“How I Fell”, alla scoperta del terzo album di Elliot Moss

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Artista, compositore e produttore di New York, Elliot Moss è pronto a pubblicare ‘How I Fell’, il terzo album in arrivo il 16 febbraio, a tre anni di distanza dall’acclamato ‘A Change in Diet’, un seguito che vedere Moss aprirsi sui traumi passati e sulle relazioni complesse.

Musicista incallito cresciuto in uno studio di registrazione, Elliot Moss ha dedicato gran parte della sua vita a sognare mondi sonori con uno strano potere trasportante. Dopo aver riscosso, a soli 18 anni, un successo strepitoso con il singolo ‘Slip’, il polistrumentista ha portato la sua sfrenata immaginazione e la sua raffinata musicalità in ‘Highspeeds’, il disco di debutto publbicato nel 2015, a cui ha fatto seguito ‘A Change in Diet’ nel 2020, elogiato da Pitchfork come ‘abilmente evocativo’.

Quando è arrivato il momento del terzo album, Moss ha abbinato la sua ingegnosità con un accresciuto impegno nell’esigere la verità emotiva, una meditazione sfumata su come i limiti personali gravano e pesano nel definirci. Radicato nella convinzione che “la pace deriva dal sentire le cose in modo acuto”, ‘How I Fell’ è un lavoro luminoso che invita sia ad un’intensa introspezione che a una catarsi trasformativa.

“Ogni canzone di questo album è avvolta attorno ad un momento o a una esperienza precisa. Ogni volta che mi sorprendevo a nascondermi dietro a un paesaggio sonoro denso o a sacrificare la sincerità per il comfort, tornavo alla fonte e mi assicuravo di comunicarlo nel modo più diretto ed autentico possibile” afferma Moss. “C’è voluta molta pratica, ma alla fine è stato piacevole non lasciare che nulla scivolasse. Volevo creare qualcosa a cui poter guardare indietro tra dieci anni e sentire ancora di essere stato totalmente onesto”.

Prodotto da Elliot Moss e registrato nel suo studio, ‘How I Fell’ comprende 11 tracce riccamente dettagliate che Moss definisce ‘globi di neve’, ognuna delle quali rappresenta un momento cruciale e spesso doloroso nel suo cammino verso una maggiore comprensione di sè. Con l’aiuto del collega produttore Damian Taylor (Bjork, Arcade Fire, Japanandroids), Moss ha plasmato la forma audacemente originale di alt-pop dell’album, lavorando con una vasta gamma di strumenti ed elementi elettronici, abbracciando un suono decisamente più incentrato sulla chitarra, rispetto ai suoi lavori precedenti.

“La chitarra è stata il mio primo strumento, ne ero ossessionato da bambino, quindi per una volta mi è sembrato giusto scrivere brani con dei veri riff” dice Moss, che ha iniziato a suonare il basso nelle sessioni in studio guidate dal padre, Peter Denenberg (un ingegnere veterano che ha lavorato con artisti del calibro di Iggy Pop, Chrissie Hynde e Todd Rundgren).

Nel creare ‘How I Fell’, Elliot ha inoltre voluto amplificare l’intimità vissuta nel suo modo di scrivere adottando un approccio più artigianale nel processo di produzione. “In passato avevo fatto molta programmazione perchè era comodo, ma con questo album ho scoperto che le canzoni che richiedevano il massimo della mia abilità musicale sembravano più soddisfacenti. Per la prima volta, ho preferito l’arco e le imperfezioni di una performance completa” racconta Moss.

In ‘How I Fell’ l’artista rivela il suo raro dono nel dare vita alle emozioni attraaverso il suo uso elegante ed altamente intuitivo del sound design. A tal fine, ‘Altitude’, in apertura al disco, cattura perfettamente la strana libertà nell’arrendersi allo stordiment della depressione, costruendo un crescendo frenetico che Moss ha concettualizzato come ‘la sensazione di essere trascinati in un temporale’. In ‘Lazy’, invece, sovrappone linee di synth su ermetici pattern di batteria, creando una dissonanza inquieta che rispecchia la corrente sotterranea emotiva della canzone.

“I testi elencano i modi in cui mi distraggo dalle ragioni delle mie incertezze o dei miei fallimenti, cosa che può essere scomoda da ammettere, quindi era logico che la strumentazione assumesse lo stesso disagio” dice. E in ‘Magic’ Moss trasforma una svolta straziante degli eventi in un inno selvaggiamente epico che sa essere travolgente e sublimente gioioso. “Magic parla di mio padre in cura per il cancro e della possibilità che il suo udito possa essere danneggiato, il che significa che non saremmo più in grado di fare ciò che abbiamo sempre amato fare insieme”, afferma Moss. “L’dea che ciò accada è davvero terrificante per me, quindi la mia reazione è stata quella di essere il più forte ed orgoglioso possibile nella produzione di questo brano. Nonostante il mio solito approccio ‘less is more’, ho continuato a sovrapporre sempre più suoni nella traccia. Come festeggiare, è stato una sorta di guarigione far esplodere ‘Magic’ nel massimo rumore che avrei potuto emettere come una sola persona”.

‘How I Fell’ si conclude con la stremante speranza di ‘Next Year’s Light’, in cui Moss ha incanalato un intero vortice di stati d’animo e, mentre l’intero album non evita mai di splorare le profondità più oscure di quelle emozioni, ogni brani riecheggia il profondo senso di incanto che trova nel processo creativo.