«La natura / spalanca la nostra mente, / la nostra anima, / i nostri sensi, / alla freschezza, vividezza e forza / dei suoi colori, delle sue fragranze, / dei suoi elementi vitali. / Accogli con gratitudine la natura e il suo / messaggio: / dopo la morte rifiorisce nuovamente la vita» (In armonia con la natura). La natura, il suo palpito vitale, la sua forza ricreativa, i suoi sintagmi, la sua voce, che l’autrice capta facendola sua. È qui il messaggio poetico di Claudia Messelodi; deriva dalla sua fusione con Pan, con tutto ciò che attorno crea: i colori, le forme, gli abbrivi dei tramonti, i palpiti delle albe, i furori dei meriggi; una poesia fatta di simbolici ritorni, di oggettivazioni visive, di reificazioni di stati d’animo; d’altronde la poetessa è con i simboli della natura che parla; si esprime con quelli, e il suo linguaggio è figurato, è fatto di colori e di empiti concreti che accostano il suo sentire, eguagliando gli input emotivi che covano dentro.
Si vola in questi versi, si passa da una visione concreta ad un àmbito celestiale, dove la natura stessa coi suoi gradini forma una scala che ci permette di raggiungere l’eccelso; di rivivere e rinascere, «… dopo la morte rifiorisce nuovamente la vita». Una visione escatologica, spirituale tratta dalla simbiotica fusione tra l’animo umano e il mondo circostante. Di questo la poetessa è capace: credere ai subbugli panici fino al punto di farli motivo di vita e di rinascita. La natura nella poetessa rappresenta un’àncora di salvataggio in un viaggio non sempre semplice; in un viaggio dove è facile perdere la bussola e viaggiare a senso, ma c’è sempre un tragitto ad affiancarla per trainarla sulla via dell’ascesa. A questo punto viene da sé tirare in ballo il raffronto tra il primo Ungaretti e il mondo naturale. Tutto si svolge in un travaglio interiore dove l’uomo stenta a trovare un equilibrio, un’equivalenza tra il suo essere e ciò che lo circonda. A questo ambisce il poeta, a vedere nella natura lo stesso sforzo, la medesima sofferenza che l’uomo prova per il fatto di esistere.
Nazario Pardini
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«Sulla tavolozza d’acqua / Rifulgono sfumate pennellate di blu e / viola, / onde frementi sul torbido stagno». È direttamente la sua produzione letteraria a presentare degnamente Claudia Messelodi, che nel suo I colori dell’arcobaleno, edito nel 2021 da Guido Miano Editore, ci offre degni saggi della sua arte. La sua anima si offre per intero alla natura che descrive, senza provare minimamente il bisogno di frapporsi fra la penna e l’oggetto prescelto. Così facendo, consente al lettore di avvertire e di cantare i suoi versi come propri, di ritrovarsi nel grembo familiare e fecondo di una natura che mai cessa di parlare. E’ davvero necessario ripercorrere i suoi schizzi, porgere l’orecchio alle sue assonanze: ci rende attenti più che mai alle numerose sfumature di colore che abbelliscono il mondo e delle quali spesso non ci accorgiamo più. Ci ricordano che nell’osservazione silenziosa fermenta l’amore puro, quello capace di tradursi in dono e manifestarsi con generosità.
Viviamo un tempo che imbastisce molti discorsi sulla natura, ci sensibilizza giustamente ai temi dell’ecologia. E la Nostra è qui, si offre attraverso il libro alle nostre mani, perché non dimentichiamo che questa natura non è cosa fra le altre, ma esiste e respira, è dotata di un’anima, sa mostrare il suo volto in tanti modi tutti diversi, tutti attraenti. Non è altro da noi, ci rende più edotti anche circa la nostra naturalità. E contribuisce a rasserenare tante nostre ansie, additandoci il ciclo che tutti ci comprende, che così come inizia, si esaurisce e ricomincia da capo, rigenerandosi continuamente. E’ come se su di un piano disegnasse con chiarezza come va la vita, di cui ciascuno è parte. Non c’è da meravigliarsi, nessuno guadagna il centro, se non questa sapienza antica e nuova, che tutto muove: «Accogli con gratitudine la natura e il suo / messaggio: / dopo la morte rifiorisce nuovamente la vita». E insieme alla vita una visione rinnovata trova posto dentro di noi, dopo aver letto e riflettuto su questi versi semplici, profondi, sciolti.
Ada Prisco
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Claudia Messelodi nella Silloge I colori dell’arcobaleno edita da Guido Miano e prefata da Floriano Romboli, Nazario Pardini ed Enzo Concardi, mette in evidenza, una volta di più, quanto la poesia possa essere intrecciata al significato dei colori oltre che all’esperienza musicale. L’idea di luce/ombra, le variazioni cromatiche, sono essenziali all’interno di un componimento, in quanto permettono di creare un paesaggio, una dimensione, un’emozione. Giocando con la luce e le ombre si palesa il legame con gli elementi della natura e si rivelano, per antitesi, anche gli aspetti inquietanti e misteriosi delle isole interiori del Poeta. Claudia Messelodi, prolifica autrice trentina, né è la dimostrazione, con questo testo, che il prefatore Floriano Romboli, definisce in modo superbo, ‘un avvertimento della negatività, che non comprime e paralizza l’energia sentimentale e intellettuale e quindi la fantasia creativa dell’Autrice’, in quanto viaggia lungo il crinale dell’arcobaleno, lasciando che la componente coloristica si muova in linea con i suoi sentimenti. La lettura di questa eccellente Raccolta di liriche mi ha riportata a Eugenio Montale e, in particolare alla poesia I Limoni. In essa il Poeta recita: “Qui delle divertite passioni / per miracolo tace la guerra / qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza / ed è l’odore dei limoni”. Il contesto, ovviamente, è del tutto diverso, ma Montale non conclude la lirica con la vittoria della realtà sull’illusione, perché inaspettatamente compaiono i limoni a destare la vitalità dell’anima e a donare l’incoraggiamento al cuore. Le poesie di Claudia Messelodi sono tratte da Sillogi concepite in anni diversi, a partire dal 2012, ovvero dal testo Glicini azzurri. Un viaggio poetico. Il titolo stesso della Raccolta d’esordio è un programma. La Poetessa si accinge ad affrontare un viaggio che ha come meta il continente che è in lei, il suo ‘centro’. «Trasportati da nubi polverose / di un incessante / andirivieni di marciapiedi, / dileguandosi tra il frastuono / di un antico rituale quotidiano, / si rincorrono senza tregua / trascinati / da correnti di strade / aggrovigliate; / lontano, laggiù, / dove il silenzio li sentirà gridare» (Pensieri). I pensieri hanno vita propria, prescindono dai percorsi intrapresi dalle gambe, conoscono solo i propri percorsi, tortuosi come venti, imprevedibili come onde, animati da urla che nessuno può ascoltare. Le valigie restano sui marciapiedi dei propositi, l’avventura si srotola tra le storie di tutti i giorni, nella solitudine e nella consapevolezza che la strada del ritorno non è scritta su nessuna insegna.
Maria Rizzi
L’AUTORE
Claudia Messelodi è nata nel 1972 ad Arco (Trento) dove attualmente risiede. Laureata in Lingua e Letteratura Inglese, è docente di lingua e cultura inglese presso i licei di Riva del Garda. Scrive poesie in italiano ed in inglese con predilezione per le forme liriche degli haiku, tanka ed elfje. Ha pubblicato le raccolte: Glicini azzurri. Un viaggio poetico (2012), Variazioni di Cielo e Anima (2013), Intrecci (2014), Sinuosità (2015), Blue moon (2016), Alternanze (2017, in Alcyone 2000. Quaderni di poesia e di studi letterari, n°10), Colori nel vento (2017), Nonostante il vento (2018), Porte socchiuse (2018), Luce (2020). La sua attività letteraria è trattata da Angela Grassi nella monografia Le vivide vibrazioni di Claudia Messelodi (2014), e da Floriano Romboli nel quarto volume dell’opera Contributi per la Storia della Letteratura Italiana. Dal secondo Novecento ai giorni nostri, terza edizione, Guido Miano Editore, Milano 2020.
Claudia Messelodi, I colori dell’arcobaleno, prefazioni di Enzo Concardi, Nazario Pardini, Floriano Romboli, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 100, isbn 978-88-31497-41-1.