Per alcuni artisti l’evasione verso universi paralleli, bizzarri e strani costituisce il modo migliore per osservare la realtà in modo più obiettivo, inducendo gli autori delle opere, e di conseguenza anche i fruitori, a riflettere su argomenti e tematiche che sembrano necessitare un distacco per essere percepite e comprese in maniera più profonda. La protagonista di oggi si avvale del mistero, di quella dimensione a metà tra realtà e sogno per descrivere le inquietudini del vivere attuale.
Il Surrealismo vide la luce intorno agli anni Venti del Novecento, influenzato dalle tematiche dadaiste ma più orientato all’esplorazione e al lasciar emergere quel mondo sommerso e fino a quel momento trascurato dall’arte e dalla cultura, quello del sogno, e fu proprio grazie agli studi e agli scritti del maestro dell’inconscio, Sigmund Freud, che un nutrito gruppo di artisti decise di mettere su tela le teorie psicanalitiche esplorando così tutta la parte misteriosa e a volte inquietante che restava latente nell’intimo degli individui. In quegli esordi l’imperativo era sdoganare il sogno e i percorsi della psiche, liberare la parte nascosta e distaccarsi dalla razionalità cosciente, da quel mondo della mente dove non c’era spazio per entrare in contatto con il lato istintivo, emozionale e illogico che avvolge la ragione nel momento in cui entra nella fase del sonno; la pittura surrealista doveva dunque essere un automatismo, un ricordo del percorso notturno e un’apertura nei confronti di quelle inquietudini e delle paure che sopraggiungono a livello non consapevole ma che restano velate, sotterranee. Il mondo liquido e destrutturato di Salvador Dalì, dove ogni oggetto, ogni elemento è posto fuori dal luogo abituale, dove ogni forma è differente da quella visibile nella realtà, è stato testimone delle incertezze e delle angosce umane nel periodo appena successivo al primo conflitto mondiale, così come l’universo enigmatico di René Magritte ha indotto i fruitori delle sue tele alla riflessione sulla condizione umana, sull’essenza del vivere e sull’esigenza di sentire al pari di quella dell’essere. Entrambi i maestri del Surrealismo sono stati simboli di quanto il mondo del sogno e dell’incubo sia stato fondamentale per lasciar emergere paure, disagi, dubbi, che contraddistinguevano l’uomo di quell’epoca. Nella contemporaneità i disagi sono differenti, i timori più interiori, più individuali, le riflessioni più volte all’interno che non all’esterno e il Surrealismo diviene un modo per portare alla luce le contraddizioni e le incongruenze del vivere di oggi; è questo l’approccio che contraddistingue l’artista di origini rumene ma naturalizzata italiana Gheorghita Ouatu, quell’impulso a lasciar emergere dubbi, perplessità, incertezze, osservandoli da un punto di vista apparentemente distante, creando mondi e dimensioni misteriosi, per poi calarsi all’interno di significati che narrano l’uomo, il suo quotidiano, il suo disorientamento e l’incapacità di prendere in mano e modificare la propria esistenza.
Il mistero che si nasconde nell’ordinario sembra essere il centro della ricerca pittorica della Ouatu, la chiave di lettura di una realtà in cui l’individuo si perde, si disorienta proprio in virtù di quella necessità di trovare certezze che troppo spesso tendono a diventare una gabbia, una prigione dorata che solo attraverso un’attenta riflessione può rivelare le insidie. Insidie che l’artista svela, esplora da differenti punti di osservazione, e lascia emergere alla sua coscienza ma anche a quella dell’osservatore il quale si sente attratto dagli scenari apparentemente ordinari che celano però incognite, consapevolezze delle fragilità e debolezze umane, e solo in un secondo momento riesce a razionalizzare e meditare sul senso più profondo delle immagini davanti ai suoi occhi.
Usa spesso metafore visive Gheorghita Ouatu, simboli che rappresentano concetti e che lega all’uomo contemporaneo, alla sua a volte bizzarra esistenza fatta di libertà spesso trasformata in illusione di affrancamento da tutte le piccole e sotterranee regole e norme che restano latenti e che vengono percepite in modo inconsapevole, malgrado determinino e guidino la routine quotidiana.
Nell’opera Bla bla bla la Ouatu racconta l’assuefazione dell’uomo ai media televisivi, a quel condizionamento subliminale che conduce le persone verso verità manipolate e spesso distanti dall’esatto svolgersi degli eventi; tuttavia l’abitudine a sentire, più che ascoltare, impigrisce l’individuo e gli impedisce di aprire la propria mente per lasciar entrare anche voci differenti che gli consentirebbero di avere un punto di vista più ampio rendendolo più libero.
La libertà sembra essere il tema ricorrente delle tele dell’artista, o forse l’augurio di essere in grado di trovarla, come nel lavoro Libertà emozionale in cui la necessità è interiore e spinge la protagonista a rompere quel guscio di certezze, di illusioni e di sicurezze che in realtà costituiscono solo dei limiti, delle barriere, alla naturale e spontanea espressione del proprio sé. La forza delle emozioni trattenute, dell’essenza taciuta, esplode prorompente e catapulta la donna in una dimensione fatta di intensità e di sensazioni più forti ma immensamente più vive rispetto al sonno in cui si era racchiusa in precedenza.
Così come in Frammenti d’anime l’uomo, di solito più resistente a lasciarsi andare, si abbandona alla compagna, alla sua donna, permettendole di raggiungere il suo punto più fragile, quel cuore da proteggere e schermare che però è in grado di riconoscere il filo rosso che si lega a lei, una connessione destinica davanti a cui non si può che capitolare e arrendersi a un sentimento, consapevole che l’altro saprà custodire il dono ricevuto.
La sfera è la figura che contraddistingue le opere di Gheorghita Ouatu, simbolo bivalente di individualità ma anche di chiusura nei confronti dell’esterno, come se al suo interno l’uomo contemporaneo potesse costruire un mondo immaginario e lontano dalla realtà che lo induca ad astrarsi ma anche a perdersi in se stesso; eppure le crepe che pone sul guscio di quelle sfere sembrano voler sussurrare la necessità di rompere gli argini e aprirsi all’altro, o a una nuova consapevolezza, o in alcuni casi spiare al suo interno per scoprire cosa cela quell’involucro circolare.
La tela Il risveglio è emblematica di questo invito della Ouatu ad andare oltre, a non fermarsi alla superficie e ad approfondire le conseguenze di un’indifferenza percettiva che impedisce all’individuo di osservare, e sperimentare, la bellezza e l’armonia che si nascondono oltre una prima distratta occhiata. Nel corso della sua carriera Gheorghita Ouatu ha partecipato a numerose mostre collettive nazionali e internazionali, vincendo premi e riconoscimenti importanti; le sue opere sono esposte in strutture pubbliche e private e visibili su varie riviste d’arte.
GHEORGHITA OUATU-CONTATTI
Email: artegheorghita10@gmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/ouatu.gina
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