entro i primi tre anni dalla nascita dei propri figli e perlopiù da giovani di età compresa tra i 29 e i 44 anni (79,4%) e donne (72,8%), attribuendo la causa a una sempre più accentuata difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata (63%). Inoltre a lasciare il lavoro sono in prevalenza lavoratori in attesa del primo figlio o che hanno un solo figlio.

“I dati sottolineano l’importanza di affrontare in modo efficace le sfide legate alla genitorialità sul luogo di lavoro, promuovendo politiche e culture aziendali più inclusive e favorevoli alla famiglia. È per questo che abbiamo deciso di creare uno sportello dedicato alla genitorialità per le persone di Zeta Service e per i dipendenti delle nostre aziende clienti: si chiama “Help Desk Genitorialità” e intende supportare i genitori dando loro risposte sugli aspetti burocratici, che, come abbiamo rilevato, creano non pochi problemi”, ha commentato Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service, azienda italiana specializzata nei servizi HR e payroll.

Infatti, dal sondaggio “Maternità, Burocrazia e Tempi” realizzato proprio da Zeta Service, che ha coinvolto perlopiù neomamme o future tali, è emerso che oltre la metà delle donne ha trovato difficoltà nel comprendere gli step burocratici da seguire per esempio per la richiesta di bonus, la presentazione della documentazione, il congedo obbligatorio/facoltativo. In particolare, 9 donne su 10 avrebbero voluto ricevere più informazioni sia da parte delle istituzioni, che attraverso i siti web degli enti preposti offrono spesso notizie poco comprensibili o non esaustive (il 40% richiede infatti una maggiore chiarezza), sia da parte delle aziende. Non può infatti passare inosservato che nelle imprese dove è presente un ufficio HR, le lavoratrici non abbiano ricevuto alcun supporto da parte di quest’ultimo nel 53% dei casi.

“Quando stavo per diventare mamma, mi sono resa conto, sia in prima persona, sia per il confronto con altre mamme e altri papà, che la burocrazia relativa alla genitorialità era davvero un labirinto da cui era difficile uscire con risposte sicure. Da qui l’idea del Desk, nato inizialmente come supporto per le persone di Zeta Service e poi esteso ai dipendenti e alle dipendenti delle aziende clienti, prevedendo un periodo di prova per incentivarne l’utilizzo”. E in effetti anche a livello globale per il 73% dei genitori lavoratori è necessario che i propri responsabili ricevano una formazione specifica per supportare i dipendenti con figli, considerando la quasi totalità (93%) importante avere datori di lavoro che offrano sostegno alla genitorialità, quando considerano un nuovo impiego, soprattutto per le madri (54%), meno per i padri (38%).

Ma quindi, in concreto, un’azienda cosa può fare per supportare i dipendenti genitori? “Le parole chiave sono flessibilità e vicinanza: l’azienda deve essere realmente interessata a comprendere le necessità delle sue persone, guardandole e ascoltandole nel loro complesso, in modo da introdurre benefit che possano favorire un migliore work-life balance e avere una maggiore flessibilità, sebbene sia complicato introdurre questo cambiamento di mentalità nel nostro Paese”. Basti infatti pensare che in Italia solo il 12,2% degli occupati lavora da remoto, nonostante per più di 8 lavoratori su 10 lo smart working permetta di conciliare meglio famiglia, vita privata e lavoro, come riporta il VI Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.

“In Zeta Service, per esempio, è previsto lo smart working al 100% negli ultimi mesi della gravidanza, per le mamme, e un mese di smart working al 100%, per i papà, oltre l’estensione del congedo di paternità a 20 giorni. Queste iniziative rappresentano per le imprese, piccole o grandi che siano, scelte indispensabili in quanto, adottando politiche di supporto alla genitorialità, si migliora il modo in cui le persone vivono l’azienda e portano avanti i loro obiettivi”, conclude Debora Moretti.

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