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I momenti rubati delle eleganti opere in bianco e nero di Gioia Cordovani

L’essenza dell’arte molto spesso si nasconde nella capacità dell’autore dell’opera di cogliere un frammento di immagine e trasformarla in un’intera storia da scoprire, perché attraverso il dettaglio colto dallo sguardo riesce ad amplificare il paesaggio circostante, o il contorno che è funzionale e fondamentale a porre in evidenza l’esatto momento che ha catturato la sua attenzione e sensibilità. Per la protagonista di oggi invece la pittura diviene un modo per aprire una finestra sul mondo interiore dei personaggi ritratti di cui ciò che deve emergere è solo quel dettaglio, quell’istante rubato che permette all’osservatore di scendere in profondità.

Intorno agli anni Venti del Novecento il panorama artistico europeo conobbe un nuovo impulso creativo, generato dalla sensazione di rinascita seguita alla fine del primo conflitto mondiale, attraverso il quale molti artisti non riuscirono a fare a meno di narrare il disorientamento e le angosce del contesto storico appena vissuto, di interrogarsi sull’esistenza dell’uomo e dei suoi incubi, come nel caso del Surrealismo e della Metafisica di cui furono rispettivamente maestri e fondatori Salvador Dalì e Giorgio De Chirico, altri invece volevano concentrarsi sul futuro, sulle evoluzioni, sul progresso tecnologico e il movimento dinamico di quegli anni, come teorizzò il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e di Giacomo Balla. Nello stesso periodo si affermò anche un’altra filosofia di pensiero, quella volta alla ricerca del bello puramente estetico dell’opulenza, del lusso e della ritrovata joie de vivre che si respirava nelle strade come nei locali alla moda, che si manifestò attraverso le linee guida dell’Art Déco. Il movimento di cui fu simbolo una pittrice, donna, a tutt’oggi considerata icona e simbolo del nuovo ruolo che era stato attribuito alla figura femminile durante e dopo la Prima Guerra Mondianle, era destinato a lasciare un profondo segno nella storia dell’arte. La pittrice in questione è, ovviamente, Tamara de Lempicka, le cui donne affascinanti e stilose, eleganti e raffinate venivamo immortalate in pose languide e con espressioni a metà tra il malinconico e l’affettato, e sempre con il loro impeccabile gusto per il lusso e per l’estetica. Ciò che rese unica l’artista di origini polacche fu quel suo aver saputo mescolare sapientemente la ricercatezza Art Déco con un gusto realista e a tratti con elementi lievemente cubisti, rendendola immediatamente riconoscibile e inconfondibile. I suoi esordi professionali a Parigi come disegnatrice di cappelli la avvicinarono al gusto estetico e al fascino esercitato dalla moda che si rifletterono poi in tutta la sua produzione artistica. Analogo cammino è quello intrapreso da Gioia Cordovani che ha alle spalle la formazione all’Accademia di Moda e Costume di Roma grazie alla quale si è sempre mossa professionalmente nel mondo patinato della moda senza però mai abbandonare la passione per l’atto pittorico che le permette di coniugare l’apparenza con la sostanza, il lato più estetico senza rinunciare a quello interiore, intimo che le sue protagoniste esprimono.

1 Partenope

La accomuna alla de Lempicka anche la caratteristica di scegliere l’universo femminile come protagonista delle sue opere, quel mondo misterioso eppure in realtà semplice che spesso nasconde ciò che però a uno sguardo più attento emerge, così come simili sono le atmosfere eleganti e quasi retrò della Cordovani, sottolineate da un essenziale Realismo che tende però la mano all’Art Déco anche per la singolare quanto affascinante scelta di usare il bianco e nero.

2 Selene

Ma nella contemporaneità, dove i movimenti artistici perdono i loro confini netti e definiti e si adeguano alle esigenze di un vivere attuale in cui niente è come sembra e ogni singolo istante è più complesso e sfaccettato rispetto a quelli immediati e spontanei della prima metà del Ventesimo secolo, ciò su cui Gioia Cordovani punta l’attenzione dell’osservatore, rivelando una sensibilità fuori dal comune nel cogliere le espressioni più intense e profonde delle sue donne, è il momento fugace in cui il velo e la barriera vengono abbassati e il pensiero si sofferma su un ricordo, una riflessione che scopre e svela una profondità nascosta dietro un’immagine necessaria a mostrare al mondo la faccia migliore di sé. L’artista racconta di un universo femminile morbido, mobile e intenso che fa fatica a rivelarsi nella sua essenza proprio perché troppo spesso impegnato a nasconderla per poter emergere in una società in cui deve apparire forte se vuole essere all’altezza degli obiettivi che desidera ottenere.

3 Angelo pensoso

Nell’opera Angelo pensoso la Cordovani racconta di un frangente di introspezione, di quel guardarsi dentro mettendosi in discussione, a volte persino fin troppo, raccontando a se stessa che in fondo le cose avrebbero potuto essere diverse, se avesse agito o parlato diversamente da quanto in realtà è avvenuto.

4 Luci ed ombre

E ancora in Luci ed ombre, l’attimo rubato dall’artista è quello del sospetto, della diffidenza, del guardarsi intorno con circospezione per evitare di essere ingannata, quel dover mantenere il controllo su qualcosa che sfugge, incomprensibile, e proprio per questo può rappresentare un rischio, una minaccia alla fragilità che costantemente si cerca di proteggere.

5 Claudia

In Claudia invece la Cordovani racconta il sentimento della nostalgia, quella tristezza che spesso avvolge la quotidianità quando si raggiunge la consapevolezza che qualcosa, o qualcuno, si è allontanato e se ne rimpiange la presenza; eppure lo sguardo della protagonista appare sereno, come se fosse consapevole di aver fatto tutto ciò che era necessario per impedire quell’allontanamento, quella distanza che tuttavia non può fare a meno di ricordare. I frangenti riprodotti dalla Cordovani sono quelli in cui le sensazioni fuoriescono nonostante tutto, quegli attimi con se stesse che un momento dopo verranno oscurati dall’esigenza di rientrare nella realtà oggettiva, ed è questa la sua abilità, quella di rubare quel fermo immagine dell’istante più intenso, più intimo, prima che fugga via e torni a nascondersi dietro un sorriso necessario a raccontare al mondo di essere forti.

6 Alessandra

La scelta del bianco e nero è funzionale a focalizzare l’attenzione dell’osservatore proprio su quell’istante, appare quasi come un esaltatore di emozioni attraverso l’uso sapiente del gioco di luci e di ombre che evidenziano la realtà che l’artista ha percepito, ha avvertito e ha interpretato empaticamente immortalandola sulla tela.

7 Contrasti

Gioia Cordovani ha all’attivo la partecipazione a diverse edizioni delle mostre dei Cento Pittori di via Margutta e numerose collettive e personali, fra cui la prestigiosa esposizione al Museo San Paolo di Roma. Le sue opere sono apparse su varie pubblicazioni e sulla rivista Arte e Cultura ContemporArt, ed è rappresentata dalla galleria Segnidisogni di Roma e da La Fenice di Anzio.

GIOIA CORDOVANI-CONTATTI
Email: gioiacordo@libero.it
Facebook: https://www.facebook.com/gioia.cordovani

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Pubblicato da
Marta Lock

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